GIURISPRUDENZA IN PILLOLE – RASSEGNA LUGLIO-AGOSTO 2018

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. civ., 28 agosto 2018 n. 21360

L’intestatario di un conto corrente bancario, con relativo deposito titoli, non ha ragione di contestare ad anni di distanza un’operazione di disinvestimento – vendita di Cct – sostenendo di non esserne stato informato, a fronte del regolare inoltro degli estratti conti alla nipote cointestataria del rapporto.

Cass. civ., 2 agosto 2018 n. 20422

Non è vessatoria la clausola che impone allo studente di un master il versamento delle rate residue in caso di abbandono prima della fine del corso.

Cass. civ., 19 luglio 2018 n. 19261

Il ritiro senza riserve, da parte del creditore, della somma depositata nell’ambito del procedimento di liberazione coattiva del debitore, costituisce accettazione tacita del deposito, e determina, ai sensi dell’articolo 1210, comma 2, con efficacia ex tunc, l’effetto liberatorio per il debitore. Il successivo rifiuto del creditore è dunque inefficace e inidoneo a incidere su una fattispecie estintiva già realizzatasi, cui corrisponde, in capo al debitore, la preclusione alla ripetizione della somma depositata e ritirata dal primo.

Cass. civ., 19 luglio 2018 n. 19160

In tema di decadenza del creditore dall’obbligazione fideiussoria per effetto della mancata tempestiva proposizione delle azioni contro il debitore principale, qualora il debito sia ripartito in scadenze periodiche, il dies a quo va individuato, agli effetti dell’articolo 1957 del codice civile, in quello della scadenza delle singole prestazioni e non già dell’intero rapporto, in quanto scopo del termine di decadenza è quello di evitare che il fideiussore si trovi esposto all’aumento indiscriminato degli oneri inerenti alla sua garanzia, per non essersi il creditore tempestivamente attivato al primo manifestarsi dell’inadempimento, magari proprio contando sulla responsabilità solidale del fideiussore.

Cass. civ., 19 luglio 2018 n. 19154

In tema di contratti di somministrazione, la rilevazione dei consumi mediante contatore è assistita da una mera presunzione semplice di veridicità, sicché, in caso di contestazione, grava sul somministrante l’onere di provare che il contatore era perfettamente funzionante, mentre il fruitore deve dimostrare che l’eccessività dei consumi è dovuta a fattori esterni al suo controllo e che non avrebbe potuto evitare con un’attenta custodia dell’impianto, ovvero di aver diligentemente vigilato affinché eventuali intrusioni di terzi non potessero alterare il normale funzionamento del misuratore o determinare un incremento dei consumi.

Cass. civ., 13 luglio 2018 n. 18724

Lo Swap è un contratto aleatorio la cui “meritevolezza”, da un punto di vista giuridico, non può certo valutarsi a posteriori. Nel caso in cui il rialzo dei tassi non ci sia stato, il sottoscrittore non può dunque sostenere la nullità del contratto per mancanza di causa.

Cass. civ., 10 luglio 2018 n. 18063

Al comodatario non sono rimborsabili le spese straordinarie non necessarie e urgenti, anche se comportano miglioramenti, né sotto il profilo dell’articolo 1150 del codice civile, perché egli non è possessore, né sotto quello dell’articolo 936, perché non è terzo anche quando agisce oltre i limiti del contratto, né infine sotto quello dell’articolo 1595 del codice civile, in via di richiamo analogico, perché un’indennità per i miglioramenti è negata anche al locatario la cui posizione è molto simile a quella del comodatario. Deve riconoscersi al comodatario soltanto lo ius tollendi per le addizioni.

Cass. civ., 5 luglio 2018 n. 17586

Al fine di valutare le pattuizioni contenute nelle condizioni generali di contratto e nelle opzioni prescelte dall’utente, il giudice deve preliminarmente, anche d’ufficio, individuare la qualità dei contraenti al fine di valutare correttamente, alla luce del principio sinallagmatico, l’eventuale squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dalle clausole stipulate e la loro vessatorietà con tutte le conseguenze da ciò derivanti.

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. civ., 20 agosto 2018 n. 20787

In materia di prodotti assicurativi “fantasma”, nel caso “polizze vita” inesistenti, alla compagnia si applica il medesimo regime di responsabilità previsto per le ipotesi di intermediazione finanziaria. Se dunque una agente vende a terzi prodotti fasulli, l’assicurazione è solidale nel risarcire il danno patito dal cliente anche quando non ne ha provato il dolo o la colpa.

Cass. civ., 19 luglio 2018 n. 19137

Il soggetto segnalato dalla centrale rischi per non aver restituito un finanziamento in realtà mai chiesto, non ha il diritto di ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale: questo perché i presupposti della restituzione non sono in re ipsa e il richiedente è tenuto a dimostrare concretamente il danno patito e solo in funzione di ciò ha la possibilità di essere risarcito.

Cass. civ., 13 luglio 2018 n. 18567

In tema di responsabilità sanitaria, il principio della vicinanza della prova, fondato sull’obbligo di regolare e completa tenuta della cartella clinica, le cui carenze e omissioni non possono andare a danno del paziente, non può operare in pregiudizio del medico per la successiva fase di conservazione: dal momento in cui l’obbligo di conservazione si trasferisce sulla struttura sanitaria, l’omessa conservazione è imputabile esclusivamente a essa. La violazione dell’obbligo di conservazione non può riverberarsi direttamente sul medico determinando un’inversione dell’onere probatorio.

Cass. civ., 10 luglio 2018 n. 18047

Chi si ammala, in modo grave, dopo aver acquistato un pacchetto turistico “all inclusive”, al punto di non poter più partire, può richiedere i soldi indietro al tour operator. Ciò anche nel caso in cui i contraenti non abbiano stipulato alcuna polizza a copertura degli “eventi imprevedibili” (nel caso prevista soltanto in via facoltativa).

Cass. civ., 6 luglio 2018 n. 17724

Il tour operator che vende un pacchetto turistico deve risarcire i clienti anche per gli inadempimenti di soggetti terzi

– quali per esempio il vettore aereo – di cui si avvale per l’organizzazione del viaggio (ferma restando la possibilità di rivalersi).

 

FAMIGLIA E MINORI

Cass. civ., 12 luglio 2018 n. 18392

In caso di separazione, la detrazione delle spese per i figli, deve seguire la nozione di mantenimento rispetto a quella di affidamento: le spese “agevolabili” sono solo quelle effettivamente sostenute.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. civ., 31 agosto 2018 n. 21517

La malattia per infortunio di per sé non esclude la possibilità di svolgere un’altra attività lavorativa, a condizione che ciò non determini ritardo nella guarigione o aggravamento.

Cass. civ., 30 agosto 2018 n. 21438

In caso di posizioni fungibili, i criteri previsti per i licenziamenti collettivi si applicano anche alle piccole imprese che vogliano ridurre il personale a causa di una contrazione delle attività. Si avrà, dunque, un licenziamento per giustificato motivo oggettivo soltanto se l’azienda, nella scelta delle persone da mandare a casa, avrà tenuto conto dei carichi di famiglia e dell’anzianità di servizio.

Cass. civ., 24 luglio 2018 n. 19635

Con il cambio della turnazione, la variazione delle ore lavorate non integra una modificazione dell’orario tale da configurare un passaggio dal part time al tempo pieno.

Cass. civ., 23 luglio 2018 n. 19480

In caso di licenziamento illegittimo, il termine per esercitare l’opzione relativa al pagamento dell’indennità sostituiva della reintegra decorre dalla effettiva conoscenza della decisione da parte del dipendente. E dunque nel caso di lettura del dispositivo in udienza dal giorno stesso della sentenza.

Cass. civ., 17 luglio 2018 n. 19010

In materia di lavoro e più in particolare di licenziamento collettivo, quando la comunicazione ex articolo 4, comma 9, della legge 223/1991 carente sotto il profilo delle indicazioni relative alle modalità di applicazione di scelta, si sia risolta nell’accertata illegittima applicazione di tali criteri vi è, in conformità ai principio della Corte annullamento del licenziamento, con condanna alla reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento di un’indennità risarcitoria in misura non superiore alle dodici mensilità.

Cass. civ., 11 luglio 2018 n. 18256

Il Comune è tenuto a risarcire le spese legali di un dipendente interno coinvolto in un processo penale esclusivamente se non ci sono conflitti di interessi tra le parti.

Cass. civ., 9 luglio 2018 n. 17978

Il mancato riconoscimento del grado di dirigente presso le Entrate, con l’assegnazione, invece, al cosiddetto team legale, può legittimare il demansionamento e il danno patrimoniale, ma non è detto che al lavoratore spetti anche il risarcimento del danno non patrimoniale.

Cass. civ., 2 luglio 2018 n. 17248

In tema di rapporto di lavoro con termine illegittimamente apposto, l’indennità di cui al comma 5 dell’articolo 32 della legge 183/2010, come disciplinata dall’articolo 1, comma 13. della legge 92/2012 con norma di interpretazione autentica, ha carattere forfetizzato e omnicomprensivo e, pertanto, ristora per intero il pregiudizio subito dal lavoratore, comprendendo tutti i danni, retributivi e contributivi, causati dalla nullità del termine; con la conseguenza che l’indennità comprende anche il risarcimento del danno derivante dalla mancata assegnazione di azioni, aziendalmente prevista per gli assistenti di volo dipendenti a tempo indeterminato, trattandosi di danno comunque direttamente discendente dalla nullità del termine.

SOCIETA’ E DIRITTO COMMERCIALE

Cass. civ., 25 luglio 2018 n. 19742

Il presidente del Consiglio di amministrazione di una Spa – a cui sono state affidate le deleghe in materia fiscale, amministrativa e contabile -, non può andare esente da responsabilità per mala gestio, e dunque sottrarsi al relativo risarcimento del danno, affermando che le azioni contestate erano a conoscenza di tutti gli amministratori.

Cass. civ., 16 luglio 2018 n. 18846

In tema di sanzioni amministrative previste per la violazione delle norme che disciplinano l’attività soggetta al controllo e alla vigilanza della Consob, il termine di decadenza per la contestazione degli illeciti da parte di quest’ultima decorre dal momento in cui la contestazione si è tradotta, o si sarebbe potuta tradurre, in accertamento, dovendosi a tal fine tener conto, oltre che della complessità della materia, delle particolarità del caso concreto anche con riferimento al contenuto e alle date delle operazioni. Ogni indagine attinente alla congruità del tempo impiegato nel corso dell’acquisizione informativa per giungere alla contestazione costituisce apprezzamento di fatto riservato al giudice del merito e come tale sottratto al sindacato di legittimità, se non limitatamente al vizio di cui all’articolo 360, n. 5), del Cpc.

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. civ., 2 luglio 2018 n. 17279

Nel giudizio di reclamo avverso la sentenza di fallimento l’intervento di qualunque interessato non può avvenire oltre il termine stabilito per la costituzione delle parti resistenti con le modalità per queste previste dall’articolo 18, comma nono, della legge fallimentare, nel testo novellato dal Dlgs 169/2007, dovendosi interpretare siffatta norma nel senso che, decorso quel termine, nessun intervento può aver luogo, neppure ad adiuvandum, atteso che l’interesse richiesto dall’articolo 105, comma secondo, del Cpc, potrebbe legittimare l’interventore adesivo alla proposizione  del  reclamo,  sicché  consentirne  la  costituzione  tardiva  equivarrebbe  a  rimetterlo  in  termini    per reclamare.

 

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 21 agosto 2018 n. 38723

È illegittimo il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti del rappresentante legale di una società sospettato di aver commesso reati tributari – indebita compensazione Iva -, se prima non si è accertata l’impossibilità di procedere alla confisca diretta del profitto del reato attaccando i beni dell’ente.

Cass. pen., 1 agosto 2018 n. 37089

Non risponde del reato di omesso versamento Iva, l’imprenditore che pur avendo emesso le relative fatture non abbia poi versato il tributo perché le più importanti aziende clienti sono imprevedibilmente fallite senza nulla corrispondere per le prestazioni ricevute.

Cass. pen., 30 luglio 2018 n. 36437

A seguito di un accertamento da parte della polizia giudiziaria, per contestare il reato di mancato allontanamento dal territorio italiano non è necessario produrre il decreto di espulsione emesso dal Questore.

Cass. pen., 26 luglio 2018 n. 35792

L’articolo 54-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, introdotto dall’articolo 1, comma 51, del decreto legislativo 6 novembre 2012 n. 190, nel testo aggiornato dall’articolo 1 della legge 30 novembre 2017 n. 179, recante disciplina della «segnalazione di illeciti da parte di dipendente pubblico» (whistleblowing), intende tutelare  il soggetto, legato da un rapporto pubblicistico con l’amministrazione, che rappresenti fatti antigiuridici appresi nell’esercizio del pubblico ufficio o servizio, scongiurando, per promuovere forme più incisive di contrasto alla corruzione, conseguenze sfavorevoli, limitamento al rapporto di impiego, per il segnalante che acquisisca, nel contesto lavorativo, notizia di un’attività illecita, e ne riferisca al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, al superiore gerarchico ovvero all’Autorità nazionale anticorruzione, all’autorità giudiziaria ordinaria o a quella contabile. La norma, peraltro, non fonda alcun obbligo di «attiva acquisizione di informazioni», autorizzando improprie attività investigative, in violazione de limiti posti dalla legge.

Cass. pen., 20 luglio 2018 n. 34262

In tema di violenza sessuale, l’assunzione volontaria dell’alcol da parte della vittima esclude la sussistenza dell’aggravante di cui all’articolo 609-ter, comma 1, numero 2, del Cp, poiché la norma prevede l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti (o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa): l’uso delle sostanze alcoliche, quindi, deve essere necessariamente strumentale alla violenza sessuale, ovvero deve essere il soggetto attivo del reato che usa l’alcol per la violenza, somministrandolo alla vittima. Al contrario, l’uso volontario incide sì sulla valutazione del valido consenso (nella specie, è stata tra l’altro ravvisata l’aggravante di cui all’articolo 609-bis,  comma  2,  n.  1, del Cp), ma non anche sulla sussistenza dell’aggravante.

Cass. pen., 16 luglio 2018 n. 33044

La persona fisica, autrice del reato-presupposto, che fonda la responsabilità da reato della persona giuridica, non è legittimata a proporre riesame – e ricorso per cassazione – nei riguardi del provvedimento del giudice per le indagini preliminari – e dell’ordinanza del tribunale della libertà – con cui è disposto, ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, il sequestro preventivo esclusivamente nei confronti dell’ente e solo per l’illecito che la persona giuridica avrebbe compiuto. Ciò si giustifica perchè l’illecito di cui è chiamata a rispondere la persona giuridica non si identifica con il reato commesso dalla persona fisica, ma semplicemente lo “presuppone”: trattasi, infatti, di un illecito “autonomo” rispetto al reato commesso dalla persona fisica, rispondendo l’ente di un fatto proprio secondo criteri di imputazione oggettivi e soggettivi propri.

Cass. pen., 16 luglio 2018 n. 32654

Il reato di bancarotta fraudolenta documentale sussiste non solo quando la ricostruzione del patrimonio si renda impossibile per il modo in cui le scritture contabili siano tenute, ma anche quando gli accertamenti, da parte degli organi fallimentari siano ostacolati da difficoltà superabili con particolare diligenza.

Cass. pen., 16 luglio 2018 n. 32058

L’albergatore che incassa l’imposta di soggiorno assume la veste di incaricato di pubblico servizio come agente contabile nei confronti del comune e, pertanto, commette il reato di peculato ove ometta di versare le somme ricevute nell’adempimento di tale funzione pubblica, atteso che quel denaro entra nella disponibilità della pubblica amministrazione nel momento stesso della consegna all’incaricato dell’esazione e a esso non può essere data alcuna diversa destinazione.

Cass. pen., 11 luglio 2018 n. 32028

La circostanza aggravante della finalità di discriminazione o di odio etnico, razziale o religioso è configurabile in espressioni che rivelino la volontà di discriminare la vittima in ragione della sua appartenenza etnica o religiosa.

Cass. pen., 11 luglio 2018 n. 31681

È abnorme il provvedimento del giudice per le indagini preliminari che, oltre a ordinare al pubblico ministero l’iscrizione nel registro delle notizie di reato di una persona non sottoposta a indagini, disponga nei confronti di quest’ultima la formulazione dell’imputazione coatta: ciò in quanto siffatto provvedimento costituisce un’indebita ingerenza del giudice nei poteri dell’organo inquirente. Va soggiunto, anzi, che l’ordine di imputazione coatta nei confronti di un soggetto non sottoposto a indagini determina, inoltre, una lesione dei diritti di difesa dello stesso, non essendo la persona rimasta estranea alle indagini destinataria dell’avviso ex articolo 409, comma 1 del Cpp, e non avendo partecipato all’udienza camerale, con la conseguente discovery delle risultanze delle indagini.

Cass. pen., 11 luglio 2018 n. 31615

In tema di responsabilità per violazione della normativa antinfortunistica, compito del datore di lavoro, titolare della posizione di garanzia, è quello di evitare che si verifichino eventi lesivi dell’incolumità fisica intrinsecamente connaturati all’esercizio dell’attività lavorativa, anche nell’ipotesi in cui siffatti rischi siano conseguenti a eventuali negligenze, imprudenze e disattenzioni dei lavoratori subordinati, la cui incolumità deve essere protetta con appropriate cautele. Il garante, dunque, ove abbia negligentemente omesso di attivarsi per impedire l’evento, non può invocare, quale causa di esenzione dalla colpa, la legittima aspettativa in ordine all’assenza di condotte imprudenti, negligenti o imperite da parte dei lavoratori, poiché il rispetto della normativa antinfortunistica mira a salvaguardare l’incolumità del lavoratore anche dai rischi derivanti dalle sue stesse imprudenze e negligenze o dai suoi stessi errori, purché connessi allo svolgimento dell’attività lavorativa. Il datore di lavoro, quindi, non può essere considerato esente da responsabilità ove il lavoratore esplichi un incombente che, anche se inutile e imprudente, rientri comunque nelle sue attribuzioni e non risulti eccentrico rispetto alle mansioni a lui specificamente assegnate, nell’ambito del ciclo produttivo. Vi è però esonero da responsabilità del datore di lavoro ove, a norma dell’articolo 41, comma 2, del Cp, il nesso causale tra la sua condotta in ipotesi colposa e l’evento lesivo risulti interrotto da una causa sopravvenuta, sufficiente da sola a determinare l’evento, ciò che si verifica nei casi in cui la causa sopravvenuta inneschi un rischio nuovo e del tutto incongruo rispetto al rischio originario, attivato dalla prima condotta. Tale interruzione del nesso causale è ravvisabile qualora il lavoratore ponga in essere una condotta del tutto esorbitante dalle procedure operative alle quali è addetto e incompatibile con il sistema di lavorazione ovvero non osservi precise disposizioni antinfortunistiche, ponendo in essere un comportamento che, per la sua stranezza e imprevedibilità, si ponga al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte dei soggetti preposti all’applicazione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro. In questi casi è configurabile la colpa dell’infortunato nella produzione dell’evento, con esclusione della responsabilità penale del titolare della posizione di garanzia

Cass. pen., 11 luglio 2018 n. 31421

Nel caso di omesso versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali ai dipendenti, il datore non può sottrarsi alla responsabilità penale adducendo di aver delegato un terzo soggetto (nel caso un consigliere) ai rapporti con gli istituti previdenziali.

Cass. pen., 10 luglio 2018 n. 31370

In tema di motivazione delle ordinanze cautelari personali, la necessità di una “autonoma valutazione” delle esigenze cautelari e dei gravi indizi di colpevolezza da parte del giudice, richiesta dall’articolo 292, comma 1, lettera c), del Cpp, così come modificato a opera dalla legge 16 aprile 2015 n. 47, non può ritenersi assolta sostenendosi che l’ordinanza, benché redatta con la tecnica del c.d. copia-incolla, abbia assolto l’obbligo di legge per il solo fatto che sia stata accolta la richiesta del pubblico ministero solo per talune imputazioni cautelari ovvero solo per alcuni indagati, in quanto il parziale diniego opposto dal giudice o la diversa graduazione delle misure non costituiscono, di per sé, indice di una valutazione critica, e non meramente adesiva, della richiesta cautelare, essendo necessario che l’autonoma valutazione del giudice sia espressa in relazione alla specifica posizione oggetto di giudizio, rispetto alla quale detto requisito della motivazione è previsto a pena di nullità rilevabile anche d’ufficio.

Cass. pen., 6 luglio 2018 n. 30740

In tema di concussione, non è necessario che la condotta rifletta la specifica competenza del soggetto, essendo sufficiente che la qualità soggettiva del pubblico ufficiale lo agevoli e lo renda credibile e idoneo a costringere o indurre il soggetto passivo all’indebita promessa o dazione di denaro o altra utilità, sempre che vi sia una connessione tra l’offerta o dazione e la funzione pubblica esercitata dal soggetto agente. È cioè necessario che il comportamento oggetto di mercimonio rientri nelle competenze del settore all’interno del quale l’agente svolge la sua funzione e in relazione al quale egli eserciti, o possa esercitare, una qualche forma di ingerenza o di influenza, mentre non è necessario che rientri pure nell’ambito delle sue specifiche mansioni.

Cass. pen., 6 luglio 2018 n. 30733

Ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, rilevano solo i «disturbi della personalità» che siano di consistenza, intensità e gravità tali da incidere concretamente sulla capacità di intendere o di volere, escludendola o scemandola grandemente, e a condizione – inoltre – che sussista un nesso eziologico con la specifica condotta criminosa, per effetto del quale il fatto di reato sia ritenuto causalmente determinato dal disturbo mentale. Ne consegue che nessun rilievo, ai fini dell’imputabilità, deve essere dato alle anomalie caratteriali o alterazioni e disarmonie della personalità che non presentino i caratteri sopra indicati, nonché agli stati emotivi e passionali, salvo che questi ultimi non si inseriscano, eccezionalmente, in un quadro più ampio di “infermità”.

Cass. pen., 6 luglio 2018 n. 30644

Risponde del reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone il gestore di un pubblico esercizio (nella specie, un esercizio commerciale) che non impedisca i continui schiamazzi provocati degli avventori in sosta davanti al locale anche nelle ore notturne. Al riguardo, la qualità di titolare della gestione dell’esercizio pubblico comporta l’assunzione dell’obbligo giuridico di controllare, con possibile ricorso ai vari mezzi offerti dall’ordinamento come l’attuazione dello ius excludendi e il ricorso all’autorità, che la frequenza del locale da parte degli utenti non sfoci in condotte contrastanti con le norme poste a tutela dell’ordine e della tranquillità pubblica.

Cass. pen., 6 luglio 2018 n. 30658

La richiesta di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento del difensore, inviata a mezzo telefax in cancelleria, non è irricevibile né inammissibile, ma l’utilizzo di tale irregolare modalità di trasmissione (che non rispetta la previsione dell’articolo 121 del Cpp, mentre il ricorso al telefax è riservato ai soli funzionari di cancelleria ex articolo 150 del Cpp) comporta l’onere, per la parte che intenda dolersi, in sede di impugnazione, dell’omesso  esame della richiesta stessa, di accertarsi – mediante un sostituto processuale, un addetto di studio o un’interlocuzione telefonica – del regolare pervenimento del fax e del suo tempestivo inoltro al giudice procedente. Solo in casi estremi, in cui l’impedimento sia insorto improvvisamente e inevitabilmente, e sia tale da impedire una qualsiasi attivazione da parte del difensore, potrà esentarsi lo stesso dalle doverose verifiche circa l’esito dell’inoltro a mezzo fax, salvo l’onere di offrire adeguata prova delle circostanze che le hanno impedite.

Cass. pen., 6 luglio 2018 n. 30650

La cessazione dalla carica sociale dell’amministratore della società è ininfluente al fine della configurabilità del reato di cui all’articolo 2, comma 1-bis, del decreto legge 12 settembre 1983 n. 463, convertito dalla legge 11 novembre 1983 n. 638, che punisce l’omesso versamento da parte del datore di lavoro delle ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, trattandosi di reato omissivo istantaneo, allorquando tale reato si sia consumato quando l’amministratore era ancora in carica, per la conseguente irrilevanza della cessazione dalla carica rispetto alla consumazione del reato. Né potrebbe valere, per escludere la responsabilità, l’addurre l’asserita impossibilità, per la sopravvenuta cessazione dalla carica, di avvalersi della causa di non punibilità di cui alla seconda parte del comma 1-bis dell’articolo 2 citato, secondo cui il datore di lavoro non è punibile, né assoggettabile alla sanzione amministrativa, quando provvede al versamento delle ritenute entro il termine di tre mesi dalla contestazione o dalla notifica dell’avvenuto accertamento della violazione, perché l’adempimento dell’obbligazione, trattandosi di una causa personale di esclusione della punibilità, sarebbe sempre consentito all’autore del reato, salvo l’eventuale regresso nei confronti del soggetto eventualmente succeduto nella titolarità del rapporto obbligatorio con l’ente previdenziale.

Cass. pen., 6 luglio 2018 n. 30644

È affetta da vizio di motivazione la sentenza di condanna per più reati che non indichi la pena base stabilita per il reato più grave e quella irrogata a titolo di aumento per la continuazione.

Cass. pen., 5 luglio 2018 n. 30401

In materia di reati tributari, ai fini del sequestro e successiva confisca, il prezzo del reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti è identificabile nel compenso pattuito o riscosso per eseguire il delitto. Il prodotto, il profitto o il prezzo dell’autoriciclaggio (articolo 648-ter.1 del Cp) non coincide con quello del reato presupposto, ma è da questo autonomo in quanto consiste nei proventi conseguiti dall’impiego del prodotto, del profitto o del prezzo del reato presupposto in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative.

Cass. pen., 4 luglio 2018 n. 30047

Se mancano le licenze d’uso dei programmi, possono essere sequestrati gli hard disk dei computer di una società di progettazione per verificare le eventuali violazioni del diritto d’autore. Il reato infatti è stato escluso per i soli studi professionali la cui attività non rientra tra quelle strettamente “commerciali” o “imprenditoriali” come previsto dalla fattispecie incriminatrice

Cass. pen., 3 luglio 2018 n. 29923

Nel caso in cui sia stata disposta la confisca “diretta” del profitto (nella specie, del denaro rinvenuto nella disponibilità di un movimento politico per fatti addebitati ai suoi rappresentanti ex articolo 640-bis del codice penale), è possibile estendere la confisca, in corso di esecuzione dell’originario provvedimento, nei limiti della somma sottoposta alla misura, a ulteriori somme di denaro che, nelle more, siano entrate nel patrimonio dell’ente.

Cass. pen., 3 luglio 2018 n. 29901

Il reato di disastro ambientale di cui all’articolo 452-quater del codice penale ha, quale oggetto di tutela, l’integrità dell’ambiente e in ciò si distingue dal disastro innominato di cui all’articolo 434 del codice penale, menzionato nella clausola di riserva [«fuori dai casi previsti dall’articolo 434»], posto a tutela della pubblica incolumità, peraltro come norma di chiusura rispetto alle altre figure tipiche di reati contro l’incolumità pubblica disciplinate dagli articoli che lo precedono. Inoltre, quale ulteriore differenza, vi è il fatto che nei reati contro l’incolumità pubblica si fa esclusivo riferimento a eventi tali da porre in pericolo la vita e l’integrità fisica delle persone e il danno alle cose viene preso in considerazione solo nel caso in cui sia tale da produrre quelle conseguenze, mentre il disastro ambientale può verificarsi anche senza danno o pericolo per le persone, evenienza che semmai viene presa in considerazione quale estensione degli effetti dell’alterazione dell’ecosistema.

Cass. pen., 3 luglio 2018 n. 29871

Integra il reato di indebita compensazione di cui all’articolo 10 quater del decreto legislativo 10 marzo 2000 n. 74, il pagamento dei debiti fiscali mediante compensazione con crediti di imposta inesistenti a seguito dell’“accollo fiscale” commesso attraverso l’elaborazione o la commercializzazione di modelli di evasione fiscale, in quanto l’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997 n. 241 non solo non prevede il caso dell’accollo, ma richiede che la compensazione avvenga unicamente tra i medesimi soggetti.

Cass. pen., 3 luglio 2018 n. 29847

Nel caso in cui la cessione di un credito ipotecario precedentemente insorto avvenga successivamente alla trascrizione del provvedimento di sequestro o di confisca di prevenzione del bene sottoposto a garanzia, tale circostanza non è in quanto tale preclusiva dell’ammissibilità della ragione creditoria, né determina di per sé uno stato di mala fede in capo al terzo cessionario del credito, potendo quest’ultimo dimostrare la buona fede.

Cass. pen., 3 luglio 2018 n. 29832

Sussiste la giurisdizione del giudice italiano relativamente al delitto di procurato ingresso illegale nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari nella ipotesi in cui i migranti, provenienti dall’estero a bordo di navi “madre”, siano abbandonati in acque internazionali, su natanti inadeguati a raggiungere le coste italiane, allo scopo di provocare l’intervento dei soccorritori che li condurranno in territorio italiano, poiché la condotta di questi ultimi, che operano sotto la copertura della scriminante dello stato di necessità – espressamente richiamata nell’incipit del comma 2 dell’articolo 12 del decreto legislativo n. 286 del 1998 – è riconducibile alla figura dell’autore mediato di cui all’articolo 54, comma 3, del codice penale, in quanto conseguente allo stato di pericolo volutamente provocato dai trafficanti, e si lega senza soluzione di continuità alle azioni poste in essere in ambito extraterritoriale.