GIURISPRUDENZA IN PILLOLE – RASSEGNA LUGLIO-AGOSTO 2017

FAMIGLIA E MINORI

Cass. civ., 27 luglio 2017 n. 18626

Nel giudizio di impugnazione del riconoscimento di figli nati fuori dal matrimonio per difetto di veridicità, il rifiuto ingiustificato di sottoporsi a esame genetico, in presenza di una situazione di incertezza, sul piano probatorio, circa la sussistenza o meno del rapporto di filiazione biologica fra l’autore del riconoscimento ed il figlio, deve essere valutato dal giudice, ai sensi del comma 2 dell’articolo 116 del cpc, come decisiva fonte di convincimento”.

SUCCESSIONI E DONAZIONI

Cass. civ., 4 agosto 2017 n. 19646

Il potere attribuito al legittimario, in favore del quale il testatore abbia disposto un legato tacitativo, di conseguire la parte dei beni ereditari spettantegli ex lege, anziché conservare il legato, postula l’assolvimento di un onere, consistente nella rinuncia al legato, che, integrando gli estremi di una condizione dell’azione, può essere assolto fino al momento della decisione.

Cass. civ., 26 luglio 2017 n. 18579

In considerazione dell’autonomia e della diversità dell’azione di divisione ereditaria rispetto a quella di riduzione, il giudicato sullo scioglimento della comunione ereditaria in seguito all’apertura della successione legittima non comporta un giudicato implicito sull’insussistenza della lesione della quota di legittima, sicché ciascun coerede condividente, pur dopo la sentenza di divisione divenuta definitiva, può esperire l’azione di riduzione della donazione compiuta in vita dal de cuius in favore di altro coerede dispensato dalla collazione, chiedendo la reintegrazione della quota di riserva e le conseguenti restituzioni. Il semplice riferimento all’idoneità delle donazioni a determinare la riduzione della quota indisponibile, deve essere inteso, in assenza di un’esplicita domanda di riduzione delle donazioni stesse, come riferibile alla possibilità di un successivo esperimento dell’azione di riduzione, ove il risultato della divisione non avesse assicurato al ricorrente il conseguimento di quanto dalla legge riconosciutogli, sulla base delle norme in materia di successione necessaria.

Cass. civ., 25 luglio 2017 n. 18280

La riduzione della disposizione testamentaria conseguente all’accoglimento della domanda del legittimario che si ritenga leso nella sua quota di riserva, non derivando da un vizio di nullità dell’atto dispositivo, rende tale atto soltanto inefficace ex nunc nei confronti del legittimario vittorioso, sicché, fino a quando non sia intervenuta la pronuncia di accoglimento della domanda di riduzione, le disposizioni testamentarie e le donazioni lesive della quota di legittima esplicano la loro efficacia. Solo dal passaggio in giudicato della sentenza di accoglimento dell’azione di riduzione il legittimario pretermesso acquista la qualità di erede, mentre per il periodo anteriore, poiché le disposizioni testamentarie conservano la loro efficacia, deve ritenersi che l’erede sia pienamente legittimato a disporre dei relativi beni.

Cass. civ., 19 luglio 2017 n. 17751

La disposizione con la quale il de cuius lascia a persone diverse rispettivamente l’usufrutto e la nuda proprietà di uno stesso bene (o dell’intero complesso dei beni ereditari) non integra gli estremi della sostituzione fedecommissaria (ma quelli di una formale istituzione di erede) quando le disposizioni siano dirette e simultanee e non in ordine successivo, i chiamati non succedano l’uno all’altro, ma direttamente al testatore, e la consolidazione tra usufrutto e nuda proprietà costituisce un effetto non della successione, ma della vis espansiva della proprietà.

COMUNIONE, CONDOMINIO E LOCAZIONI

Cass. civ., 30 agosto 2017 n. 20528

Il proprietario dell’ultimo piano e del sottotetto non può procedere in via autonoma al «completo rifacimento della struttura di copertura del palazzo» e poi chiederne pro quota il pagamento agli altri condomini, qualificando i lavori come indifferibili ed urgenti.

Cass. civ., 21 agosto 2017 n. 20218

Ai fini della ripartizione delle spese condominiali, «i valori proporzionali desumibili dalla tabella generale di proprietà sono utilizzati anche per derivarne tabelle ulteriori, utili a ripartire le spese per beni e servizi comuni in relazione all’uso di ciascun condomino». Per cui, con riguardo al rifacimento di balconi, non viola le regole del riparto millesimale il pagamento da parte della società proprietaria di appartamenti con e senza ballatoi che preveda una quota corrispondente soltanto ai millesimi degli appartamenti in cui tali affacci sono presenti, derivata dalla «tabella generale».

Cass. civ., 26 luglio 2017 n. 18569

Se l’amministratore chiude il verbale dell’assemblea condominiale riunita «in seconda convocazione», perché la ritiene «ingovernabile», le eventuali successive deliberazioni assunte dai condomini rimasti, anche se rispettose del quorum, non sono valide. E ciò perché la seduta non può essere considerata come una «mera prosecuzione della precedente», essendo necessario convocare una nuova assemblea che rispetti le più estese maggioranze previste per la prima convocazione.

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. civ., 20 luglio 2017 n. 17975

Il principio dell’inderogabilità dei minimi tariffari sugli onorari di avvocato, non trova applicazione nel caso di rinuncia, totale o parziale, alle competenze professionali, allorchè quest’ultima non risulti posta in essere strumentalmente per violare la norma imperativa sui minimi di tariffa, ma per ragioni di amicizia, parentela o anche semplice convenienza”

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. civ., 27 luglio 2017 n. 18637

Nel caso di inadeguatezza dei sistemi di sicurezza, la Banca deve risarcire il valore dell’intero contenuto della cassetta di sicurezza – ricostruito anche sulla base di presunzioni e testimonianze -, senza poter invocare la clausola limitativa della responsabilità, che non è applicabile nelle ipotesi di colpa grave ma soltanto quando la colpa è lieve.

Cass. civ., 26 luglio 2017 n. 18392

Ove sia dedotta una responsabilità contrattuale della struttura sanitaria, è onere del danneggiato provare il nesso di causalità fra l’aggravamento della situazione patologica (o l’insorgenza di nuove patologie per effetto dell’intervento) e l’azione o l’omissione dei sanitari, mentre è onere della parte debitrice provare che una causa imprevedibile e inevitabile ha reso impossibile l’esatta esecuzione della prestazione; l’onere per la struttura sanitaria di provare l’impossibilità sopravvenuta della prestazione per causa non imputabile sorge solo ove il danneggiato abbia provato il nesso di causalità fra la patologia e la condotta dei sanitari.

Cass. civ., 5 luglio 2017 n. 16601

Nel vigente ordinamento, alla responsabilità civile non è assegnato solo il compito di restaurare la sfera patrimoniale del soggetto che ha subito la lesione, poiché sono interne al sistema la funzione di deterrenza e quella sanzionatoria del responsabile civile. Non è, quindi, incompatibile con l’ordinamento italiano l’istituto di origine statunitense dei risarcimenti punitivi. Il riconoscimento di una sentenza straniera che contenga una pronuncia di tale genere deve, però, corrispondere alla condizione che essa sia stata resa nell’ordinamento straniero su basi normative che garantiscano la tipicità delle ipotesi di condanna, la prevedibilità della stessa e i limiti quantitativi, dovendosi avere riguardo, in sede di delibazione, unicamente agli  effetti  dell’atto  straniero  e  alla  loro  compatibilità  con  l’ordine pubblico.

Cass. civ., 5 luglio 2017 n. 16484

La semplice perdita del titolo, anche se non comporta l’impossibilità di riscuotere il credito, integra già un danno risarcibile per via della maggiore onerosità della procedura da seguire. Spetta, invece, al danneggiante l’eventuale dimostrazione che sussistevano comunque dei fatti impeditivi alla riscossione o che il creditore avrebbe dovuto e potuto attivarsi per limitarli.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. civ., 18 luglio 2017 n. 17636

Pienamente legittimo il licenziamento del lavoratore in malattia sorpreso a lavorare i campi.

Cass. civ., 14 luglio 2017 n. 17533

Ai fini della costituzione della rendita prevista dall’articolo 13 della legge 1338/1962, il lavoratore o il datore di lavoro che chiedano l’accertamento del rapporto di lavoro in relazione al quale sia stato omesso il versamento dei contributi, devono dare prova scritta dell’esistenza del rapporto di lavoro, della data di costituzione e della sua qualificazione come subordinato; è invece ammissibile il ricorso alla prova testimoniale, e quindi anche a quella presuntiva, in ordine alla sua durata e alla retribuzione.

Cass. civ., 14 luglio 2017 n. 17531

Un’apparecchiatura di controllo predisposta dal datore di lavoro, sia pure a vantaggio dei dipendenti, per la rilevazione non solo dei dati di entrata e uscita dall’azienda, ma anche dell’osservanza dei doveri di diligenza nel rispetto dell’orario di lavoro e della correttezza dell’esecuzione della prestazione lavorativa, costituisce un illegittimo strumento di controllo a distanza, se non autorizzata dall’ispettorato del lavoro o non concordata con le rappresentanze sindacali.

Cass. civ., 14 luglio 2017 n. 17528

La previsione contenuta nel comma 7 del novellato articolo 18, per la quale il giudice può altresì applicare la disciplina di cui al comma 4, deve interpretarsi nel senso che, a fronte dell’inesistenza del fatto posto a base del licenziamento, il giudice, tenuto conto degli elementi del caso concreto, applica la reintegra; diversamente, nel caso in cui il fatto posto a fondamento del recesso esista, ma non sia ritenuto concretare un giustificato motivo di licenziamento, applica la sola tutela indennitaria. La giuridica inesistenza del fatto obiettivo presupposto, valutate altresì le circostanze del caso concreto, esclude che la scelta sia rimessa alla discrezionalità del giudice.

Cass. civ., 14 luglio 2017 n. 17524

Non spetta il trattamento economico di maternità quando lo stato di gravidanza a rischio sia insorto dopo più di sessanta giorni della sospensione del rapporto per congedo per formazione, che non è suscettibile di interruzione se non in caso di sopravvenuta grave e documentata infermità, individuata secondo i criteri determinati dal comma 4 dell’articolo 4 del Dlgs 53/2000.

Cass. civ., 13 luglio 2017 n. 17373

All’apprendista che sia stato licenziato illegittimamente non spetta il pagamento dell’indennità risarcitoria derivante dall’irregolarità del recesso.

Cass. civ., 12 luglio 2017 n. 17160

Illegittimo il licenziamento se il datore, ritenendo di avere alle dipendenze un esterno e non un dipendente subordinato, decida di troncare il rapporto senza rispettare le garanzie in termini di contraddittorio previste dall’articolo 7 della legge 300/1970.

Cass. civ., 10 luglio 2017 n. 17010

I rapporti di lavoro dirigenziale sono esclusi dal campo di applicazione della disciplina generale dei contratti di lavoro a tempo determinato e restano assoggettati alla regola che consente la stipulazione di contratti con l’apposizione del termine massimo del quinquennio, fermo restando il diritto del dirigente di recedere unilateralmente con preavviso.

Cass. civ., 4 luglio 2017 n. 16392

Nel caso in cui il datore di lavoro intimi un licenziamento per superamento del periodo di comporto dopo la ripresa dell’attività lavorativa da parte del dipendente, l’allegazione e la prova di circostanze che integrino una manifestazione tacita della volontà del datore di lavoro di rinunciare al diritto di recesso spetta al lavoratore in quanto fatto estintivo del potere di recesso.

Cass. civ., 4 luglio 2017 n. 16388

La sospensione dal servizio per impossibilità sopravvenuta allo svolgimento della prestazione non dà diritto alla retribuzione e se prolungata nel tempo autorizza il licenziamento del dipendente.

Cass. civ., 4 luglio 2017 n. 16377

Va qualificato come di natura subordinata, e non prestazione occasionale di collaborazione, il rapporto di lavoro intercorso tra una società che gestisce un’attività di produzione, commercio e consegna a domicilio di pizze e i fattorini addetti alla consegna a domicilio quando la prestazione sia solo esecutiva ed effettuata secondo le esigenze organizzative della società.

Cass. civ., 3 luglio 2017 n. 16349

In tema di licenziamento illegittimo delle organizzazioni di tendenza trova applicazione la disciplina prevista dall’articolo 4 della legge 108/1990, che esclude l’operatività della tutela reale stabilita dall’articolo 18 della legge 300/1970, nel testo applicabile ratione temporis prima delle modifiche introdotte dalla legge 92/2012, ove lo Statuto preveda tra gli scopi propri dell’Ente non solo quello di rappresentanza sindacale, ma anche di assistenza e di sostegno dell’attività professionale (assistenza fiscale, contabile, tributaria, fiscale, legale, contrattuale, del lavoro, previdenziale e assistenziale) in favore della categoria rappresentata, con esclusione di ogni attività, anche analoga, a favore di terzi e sempre che tale attività non sia svolta con compiuta autonomia gestionale, implicante poteri deliberativi, ampia libertà di azione e organizzazione, separata da quella dell’Ente, e con autonomia finanziaria e che sia di contro svolta senza il carattere dell’imprenditorialità e sia compensata con corrispettivi predeterminati e senza margini di profitto.

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. civ., 10 agosto 2017 n. 19927

La notificazione tramite Polizia Giudiziaria del ricorso di fallimento e del decreto di convocazione, avvenuta in assenza di un provvedimento presidenziale che motivatamente l’abbia disposta ai sensi dell’articolo 15, quinto comma, della legge fallimentare, non è inesistente ma nulla, in quanto non totalmente incompatibile con le regole della procedura prefallimentare, sicché il vizio resta sanato ove la stessa sia giunta a buon fine per aver raggiunto lo scopo di portare l’atto a conoscenza del destinatario, nonché, a maggior ragione, quando il debitore, informato del deposito del ricorso e della fissazione dell’udienza, si sia costituito dinanzi al tribunale chiamato a pronunciarsi sulla dichiarazione di fallimento.

DIRITTO PROCESSUALE CIVILE

Cass. civ., 31 agosto 2017 n. 20625

L’irritualità della notificazione di un atto per posta elettronica certificata – in questo caso la sentenza di appello alla controparte, ai fini della decorrenza del termine breve di impugnazione – non ne comporta la nullità se la consegna telematica ha comunque prodotto il risultato della conoscenza dell’atto e determinato così il raggiungimento dello scopo legale.

Cass. civ., 24 agosto 2017 n. 20352

Il solo dato numerico della nomina di più consulenti non è sufficiente a configurare la collegialità dell’incarico» e dunque neppure la prevista maggiorazione dei compensi dei periti. La proliferazione dei Ctu, in questo caso il raddoppio, può infatti dipendere non solo dalla «eccezionale» difficoltà dell’incarico ma anche soltanto dalla

«quantità di lavoro» da svolgere.

Cass. civ., 1 agosto 2017 n. 19156

Il compenso del Ctu va parametrato sul valore della causa, senza poter comunque scendere sotto la soglia minima di 145,12 euro. Soltanto se il valore della controversia non è determinabile si può ricorrere ad altri criteri quali il tempo impiegato per svolgere l’incarico in relazione alla complessità della causa.

Cass. civ., 24 luglio 2017 n. 18203

In materia di appello, la richiesta di restituzione di quanto pagato dalla parte, per effetto della provvisoria esecutorietà della sentenza di primo grado, non costituisce domanda nuova ed è ammissibile in appello, ma deve essere formulata, a pena di decadenza, con l’atto di gravame se, a tale momento, la sentenza sia stata già eseguita, ovvero nel corso del giudizio qualora l’esecuzione sia avvenuta dopo la proposizione dell’impugnazione, restando, invece, preclusa la proposizione della domanda con la comparsa conclusionale, trattandosi di atto di carattere meramente illustrativo, senza che rilevi, in senso contrario, l’avvenuta messa in esecuzione della decisione di primo grado tra l’udienza di conclusioni e la scadenza del termine per il deposito delle relative comparse.

Cass. civ., 24 luglio 2017 n. 18202

In virtù dell’articolo 159, 3° comma, del Cpc, secondo cui se il vizio dell’atto impedisce un determinato effetto, l’atto può tuttavia produrre gli altri effetti ai quali è idoneo, la variazione in appello del domicilio eletto in primo grado è validamente effettuata ai fini delle successive notificazioni ove contenuta nel ricorso erroneamente depositato in luogo della citazione in appello, allorché l’appellante notifichi all’appellato il ricorso ex articolo 351 del Cpc per l’inibitoria della sentenza di primo grado; notifica ricevuta la quale, l’appellato ha contezza dell’ancorché invalida proposizione dell’appello e ha, pertanto, l’onere di controllarne il contenuto, intenda o non organizzare la propria difesa ovvero porre in essere qualsivoglia altro atto del processo. Pertanto, è nulla la notificazione della sentenza di primo grado ciò nonostante effettuata ai sensi dell’articolo 285 del Cpc presso il precedente domicilio che l’altra parte aveva eletto in primo grado, a nulla rilevando che l’appello non sia stato ancora regolarmente instaurato con la notifica del ricorso, la quale è pertanto tempestiva se effettuata nel termine dell’articolo 327, 1° comma, del Cpc.

Cass. civ., 19 luglio 2017 n. 17753

L’esame dei documenti esibiti e delle deposizioni dei testimoni, nonché la valutazione dei documenti e delle risultanze della prova testimoniale, il giudizio sull’attendibilità dei testi e sulla credibilità di alcuni invece che di altri, come la scelta, tra le varie risultanze probatorie, di quelle ritenute più idonee a sorreggere la motivazione, involgono apprezzamenti di fatto riservati al giudice del merito, il quale, nel porre a fondamento della propria decisione una fonte di prova con esclusione di altre, non incontra altro limite che quello di indicare le ragioni del proprio convincimento, senza essere tenuto a discutere ogni singolo elemento o a confutare tutte le deduzioni difensive, dovendo ritenersi implicitamente disattesi tutti i rilievi e circostanze che, sebbene non menzionati specificamente, sono logicamente incompatibili con la decisione adottata.

Cass. civ., 11 luglio 2017 n. 17048

A seguito dell’introduzione del “domicilio digitale” previsto dall’articolo 16 sexies del decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179, non è più possibile procedere, ai sensi dell’articolo 82 del Regio decreto 22 gennaio 1934 n. 37, alle comunicazioni o alle notificazioni presso la cancelleria dell’ufficio giudiziario innanzi a cui pende la lite, anche se il destinatario ha omesso di eleggere il domicilio nel comune in cui ha sede l’ufficio giudiziario innanzi al quale pende la causa, a meno che, oltre a tale omissione, non ricorra altresì la circostanza che l’indirizzo di posta elettronica certificata non sia accessibile per cause imputabili al destinatario.

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 29 agosto 2017 n. 39517

È legittimo il «sequestro probatorio» alla dogana di «beni culturali» qualora chi li esporta non sia in grado di dimostrare che sono opera di autore vivente o che la loro esecuzione non risalga ad oltre 50 anni. Soltanto in questi casi infatti l’esportazione non necessita di alcuna autorizzazione

Cass. pen., 29 agosto 2017 n. 39397

In tema di spese processuali ha diritto ad ottenerne la liquidazione la parte civile che, nel giudizio di legittimità, pur non intervenendo alla discussione in pubblica udienza, depositi memorie conclusive e relativa nota spese.

Cass. pen., 10 agosto 2017 n. 39064

Correttamente è ravvisato il reato di corruzione elettorale a carico di chi, in cambio del sostegno elettorale e del voto in favore di un candidato alle elezioni del consiglio comunale, abbia promesso a un elettore, che aveva accettato, l’assunzione della moglie e del fratello, poi finanche effettivamente avvenuta.

Cass. pen., 25 luglio 2017 n. 36814

In caso di trasmissione frazionata degli atti, il termine di dieci giorni entro cui deve intervenire la decisione relativa ad una richiesta di riesame di sequestro preventivo, a pena di inefficacia della misura, decorre dal momento in cui il tribunale ritiene completata l’acquisizione della documentazione. Che deve essere la stessa posta alla base della misura cautelare. Non sono invece utili a spostare il termine eventuali successive integrazioni inviate dalla Procura e non conosciute dal Gip al momento dell’adozione del provvedimento di sequestro.

Cass. pen., 24 luglio 2017 n. 36760

Non commette reato il debitore esecutato che ometta di comunicare all’ufficiale giudiziario la titolarità di una partecipazione in una Società in accomandita semplice, nella veste di accomandante, in quanto non si tratta di un bene pignorabile.

Cass. pen., 17 luglio 2017 n. 34780

Correttamente è ravvisato il reato di cui all’articolo 659, comma 2, del Cp, nella condotta di un imputato che, per molte ore nel corso della giornata e per più giorni, abbia esercitato un mestiere rumoroso, quale quello di suonatore di strada, con l’utilizzo di un impianto di amplificazione della musica prodotta dallo strumento (violoncello), suonando oltre i limiti consentiti dal regolamento per l’arte di strada, tanto da essere stato sanzionato due volte per violazione dell’orario, così da avere disturbato le occupazioni delle persone.

Cass. pen., 13 luglio 2017 n. 34383

L’avvertimento della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia ex articolo 114 delle disposizioni di attuazione del Cpp, mentre non è dovuto solo in caso di accertamenti preliminari o esplorativi (cfr. Sezioni unite, 29 gennaio 2015, Proc. gen. App. Venezia in proc. Bianchi), deve essere invece rivolto dagli organi di polizia stradale al conducente del veicolo nel momento in cui viene avviata la procedura di accertamento strumentale dell’alcolemia, con la richiesta di sottoporsi al relativo test

Cass. pen., 3 luglio 2017 n. 31918

Gli articoli 247, comma 1-bis, e 260, comma 2, del Cpp, in tema di perquisizione e di sequestro di sistema informatico o telematico si limitano a richiedere l’adozione di misure tecniche e di procedure idonee a garantire la conservazione dei dati informatici originali e la conformità e immodificabilità delle copie estratte per evitare il rischio di alterazioni, senza imporre misure e procedure tipizzate, né sui modi e neanche dove e quando, e quindi devono ritenersi idonee quelle individuate dall’autorità giudiziaria procedente al momento dell’analisi dei dati da parte dei tecnici incaricati per l’estrazione dei dati, e non anche al momento del sequestro, nel luogo del sequestro. In tema di sequestro probatorio, deve escludersi che la misura sia illegittima, perché sorretta da finalità meramente esplorative, tutte le volte in cui si sia in presenza di una notizia di reato sufficientemente delineata e suscettibile di approfondimenti istruttori.

Cass. pen., 3 luglio 2017 n. 31900

L’omesso versamento dei contributi Enasarco per gli agenti di commercio è sanzionato solo in via amministrativa dall’articolo 36 del regolamento Enasarco e non configura, invece, il reato di cui all’articolo 2, comma 1-bis, del decreto legge 12 settembre 1983 n. 463, convertito dalla legge 11 novembre 1983 n. 638, che punisce solo l’omesso versamento da parte del datore di lavoro delle ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, e non anche altre omissioni relative a lavoratori non dipendenti.

Cass. pen., 3 luglio 2017 n. 31873

Il fatto che un detenuto abbia riportato una sanzione disciplinare prevista dall’articolo 39 dell’ordinamento penitenziario (legge 26 luglio 1975 n. 354) esclude possa invocarsi la violazione sostanziale dell’articolo 649 del Cpp (sotto il profilo dell’essere stato asseritamente già sottoposto, per il medesimo fatto oggetto del procedimento penale, a una misura formalmente amministrativa, ma avente, sempre asseritamente, natura sostanzialmente penale), nel caso in cui venga sottoposto, per il medesimo fatto, a procedimento penale per il reato di oltraggio di cui all’articolo 341-bis del Cp. Ciò perché, anche a voler accedere all’interpretazione sul ne bis in idem sanzionatorio fornita dalla Cedu nella sentenza 4 marzo 2014, resa nel caso Grande Stevens contro Italia, anche ad ammettere che il procedimento disciplinare e quello penale abbiano a oggetto il medesimo fatto storico, è da escludere che la sanzione disciplinare disposta in sede penitenziaria (nella specie, quindici giorni di esclusione dall’attività comune) possa ritenersi avere la sostanza di una sanzione penale, perché non è qualificata come penale nel nostro ordinamento giuridico (non ha cioè il nomen di “pena”) e, soprattutto, non può ritenersi avere natura di sanzione penale. Si tratta, infatti, di sanzione che – nel prevedere l’«esclusione dalle attività in comune per non più di quindici giorni»- comporta soltanto una diversa modalità della restrizione carceraria ed è suscettibile di dare luogo a un aggravamento di afflittività dello status detentionis assai modesto, visti la durata e il grado d’intensità dell’inasprimento al regime limitativo della libertà personale: onde, si tratta di misura non commensurabile con nessuna delle sanzioni previste dal sistema penale come pene principali e, finanche, delle misure alternative alla pena detentiva.

DIRITTO AMMINISTRATIVO

Consiglio di Stato, 31 agosto 2017 n. 4150

Non perde l’incentivo per sviluppare attività turistiche, in questo caso per la ristrutturazione di un albergo, l’imprenditore che faccia richiesta dell’agevolazione qualche giorno dopo aver inviato la comunicazione di inizio lavori. Tale comunicazione infatti non significa che le opere siano effettivamente iniziate in quella data.

TAR Lazio, 31 agosto 2017 n. 4478

La carenza di docenti non rientra tra le ragioni che giustificano l’adozione del numero chiuso per l’accesso all’Università.

Consiglio di Stato, 25 agosto 2017 n. 4074

Il diritto di accesso ai documenti non è assoluto e incondizionato, ma subisce alcuni temperamenti. Segnatamente, tale rimedio non si sostanzia in un’azione popolare e neppure può tradursi in un controllo generalizzato sulla legittimità dell’azione amministrativa, ma deve essere strumentale alla tutela di un interesse personale di chi lo richiede. La posizione legittimante, anche se non deve assumere necessariamente la consistenza del diritto soggettivo o dell’interesse legittimo, deve essere però giuridicamente tutelata non potendo identificarsi con il generico e indistinto interesse di ogni cittadino al buon andamento dell’attività amministrativa. L’onere di specificazione dei documenti per i quali si esercita il diritto di accesso non comporta la formale indicazione di tutti gli estremi identificativi, ma può ritenersi assolto con l’indicazione dell’oggetto e dello scopo cui l’atto è indirizzato, così da mettere l’amministrazione in condizione di comprendere la portata e il contenuto della domanda.

Consiglio di Stato, 25 agosto 2017 n. 4069

L’articolo 159, terzo comma, del Dlgs 22 gennaio 2004 n. 42 (recante il «Regime transitorio in materia di autorizzazione paesaggistica») dispone che: «la soprintendenza, se ritiene l’autorizzazione non conforme alle prescrizioni di tutela del paesaggio, dettate ai sensi del presente titolo, può annullarla, con provvedimento motivato, entro i sessanta giorni successivi alla ricezione della relativa, completa documentazione». Sulla scorta di tale disposizione, il vaglio della Soprintendenza sulle autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dalla Regione (o, come nel caso di specie, dall’ente sub-delegato), consiste in un controllo di mera legittimità ‒ ordinariamente limitato ai profili di legittimità dello stesso e, quindi, all’accertamento circa l’assenza di vizi di violazione di legge, eccesso di potere ovvero incompetenza cosiddetta relativa ‒ restando invece precluso alla Soprintendenza di sovrapporre una propria valutazione dei profili paesaggistici a quella già compiuta dall’ente autorizzatore. Tale regime transitorio è oggi venuto meno e, pertanto, il controllo dello Stato sulle autorizzazione paesaggistiche è disciplinato a regime dall’articolo 146, come sostituito dall’articolo 2, comma 1, lettera s), del Dlgs 26 marzo 2008 n. 63, che consente alla Soprintendenza una valutazione di merito amministrativo.

Consiglio di Stato, 24 agosto 2017 n. 4062

In tema di limiti del sindacato del giudice amministrativo sugli atti di alta amministrazione, va rilevato che l’articolo 14-quater comma 3 della legge n. 241 del 1990 non implica che ove la deliberazione del Consiglio dei ministri contrasti, anche in parte, l’atto di dissenso qualificato, possa prescindere da una motivazione che dia adeguato e congruo conto delle ragioni specifiche per cui gli elementi del giudizio di compatibilità assunti dall’amministrazione dissenziente vanno, in quel concreto caso, diversamente valutati; pertanto il manifestarsi di lacune procedimentali non può che avere riflesso anche sulla ragionevolezza della scelta in concreto operata, profilo quest’ultimo sicuramente ammesso al sindacato giurisdizionale. Tale sindacato, infatti, pur avendo natura estrinseca e formale, può essere esercitato sul corretto esercizio del potere anche con riferimento alla verifica della ricorrenza di un idoneo e sufficiente supporto istruttorio, della veridicità dei fatti posti a fondamento della decisione e dell’esistenza di una giustificazione motivazionale che appaia logica, coerente e ragionevole.

Consiglio di Stato, 22 agosto 2017 n. 4055

La mancata pronuncia da svista precettiva degli atti di causa non si traduce in errore revocatorio, allorquando la domanda o l’eccezione risulti implicitamente respinta in base a una lettura non formalistica della motivazione della decisione di cui si chiede la revoca.

Consiglio di Stato, 21 agosto 2017 n. 4048

L’omessa presentazione in gara della dichiarazione sostitutiva in ordine all’assenza dei reati ostativi di cui all’articolo 38, comma 2, lettera c), del Dlgs 163/2006, lungi dal rappresentare una «falsa dichiarazione» (di per sé idonea a giustificare l’esclusione del concorrente dalla gara), si configura come «mancanza di una dichiarazione sostitutiva», in quanto tale certamente ammissibile al soccorso istruttorio; pertanto la richiamata omissione non è riconducibile alla nozione di “incertezza assoluta sul contenuto o sulla provenienza dell’offerta, [di] difetto di sottoscrizione o di altri elementi essenziali” di cui al successivo articolo 46, comma 1-bis (ipotesi in cui la lacuna imputabile al concorrente non ammette il ricorso al «soccorso istruttorio» e comporta ex se l’esclusione dalla gara).

TAR Campania, 11 agosto 2017 n. 4063

È illegittimo il «silenzio» dell’amministrazione comunale sulla diffida presentata dal proprietario del fondo confinante che chiede di dare esecuzione a due ordinanze di demolizione di opere abusive.

Consiglio di Stato, 7 agosto 2017 n. 3947

È corretta l’istanza di accesso fatta via Pec ad Equitalia contenente la semplice richiesta di rilascio di copia delle cartelle esattoriali relative al proprio ruolo, senza dunque produrre ulteriori specificazioni.

Consiglio di Stato, 25 luglio 2017 n. 3673

Anche dopo le modifiche del comma 5 dell’articolo 73 del Dpr n. 309/1990, la revoca della patente di guida resta una conseguenza automatica nei casi di condanna per detenzione o spaccio di stupefacenti anche se la condotta sia qualificabile di lieve entità.

TAR Lombardia, 25 luglio 2017 n. 1671

I Fondi europei per lo sviluppo urbano sostenibile non possono essere riservati esclusivamente ai soggetti pubblici quando la gestione del servizio sia almeno in parte affidata ai privati.

 

DIRITTO TRIBUTARIO

Cass. civ., 19 luglio 2017 n. 17807

Gli studi professionali accertati sulla base di parametri elaborati in passato possono far valere a loro favore la presenza di  studi  di  settore  più  recenti  che  meglio   riescano  a  individuare  l’attività  prestata   nonché  i   redditi denunciati.

Cass. civ., 13 luglio 2017 n. 17264

La responsabilità solidale del cessionario di azienda verso il Fisco è limitata al debito risultante all’amministrazione finanziaria alla data del trasferimento.