COVID-19: una riflessione critica a freddo.

Quest’ultimo anno segnato dalla pandemia ancora in corso del virus covid-19 ha profondamente segnato le vite di ciascuno di noi, provocando stravolgimenti sia nella vita privata che in quella lavorativa.

Il mondo ha dovuto fare i conti con un’emergenza globale che non era pronto ad affrontare, e ciò ha messo in crisi le convinzioni politiche, economiche, sociali e culturali della società civile moderna che si è scoperta impreparata a gestire lo sviluppo epidemico di un virus che si sta dimostrando molto più veloce ad evolversi di quanto si pensasse.

La crisi pandemica è inoltre arrivata in un momento storico in cui la politica era (ed è tuttora) dilaniata da una tripartizione ideologica che ha comportato la contrapposizione di compagini politiche tra loro incompatibili a fare improbabili commistioni governative per cercare di sopravvivere in attesa delle successive elezioni.

I risultati concreti li abbiamo tristemente osservati e subìti ad opera dei governi giallo-verde e giallo-rosso, sino alla dovuta e prevedibile conseguenza di arrivare ad uno stallo politico che ha portato la formazione del governo Draghi.

Il primo approccio di Mario Draghi, ricavabile dal suo discorso al Senato, è stato connotato da contenuti ideologici, pragmatici, programmatici e realistici molto convincenti, e ciò rappresenta un bene in quanto il nostro Bel Paese ha un disperato bisogno di sentirsi rassicurato e spronato a ricominciare a vivere.

Tramontata la triste parentesi dei decreti serali e delle privazioni delle libertà individuali, l’auspicio è che ora si punti l’attenzione su una gestione della pandemia che sia orientata al monitoraggio, alla localizzazione ed all’isolamento dei focolai per minimizzare i contagi, in attesa della campagna di vaccinazione.

Altro problema non indifferente, sia per la questione degli approvvigionamenti locali che per l’ovvia situazione creatasi in assenza di tempo sufficiente ad effettuare tutte le possibili verifiche anche sugli effetti collaterali a lungo termine tramite una sperimentazione più lunga, è quello per cui, di fatto, il mondo si è trasformato in un gigantesco campo sperimentale sul quale si stanno svolgendo e sviluppando le varie dinamiche inerenti gli effetti dei vaccini dopole prime approvazioni basilari.

Essendo passato quasi un anno dall’inizio della pandemia, ad oggi è possibile avere un resoconto complessivo della situazione attraverso l’analisi delle statistiche operate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), sul cui sito sono pubblicati i dati statistici relativi allo sviluppo del contagio da covid-19:

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia#2

Tali dati, aggiornati al 27 gennaio 2021 indicano quanto segue:

  • eta’media dei pazienti deceduti positivi al covid: 81 anni, andata aumentando a 85 anni a partire dalla prima.settimana di luglio 2020
  • eta’media dei pazienti deceduti inferiori a 50 anni: 941, di cui 243 con meno di 40 anni e di cui 147 presentavano gia’ gravi patologie preesistenti (cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesita’) e 35 non avevano patologie pregresse
  • il 66.2% presentava piu’di 3 patologie pregresse, il 18,6% 2, il 12,1% 1, il 3,1% nessuna
  • nel 90,7% dei ricoverati deceduti erano presenti condizioni o sintomi compatibili (attenzione, non significa necessariamente una correlazione acclarata) con il covid
  • nel secondo e terzo trimestre la quasi totalita’dei decessi ha riguardato persone anziane e con pluripatologie pregresse, in quanto solo nella fase iniziale del contagio si sono verificati piu’ decessi di persone con assenza di patologie pregresse

L’attuale incidenza di mortalità in rapporto alla popolazione italiana è pertanto dello 0,11%, riservata per la quasi totalita’ dei casi a soggetti di eta’ media di 83 anni affetti da pluripatologie pregresse.

Alla luce dei dati oggettivi, la  litania del “moriremo tutti se non chiudiamo” invocata da molti virologi che sono ospiti fissi nei programmi giornalistici, così come la campagna di terrorismo psicologico operata per mesi da molte fonti di informazione ha ormai esaurito la funzione legata alla gestione del precedente governo, il quale ha anche giocato e utilizzato questa situazione per ingenerare, a piccole dosi di privazione delle libertà individuali, un controllo a livello politico, economico, sociale e soprattutto mentale/emotivo.

Molti esperti di comunicazione sono soliti ribadire che l’ingenerare insicurezza e paura nella popolazione contribuisce a mantenere saldo il controllo su di esse, poichè se l’unica alternativa ammissibile è dover aspettare le comunicazioni serali per poter sapere cosa si è liberi di fare o meno, la dipendenza psicologica che viene a crearsi comporta una progressiva abitudine che si trasforma piano piano in accettazione, rassegnazione o anche asserzione rispetto alle imposizoni imposte.

Con ciò ovviamente non si vuol nè incitare alla ribellione sociale nè alla disobbedienza civile, ma quantomeno far riflettere rispetto a una pianificazione del precedente governo il quale, oltre a tali provvedimenti, non ha di fatto predisposto alcun sistema efficace di gestione pandemico che abbia avuto carattere programmatico, con evidenti gap istituzionali anche relativi alla qualità dei soggetti agenti in tale compagine.

Dal tenore di quanto scritto si può ben capire come lo scrivente non sia minimamente un estimatore dei precedenti rappresentati governativi, e che anzi si augura di non rivedere più nelle posizioni di governo precedentemente ricoperte, con un miglioramento progressivo della qualità degli esponenti di governo che sappia ridonare nuova linfa ad un settore che da decenni sta sopravvivendo soltanto nella triste dicotomia tra destra e sinistra a spese di tutti i cittadini.

Ma ciò che conta maggiormanete non è tanto l’opinione personale quanto invece l’augurio che il nuovo corso politico possa essere fedele al 100% al contenuto indicato nell’intervento al Senato del neopresidente Draghi in quanto, per la prima volta da anni, non solo si sono illustrati argomenti fondamentali per la ripresa del paese, ma si è anche posta l’attenzione sulla valorizzazione di aspetti del nostro Paese che necessitano della dovuta e doverosa implementazione (su tutti, la cultura, il turismo e le infrastrutture).

La gente è stanca, debilitata e demotivata, ora è necessario dare nuova vita, nuove speranze, nuove possibilità.