GIURISPRUDENZA IN PILLOLE – RASSEGNA MARZO-APRILE 2018

SUCCESSIONI E DONAZIONI

Cass. civ., 22 marzo 2018 n. 7181

In tema di divisione, il valore dei beni si determina con riferimento ai prezzi di mercato correnti al tempo della decisione, con conseguente necessità di aggiornamento di tale valore d’ufficio, anche in appello, per adeguarlo alle fluttuazioni di mercato dello specifico settore. Pertanto, la determinazione del conguaglio in denaro, ai sensi dell’articolo 728 del Cc, prescinde dalla domanda di parte, concernendo l’attuazione del progetto divisionale, che appartiene alla competenza del giudice, per cui questi deve provvedere d’ufficio alla rivalutazione del conguaglio, qualora vi sia stata un’apprezzabile lievitazione del prezzo di mercato del bene, tale da alterare la funzione di riequilibrio propria del conguaglio, spettando alla parte un mero onere di allegazione, finalizzato a sollecitare l’esercizio del potere officioso del giudice.

LA PROPRIETA’ E I DIRITTI REALI

Cass. civ., 10 aprile 2018 n. 8817

L’indennità dovuta dal proprietario del fondo a cui favore è stata costituita la servitù di passaggio coattivo non rappresenta il corrispettivo dell’utilità conseguita dal fondo dominante, sicché, per la sua determinazione, non può aversi riguardo esclusivamente al valore della superficie di terreno assoggettata alla servitù, dovendosi tenere altresì conto di ogni altro pregiudizio subito dal fondo servente in relazione alla sua destinazione a causa del transito di persone e di veicoli.

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. civ., 24 aprile 2018 n. 10112

L’intermediario destinatario di un incarico per negoziare strumenti finanziari non ha l’obbligo, dopo la conclusione del contratto (nella fase esecutiva), di tenere informato l’investitore sulla eventuale variazione dei profili di rischio. Un simile obbligo, infatti, sussiste soltanto nel caso di contratti di gestione e di consulenza in materia di investimenti, trovando giustificazione nel fatto stesso dell’affidamento da parte del cliente all’intermediario del governo del proprio patrimonio mobiliare.

Cass. civ., 18 aprile 2018 n. 9298

La polizza assicurativa accessoria al finanziamento concorre a determinare il tasso di usura quando sia obbligatoria e non facoltativa.

Cass. civ., 10aprile 2018 n. 8751

Negli investimenti finanziari il cliente non è tenuto a sapere della rischiosità di certe operazioni effettuate, in quanto è preciso compito dell’istituto mettere al corrente in modo dettagliato l’investitore di tutti i possibili rischi in cui potrebbe incappare effettuando una certa scelta. Onere probatorio quindi a carico unicamente dell’intermediario e non del cliente.

Cass. civ., 6 aprile 2018 n. 8571

La presenza di una clausola, con la quale si stabilisce che la restituzione dell’immobile avverrà a richiesta del comodante nel caso in cui ne abbia necessità, non trasforma il comodato come a termine, dal momento che la necessità che il comodante può addurre costituisce evento incertus an. In tal caso il comodato deve ritenersi senza determinazione di tempo, pur avendo le parti convenuto, ai sensi dell’articolo 1322 del Cc, che il  potere di richiedere la restituzione si possa esercitare solo in caso di necessità di utilizzo dell’immobile, incompatibile con il protrarsi del godimento, ma tale necessità deve essere prospettata nel negozio di recesso del comodante e dimostrata, in caso di contestazione.

Cass. civ., 3 aprile 2018 n. 8169

Dare dei soldi a qualcuno per procurare alla figlia un posto di lavoro è non solo una prassi illecita ma anche contraria la “buon costume” per cui il denaro versato non può in nessun caso essere richiesto, applicandosi il principio della soluti  retentio,  vale  a  dire  della  ritenzione  di  ciò  che  è  stato  pagato,  e  non  quello dell’indebito oggettivo.

Cass. civ., 26 marzo 2018 n. 7450

Il termine per l’adempimento può ritenersi essenziale, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1457 del Cc, solo quando risulti inequivocabilmente la volontà delle parti di ritenere perduta l’utilità economica del contratto con l’inutile decorso del termine medesimo, mentre la relativa indagine, da condursi alla stregua delle espressioni usate dai contraenti e soprattutto alla stregua della natura e dell’oggetto del contratto, si risolve in un apprezzamento di fatto, riservato al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità se sorretto da motivazione congrua e priva di vizi logici e giuridici.

Cass. civ., 16 marzo 2018 n. 6552

La condizione perché sorga il diritto alla provvigione è l’identità dell’affare proposto con quello concluso, che non è esclusa quando le parti sostituiscano altri a sé nella stipulazione conclusiva, sempre che vi sia continuità tra il soggetto che partecipa alle trattative e quello che ne prende il posto in sede di stipulazione negoziale. Nel caso in cui il soggetto intermediato sostituisca altri a sé nella stipulazione del contratto, debitore della provvigione resta pur sempre la parte originaria, essendo costei la persona con cui il mediatore ha avuto rapporti.

Cass. civ., 14 marzo 2018 n. 6223

Qualora le parti, dopo aver stipulato un contratto preliminare, abbiano stipulato il contratto definitivo, quest’ultimo costituisce l’unica fonte dei diritti e delle obbligazioni inerenti al negozio voluto, in quanto il contratto preliminare, determinando soltanto l’obbligo reciproco della stipulazione del contratto definitivo, resta separato da questo, la cui disciplina può anche non conformarsi a quella del preliminare, salvo che le parti non abbiano espressamente previsto che essa sopravviva.

Cass. civ., 6 marzo 2018 n. 5160

E’ nullo il contratto di finanziamento stipulato dietro la cessione del quinto quando vengano praticati interessi superiori a quelli stabiliti dalla norma senza considerare, peraltro, le difficoltà di chi chiede il prestito.

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. civ., 26 aprile 2018 n. 10158

Nessuna responsabilità per i radiologi che dopo aver eseguito la mammografia, a fronte di microcalcificazioni benigne, attenendosi alle linee guida, si limitano a prescrivere un follow up semestrale invece di disporre nuovi e  più invasivi accertamenti.

Cass. civ., 13 aprile 2018 n. 9180

La struttura sanitaria è tenuta a rispondere del decesso di un paziente quando effettui un intervento chirurgico senza che sia strettamente necessario e in assenza di consenso informato.

Cass. civ., 27 marzo 2018 n. 7527

La rottura del contatore e contestuale fuoriuscita d’acqua che allaga il condominio causando notevoli danni patrimoniali costringe al risarcimento non il soggetto che fisicamente è contiguo all’impianto rotto, ma esclusivamente al proprietario dell’utenza.

Cass. civ., 27 marzo 2018 n. 7516

L’informazione e la consapevolezza del paziente circa gli esiti di un trattamento medico può essere provata anche per presunzioni. Non solo, una volta accertata la piena conoscenza dei possibili esiti dell’operazione, il medico non potrà essere chiamato in causa per il risarcimento, e non perché la sua condotta sia scriminata, ma perché qualsiasi conseguenza svantaggiosa dovrebbe ricondursi causalmente alle scelte consapevoli del paziente, piuttosto che al deficit informativo del medico.

Cass. civ., 27 marzo 2018 n. 7513

Nel caso di danno alla salute a seguito di un incidente stradale, il risarcimento corrispondente ad un determinato grado di invalidità riconosciuta, ricomprende già la menomazione degli aspetti dinamico relazionali che sono una conseguenza «normale» del danno alla salute. E non dunque un danno diverso. A meno che le peculiarità del caso concreto non abbiano acuito le conseguenze della menomazione per quel particolare soggetto, così giustificando un aumento del risarcimento di base del danno biologico, aprendo le porte al «danno morale.

Cass. civ., 23 marzo 2018 n. 7250

L’incompletezza della cartella clinica va ritenuta circostanza di fatto che il giudice di merito può utilizzare per ritenere dimostrata l’esistenza di un valido nesso causale tra l’operato del medico e il danno patito dal paziente. La duplice verifica deve essere effettuata per accertare se l’incompletezza rilevi al fine di decidere da un lato che l’esistenza del nesso di causa tra condotta del medico e danno del paziente non possa essere accertata proprio a causa dell’incompletezza della cartella. Sotto altro profilo dalla cartella può emergere che il medico abbia comunque posto in essere una condotta astrattamente idonea a causare il danno, incombendo sulla struttura sanitaria e sul medico dimostrare che nessun inadempimento sia a loro imputabile ovvero che esso non è stato causa del danno, incombendo su di essi il rischio della mancata prova.

Cass. civ., 23 marzo 2018 n. 7248

In materia di responsabilità per attività medico-chirurgica, l’acquisizione di un completo ed esauriente consenso informato del paziente, da parte del sanitario, costituisce prestazione altra e diversa rispetto a quella avente a oggetto l’intervento terapeutico, dal cui inadempimento può derivare un danno costituito dalle sofferenze conseguenti alla cancellazione o contrazione della libertà di disporre, psichicamente e fisicamente, di se stesso e del proprio corpo, patite dal paziente in ragione della sottoposizione a terapie farmacologiche e interventi medico-chirurgici collegati a rischi dei quali non sia stata data completa informazione. Tale danno, che può formare oggetto di prova offerta dal paziente anche attraverso presunzioni e massime di comune esperienza, lascia impregiudicata tanto la possibilità di contestazione della controparte quanto quella del paziente di allegare e provare fatti a sé ancor più favorevoli di cui intenda giovarsi a fini risarcitori.

Cass. civ., 20 marzo 2018 n. 6911

Va riconosciuta una responsabilità a carico della banca e in particolare dell’intermediario che abbia convogliato tutte le somme affidate nell’acquisto di bond argentini, anche se all’epoca non avevano un indice di pericolosità.

Cass. civ., 14 marzo 2018 n. 6141

L’amministrazione comunale è tenuta a garantire la circolazione dei veicoli e dei pedoni in condizioni di sicurezza:  a tale obbligo l’ente proprietario della strada viene meno non solo quando non provvede alla manutenzione di quest’ultima, ma anche quando il danno sia derivato dal difetto di manutenzione di aree limitrofe alla strada, atteso che è comunque obbligo dell’ente verificare che lo stato dei luoghi consenta la circolazione dei veicoli e dei pedoni in totale sicurezza. Infatti il Comune, il quale consenta alla collettività l’utilizzazione, per pubblico transito, di un’area di proprietà privata, si assume l’obbligo di accertare che la manutenzione dell’area e dei relativi manufatti non sia trascurata. Ne consegue che l’inosservanza di tale dovere di sorveglianza, che costituisce un obbligo primario della Pa, per il principio del neminem laedere, integra gli estremi della colpa e determina la responsabilità per il danno cagionato all’utente dell’area, non rilevando che l’obbligo della manutenzione incomba sul proprietario dell’area medesima.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. civ., 26 aprile 2018 n. 10138

La “predisposizione” alla malattia psichica (accertata dal Ctu) nel dipendente demansionato, non può essere addotta dal datore di lavoro per escludere la propria responsabilità nell’insorgere della malattia e dunque non risarcire il danno biologico.

Cass. civ., 20 aprile 2018 n. 9895

In caso di licenziamento motivato dalla necessità di accorpare le aree commerciali per fronteggiare la crisi, con la conseguente soppressione di quelle poco performanti, il datore di lavoro deve provare che l’area gestita da chi ha perso il lavoro fosse effettivamente meno produttiva delle altre.

Cass. civ., 18 aprile 2018 n. 9590

E’ licenziabile il prestatore in malattia trovato a effettuare lavori non compatibili con lo stato morboso.

Cass. civ., 17 aprile 2018 n. 9412

In un appalto tra amministrazione e privato, un dipendente della società appaltatrice non può invocare la solidarietà passiva della propria azienda e della Pa nella ripetizione di una somma di denaro.

Cass. civ., 10 aprile 2018 n. 8772

Nel contratto di part time verticale ciclico – ai fini del riconoscimento contributivo per la maturazione del diritto alla pensione – fanno fede anche i periodi di tempo in cui il lavoratore non ha operato.

Cass. civ., 5 aprile 2018 n. 8411

Il licenziamento si considera legittimo anche se la contestazione non ha il carattere dell’immediatezza.

Cass. civ., 28 marzo 2018 n. 7702

E’ Illegittimo il comportamento del datore che stipuli con il lavoratore una lunga serie di contratti (nel caso a termine e di somministrazione) per poi risolvere il rapporto di lavoro.

Cass. civ., 26 marzo 2018 n. 7426

Il  dirigente  non  può  essere   licenziato   sempre  e  comunque  in  funzione  del  grado   ricoperto:  è  illegittimo   il licenziamento sorretto da giustificato motivo oggettivo per una vicenda penale che però non è stata richiamata nella fase di merito.

Cass. civ., 14 marzo 2018 n. 6147

E’ illegittimo il licenziamento intimato al lavoratore nell’ambito di una procedura collettiva quando in concreto non venga esaminata la professionalità del dipendente e la sua attitudine a svolgere mansioni differenti.

Cass. civ., 8 marzo 2018 n. 5523

Il datore non può licenziare un proprio dipendente in funzione di prove acquisite con uno scambio di mail.

Cass. civ., 8 marzo 2018 n. 5510

Deve essere concessa la perequazione economica al dipendente che, rientra nel personale universitario e che grazie a un concorso interno sia passato dalla posizione C4 alla D equivalente a quella di dirigente del comparto sanitario.

Cass. civ., 8 marzo 2018 n. 5504

In tema di contratto di lavoro a tempo determinato, l’articolo 2, comma 1-bis, del decreto legislativo 368/2001, fa riferimento esclusivamente alla tipologia di imprese presso cui avviene l’assunzione, quelle concessionarie di servizi e settori delle poste, e non anche alle mansioni del lavoratore assunto, in coerenza con la ratio della disposizione, individuata nella possibilità di assicurare al meglio lo svolgimento del cosiddetto “servizio universale postale”, ai sensi dell’articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 261/1999, di attuazione della direttiva 1997/67/Ce, mediante il riconoscimento di una certa flessibilità nel ricorso allo strumento del contratto a tempo determinato, pur sempre nel rispetto delle condizioni inderogabilmente fissate dal legislatore.

Cass. civ., 7 marzo 2018 n. 5385

In tema di infortuni sul lavoro, ove il datore di lavoro non abbia rispettato specifiche norme di sicurezza, la sua responsabilità, in ordine all’infortunio subito dal dipendente, non può essere senz’altro ammessa se sia emersa una coeva o successiva condotta colpevole dell’infortunato o di altri, né esclusa soltanto per tale fatto, dovendosene accertare la reale autonomia causale rispetto alla causa posta in essere dal datore di lavoro ovvero la concorrenza.

SOCIETA’ E DIRITTO COMMERCIALE

Cass. civ., 11 aprile 2018 n. 9001

Nella vendita di pacchetti azionari occorre che la società ottenga il benestare della capogruppo e, qualora abbia proceduto alla stipula di un preliminare, comunichi immediatamente la risposta della capogruppo.

Cass. civ., 7 marzo 2018 n. 5477

Nella determinazione del compenso degli amministratori fa fede quanto stabilito e approvato dall’assemblea e non quanto, invece, pattuito con l’amministratore delegato.

Cass. civ., 7 marzo 2018 n. 5357

I sindaci delle società quotate sono dotati di poteri ispettivi che hanno l’obbligo di esercitare a fronte di rilevanti operazioni finanziarie fuori dal core business ed in potenziale conflitto di interessi, senza potersi trincere dietro le omissioni informative degli amministratori. Né tantomeno possono pretendere un affievolimento del potere-dovere di controllo per via della complessità organizzativa della società.

Cass. civ., 7 marzo 2018 n. 5356

L’amministratore delegato e al tempo stesso presidente del consiglio di amministrazione di una società finanziaria in caso di mancati controlli interni e inosservanza dalle regole in materia di trasparenza può salvarsi dalla sanzione di Banca d’Italia solo se riesce a dimostrare di aver agito senza colpa. In tutti gli altri casi resta la responsabilità

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. civ., 20 aprile 2018 n. 9932

E’ legittima la bocciatura della richiesta di ammissione al concordato preventivo quando il commissario non reputi ci siano le condizioni per procedere in questa direzione ed evitare così il fallimento.

DIRITTO PROCESSUALE CIVILE

Corte Costituzionale, 19 aprile 2018 n. 77

Il giudice civile, in caso di soccombenza totale di una parte, può compensare le spese di giudizio, parzialmente o per intero, non solo nelle ipotesi di “assoluta novità della questione trattata” o di “mutamento della giurisprudenza rispetto a questioni dirimenti” ma anche quando sussistono “altre analoghe gravi ed eccezionali ragioni”.

Cass. civ., 12 aprile 2018 n. 9059

In tema di intimazione dei testimoni, la loro mancata citazione non comporta la decadenza dal diritto di assunzione della prova tutte le volte che la relativa udienza abbia avuto il solo scopo di rinviare ex officio la causa (come nel caso di assenza del giudice istruttore, titolare del procedimento).

Cass. civ., 30 marzo 2018 n. 7900

Deve essere dichiarata d’ufficio l’improcedibilità del controricorso notificato con modalità telematiche in caso di mancato deposito in cancelleria delle ricevute di accettazione e consegna della notificazione dell’atto (previste dall’articolo 6 del Dpr 11 febbraio 2005 n. 68) in copia analogica munita di attestazione di conformità con sottoscrizione autografa del difensore ex articolo 9, commi 1-bis e 1- ter, della legge 53/1994.

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 26 aprile 2018 n. 18299

Con il “concordato in appello”, introdotto l’estate scorsa per finalità deflative, con una novella al codice di procedura penale, la decisione diventa inoppugnabile.

Cass. pen., 24 aprile 2018 n. 18101

L’adesione all’astensione dalle udienze proclamate degli organismi della magistratura onoraria non incide nel computo della prescrizione.

Cass. pen., 23 aprile 2018 n. 18048

E’ configurabile il reato di omicidio preterintenzionale nella condotta di chi, attraverso un gioco erotico di sodomizzazione, non già diretto a provocare piacere sessuale, bensì posto in essere per infliggere un dolore o una punizione, al di fuori di un rapporto consensuale, provoca la morte della vittima come conseguenza della volontà di manomettere l’altrui persona in modo violento.

Cass. pen., 20 aprile 2018 n. 17987

E’ corruzione in atti giudiziari per l’avvocato difensore di più persone “sorvegliate speciali” che regala al Giudice di pace, competente a decidere, un “cesto natalizio” di significativo valore.

Cass. pen., 17 aprile 2018 n. 17158

Le intercettazioni se «chiare» e «non ambigue» sono sufficienti a giustificare la misura cautelare del carcere quando fondano l’accusa di partecipazione ad una associazione mafiosa.

Cass. pen., 6 aprile 2018 n. 15523

Deve escludersi che la previsione incriminatrice di cui all’articolo 660 del Cp, circa la molestia o il disturbo recati mediante la trasmissione di “lettere anonime” (nella specie, depositate nella cassetta delle lettere della vittima). Infatti, una tale condotta non rientra nel paradigma normativo della fattispecie incriminatrice, perché la condotta perturbatrice non risulta essersi concretizzata in un luogo pubblico o  aperto al pubblico, né essere avvenuta a  mezzo telefono.

Cass. pen., 5 aprile 2018 n. 15178

Il medico specializzato non deve limitarsi a far eseguire al paziente solo esami clinici riguardanti il proprio settore, ma a fronte dei sintomi manifestati dal paziente deve avere quella flessibilità che porti a considerare patologie che non sono del proprio campo e a sottoporre il paziente ad ulteriori e differenti accertamenti. In caso contrario sussiste la responsabilità medica per negligenza o imprudenza.

Cass. pen., 28 marzo 2018 n. 14320

Le dichiarazioni spontanee anche se rese in assenza del difensore e senza l’avviso di poter esercitare il diritto al silenzio sono utilizzabili nelle fase procedimentale, nella misura in cui emerge con chiarezza che l’indagato abbia scelto di renderle liberamente, senza alcuna coercizione o sollecitazione.

Cass. pen., 28 marzo 2018 n. 14200

Ai fini dell’accertamento della non imputabilità derivante da immaturità, l’indagine sulla personalità del minore non richiede necessariamente un accertamento di tipo psichiatrico, in quanto l’esame della maturità mentale del minore può legittimamente essere condotto attraverso la valutazione degli esperti o delle persone che abbiano avuto rapporti con l’imputato – attività indicate dall’articolo 9, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988 – e in base a tutti gli elementi desumibili dagli atti e, tra questi, dalle modalità del fatto, esaminate anche in considerazione dell’età del minorenne, le quali dimostrino la sussistenza di detta imputabilità. In questa prospettiva, l’incapacità di intendere e di volere da immaturità ha carattere relativo nel senso che, trattandosi di qualificazione fondata su elementi non solo biopsichici ma anche socio-pedagogici, relativi all’età evolutiva va accertata con riferimento al reato commesso, sulla base degli elementi, offerti dalla realtà processuale.

Cass. pen., 27 marzo 2018 n. 14165

In tema di misure di prevenzione patrimoniali, la «ragionevole correlazione temporale», tra l’acquisto del bene e il momento di accertato pericolosità qualificata del proposto (necessaria per evitare il rischio di rendere particolarmente problematico l’assolvimento dell’onere dell’interessato di giustificare la provenienza dei beni, come evidenziato dalla Corte costituzionale, nella sentenza n. 33 del 2018, sia pure relativa alla c.d. confisca allargata di cui all’articolo 12-sexies del decreto legge n. 306 del 1992, convertito dalla legge n. 356 del 1992) non esclude affatto che possa procedersi alla confisca anche di beni acquisiti in epoca anche di gran lunga successiva alla cessazione delle condizioni di pericolosità soggettiva, allorquando il giudice dia conto di una pluralità di indici fattuali altamente dimostrativi che dette acquisizioni patrimoniali siano la diretta derivazione causale proprio della “provvista” formatasi nel periodo di illecita attività.

Cass. pen., 26 marzo 2018 n. 14007

Se il commercialista è intercettato perché sotto indagine, i ‘consigli’ forniti ai clienti per evadere il Fisco non sono coperti dal segreto professionale e dunque sono pienamente utilizzabili anche ai fini cautelari.

Cass. pen., 22 marzo 2018 n. 13398

Il giornale telematico – sia se riproduzione di quello cartaceo, sia se unica e autonoma fonte di informazione professionale – soggiace alla normativa sulla stampa, perché ontologicamente e funzionalmente è assimilabile alla pubblicazione cartacea (cfr. sezioni Unite, 29 gennaio 2015, Fazzo e altro). Al giornale telematico si estendono, quindi, non solo le garanzie costituzionali a tutela della stampa e della libera manifestazione del pensiero previste dall’articolo 21 della Costituzione, ma anche le disposizioni volte a impedire che con il mezzo della stampa si commettano reati, tra le quali quella di cui all’articolo 57 del Cp, che punisce appunto l’omesso controllo sui contenuti pubblicati. Tale responsabilità riguarda certamente i contenuti redazionali, ma non  può  escludersi neppure relativamente ai commenti inseriti (“postati”) dagli utenti estranei alla redazione, perché, rispetto a tali ultimi contenuti, se pure si accertasse l’impossibilità per il direttore di impedirne la pubblicazione con gli opportuni, praticabili accorgimenti tecnico-organizzativi, ciò non sarebbe sufficiente a escludere la responsabilità per omesso controllo  in  relazione  alla  “permanenza”  del  commento  incriminato,  che  il  direttore  avrebbe   potuto   e dovuto rimuovere.

Cass. pen., 22 marzo 2018 n. 13307

E’ legittimo il sequestro preventivo delle attrezzature e apparecchiature rinvenute nello studio dentistico, quando il titolare sia privo di un titolo abilitativo alla professione e tutto lasci presagire il regolare svolgimento dell’attività    di odontoiatra.

Cass. pen., 22 marzo 2018 n. 13284

Non può essere ravvisato il reato di abuso di ufficio a carico di soggetti che non abbiano una qualifica soggettiva di pubblici ufficiali o incaricati di pubblici servizi e che in concreto svolgano lavori che non abbiano un’attinenza diretta con il servizio pubblico.

Cass. pen., 21 marzo 2018 n. 13114

Il contribuente è tenuto a versare le imposte in Italia e non in Svizzera se viene dimostrato che, pur avendo la residenza elvetica, tuttavia dimori stabilmente in Italia.

Cass. pen., 21 marzo 2018 n. 13111

Il sequestro preventivo indirizzato sui beni dell’indagato e poi condannato per reati tributari, continua ad essere efficace nel caso i beni oggetti della misura cautelare reale siano finiti nella disponibilità della figlia attraverso una cessione azionaria simulata.

Cass. pen., 15 marzo 2018 n. 11994

Il piccolo spaccio può beneficiare della lieve entità a patto che l’attività sia esercitata con basso grado di offensività.

Cass. pen., 15 marzo 2018 n. 11919

L’accertamento induttivo è valido non solo per determinare una maggiore imposta da corrispondere sul fronte civile, ma è anche in grado di evidenziare evasioni d’imposta con rilevanza penale.

Cass. pen., 13 marzo 2018 n. 11035

L’omesso versamento Iva anche a processo iniziato se non supera l’importo  di  250mila  euro  non  assume  rilevanza penale.

Cass. pen., 9 marzo 2018 n. 10763

Il reato di maltrattamenti in  famiglia  può  essere  realizzato  anche  mediante  concorso  per  omissione  in  condotte commissive.

Cass. pen., 8 marzo 2018 n. 10567

La speciale competenza stabilita dall’articolo 11 del Cpp, che ha natura funzionale, e non semplicemente territoriale, con conseguente rilevabilità, anche di ufficio, del relativo vizio in ogni stato e grado del procedimento, opera esclusivamente per i procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di indagato, di imputato, ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato e, ai sensi del comma 3 della medesima disposizione, nei procedimenti connessi. Pertanto, tale disciplina derogatoria non opera quando il magistrato, ai sensi del disposto dell’articolo 48 del Cp, sia solo lo strumento inconsapevole della commissione di un reato (nella specie, tra l’altro, del reato di falso), perché il soggetto che commette il reato perché determinato dall’altrui inganno appartiene, pur sempre, ancorché non sia punibile, al novero degli autori del reato e, pertanto, non può essere, al contempo, considerato danneggiato da una condotta posta in essere da sé medesimo.

Cass. pen., 5 marzo 2018 n. 9989

In riferimento all’attività e agli atti del pubblico ministero nella fase delle indagini preliminari, non è possibile far valere l’incompetenza davanti al giudice, dovendolo in particolare desumere dalla disciplina dettata dall’articolo 54- quater del codice di procedura penale, adottata per consentire una verifica, su richiesta di soggetti esterni all’organizzazione dell’ufficio del pubblico ministero, relativamente alla legittimazione a indagare della Procura della Repubblica in concreto procedente. Tale disposizione, infatti, ha previsto un rimedio tutto interno alla struttura organizzativa dell’autorità requirente, rimet-tendo al procuratore generale della corte di appello o presso la corte di cassazione, e non al giudice, la decisione sulla legittimazione dello specifico ufficio di procura a indagare.

Cass. pen., 5 marzo 2018 n. 9966

Per il reato di interferenza illecita nella vita privata di cui all’articolo 615-bis del Cp il momento perfezionativo non coincide con l’istallazione delle telecamere preso l’abitazione altrui, ma con il procurarsi indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata, svolgentesi nei luoghi indicati nell’articolo 614 del Cp: ricorre, quindi, una fattispecie che, pur essendo a consumazione istantanea, può anche atteggiarsi a reato eventualmente permanente, quando il suo autore lo progetti e lo esegua con modalità continuative

Cass. pen., 5 marzo 2018 n. 9951

Niente imputazione del reato di bancarotta patrimoniale per l’amministratore formale che prende il comando dell’azienda ma che di fatto non abbia la consapevolezza di sottrarre beni ai creditori.

Cass. pen., 5 marzo 2018 n. 9921

Nessuna lesione del diritto di difesa, nel caso di imputazione per bancarotta fraudolenta documentale, qualora la contestazione preveda sia la mancata tenuta che la sottrazione delle scritture contabili.

Cass. pen., 2 marzo 2018 n. 9475

In caso di confisca diretta si deve procedere ad aggredire direttamente (ed esclusivamente) i beni societari senza che il giudice possa disporre contestualmente la confisca per equivalente a carico del rappresentante legale. L’eventuale scelta poi di ricorrere, invece, alla confisca per equivalente deve avvenire prima che ci sia la pronuncia del giudice dell’esecuzione. In caso contrario il soggetto ingiustamente colpito dalla misura si troverebbe nelle condizioni di non poter più impugnare la misura disposta ed essere espropriato del diritto di far valere le proprie ragioni.

Corte Costituzionale, 2 marzo 2018 n. 41

Chi deve scontare una pena, anche residua, fino a 4 anni di carcere ha diritto alla sospensione dell’ordine di esecuzione allo scopo di chiedere e ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali, nella versione “allargata” introdotta dal legislatore nel 2013. È quindi incostituzionale il quinto comma dell’articolo 656 del Codice di procedura penale, che prevede la sospensione solo per pene fino a 3 anni.

Cass. pen., 1 marzo 2018 n. 9400

L’elettore che entra nella cabina con il telefono cellulare e scatta una foto alla scheda appena compilata commette  un reato.

Cass. pen., 1 marzo 2018 n. 9385

In un appalto pubblico, il general contractor svolge una attività pubblicistica e dunque risponde di corruzione e turbativa d’asta chi si aggiudica un lotto messo a gara attraverso la dazione di denaro ai vertici dell’ente.

DIRITTO AMMINISTRATIVO

Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria, 6 aprile 2018 n. 3

L’interdittiva antimafia è provvedimento amministrativo al quale deve essere riconosciuta natura cautelare e preventiva, in un’ottica di bilanciamento tra la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e la libertà di iniziativa economica riconosciuta dall’articolo 41 della Costituzione, costituendo una misura volta – a un tempo – alla salvaguardia dell’ordine pubblico economico, della libera concorrenza tra le imprese e del buon andamento della pubblica amministrazione; pertanto, esso mira a prevenire tentativi di infiltrazione mafiosa nelle imprese, volti a condizionare le scelte e gli indirizzi della pubblica amministrazione e si pone in funzione di tutela sia dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento, riconosciuti dall’articolo 97 della Costituzione, sia dello svolgimento leale  e corretto della concorrenza tra le stesse imprese nel mercato, sia, infine, del corretto utilizzo delle risorse pubbliche.

Consiglio di Stato, 4 aprile 2018 n. 2097

L’annullamento integrale di un piano di zona per l’edilizia economica e popolare in sede giurisdizionale produce i suoi effetti anche nei confronti di chi non abbia proposto ricorso, solo nel senso che, una volta pronunciato l’annullamento, il piano non può più essere legittimamente assunto come presupposto di nuovi provvedimenti attuativi (come quelli espropriativi), ma non nel senso che restano travolti e caducati anche gli atti espropriativi emanati precedentemente all’annullamento, così come il soggetto che non ha partecipato al giudizio amministrativo non può avvalersi del giudicato relativo all’annullamento di un piano di zona per l’edilizia economica e popolare al fine di ottenere dal giudice ordinario la cancellazione della trascrizione del decreto di espropriazione e il risarcimento dei danni, in quanto la dichiarazione di pubblica utilità, implicita nell’approvazione del piano di zona, non è un atto collettivo, ma deve essere inquadrato nella categoria degli atti plurimi, caratterizzati dall’efficacia soggettivamente limitata ai destinatari individuabili in relazione alla titolarità delle singole porzioni immobiliari oggetto della potestà ablatoria, con la conseguenza che il suo annullamento non spiega efficacia erga omnes.

Consiglio di Stato, 1 marzo 2018 n. 1266

Spetta alla Provincia autonoma di Trento (Pat) la competenza sul servizio idrico, come riconosciuto dalla Consulta con la sentenza 137/2014. L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (AEEGSI, ora ARERA – Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) non può dunque imporre ai gestori un contributo di funzionamento secondo gli ordinari criteri. Saranno invece la Pat e Arera attraverso un confronto in spirito di reciproca leale collaborazione, a stabilire la minor quota di contributo che spetta all’Autorità in rapporto alla minor quota residua di sue competenze (che le parti dovranno comunque fra loro accertare, quale residuo presupposto contributivo) nei confronti dei gestori operanti nel territorio della PAT.

DIRITTO TRIBUTARIO

Cass. civ., 24 aprile 2018 n. 10021

Legittimo il diniego dell’Amministrazione a concedere il credito d’imposta a un contribuente che, secondo la vecchia normativa, ne aveva diritto ma, che non ne ha potuto beneficiare, in quanto le risorse statali erano esaurite.

Cass. civ., 9 aprile 2018 n. 8627

Per quel che concerne il condono previsto dall’articolo 9-bis della legge 289/2002 relativo alla possibilità di definire gli omessi e tardivi versamenti delle imposte e delle ritenute emergenti dalle dichiarazioni presentate, con il solo pagamento dell’imposta e degli interessi o dei soli interessi in caso di ritardo, rappresenta una forma di condono clemenziale e non premiale come, invece, previsto dagli articoli 7, 8, 9, 15 e 16.

Cass. civ., 9 aprile 2018 n. 8618

L’imprenditore agricolo per beneficiare dell’esenzione dall’imposta di registro non si può limitare a dichiarare di voler destinare l’acquisto alla coltivazione ma deve avere lo status di coltivatore.

Cass. civ., 4 aprile 2018 n. 8238

E’ illegittimo l’avviso di accertamento emesso sulla base di uno scarto notevole tra quanto dichiarato e quanto previsto, invece, dagli studi di settore: la mera comparazione tra gli introiti dichiarati e presunti non rappresenta di per sé un elemento presuntivo dotato di gravità,  precisione  e  concordanza  così come  richiesto  dall’articolo  39 del Dpr 600/1973.

Cass. civ., 4 aprile 2018 n. 8189

Non versa l’Irap l’odontoiatra che – per svolgere la professione – si avvalga di lavoratore dipendente e che dichiari spese per beni strumentali in linea con quelle del settore.