GIURISPRUDENZA IN PILLOLE: RASSEGNA MARZO-APRILE 2019

FAMIGLIA E MINORI

Cass. Civ., 8 aprile 2019 n. 9764

In caso di affidamento congiunto, la “bigenitorialità” è un elemento essenziale che non può essere compresso dal giudice senza fornire una adeguata motivazione: nell’interesse superiore del minore, va assicurato il principio della bigenitorialità, da intendersi quale presenza comune dei genitori nella vita del figlio, idonea a garantirgli una stabile consuetudine di vita e salde relazioni affettive con entrambi.

Cass. Civ., 6 marzo 2019 n. 6517

In tema di disconoscimento di paternità le norme e la giurisprudenza non comportano la prevalenza del favor veritatis sul favor minoris, ma impongono un bilanciamento fra il diritto all’identità personale legato all’affermazione della verità biologica e l’interesse alla certezza degli status ed alla stabilità dei rapporti familiari. Tale bilanciamento non può costituire il risultato di una valutazione astratta, occorrendo, invece, un accertamento in concreto dell’interesse superiore del minore nelle vicende che lo riguardano, con particolare riferimento agli effetti del provvedimento richiesto in relazione all’esigenza di un suo sviluppo armonico dal punto di vista psicologico, affettivo, educativo e sociale.

Cass. Civ., 6 marzo 2019 n. 6459

Allorché un coniuge abbia compiuto, in violazione della regola della congiuntività supposta dall’articolo 184 del Cc, un atto dispositivo dei beni della comunione depauperandone il patrimonio, lo stesso è obbligato a corrisponderne all’altro coniuge il valore pro quota determinato al momento dello scioglimento della comunione, salvo che dimostri che l’atto sia stato vantaggioso per la comunione o abbia soddisfatto una necessità della famiglia.

Cass. Civ., 6 marzo 2019 n. 6450

I coniugi non possono trovare nella costituzione del fondo patrimoniale un escamotage per sfuggire alle pretese creditorie di terzi ed evitare l’azione revocatoria.

SUCCESSIONI E DONAZIONI

Cass. Civ., 21 marzo 2019 n. 8031

La cancellazione del testamento equivale alla revoca tacita del medesimo. Per cui se il testamento cancellato conteneva la revoca di quello precedente, allora rivivono le vecchie diposizioni testamentarie. Si versa infatti in un caso di revocazione della revoca.

COMUNIONE, CONDOMINIO E LOCAZIONI

Cass. Civ., 10 aprile 2019 n. 10077

Per le innovazioni ai beni comuni del condominio non basta una maggioranza semplice: occorre difatti considerare che per le innovazioni vale quanto stabilito dal comma 2 dell’articolo 1136 Cc e quindi serve l’approvazione dei lavori con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio.

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. Civ., 30 aprile 2019 n. 11387

L’assegno circolare può essere cambiato nel termine triennale dall’emissione e non come per gli assegni normali entro otto giorni dalla sottoscrizione.

Cass. Civ., 27 marzo 2019 n. 8571

Qualora, anziché recedere dal contratto, la parte non inadempiente si avvalga dei rimedi ordinari della richiesta di adempimento ovvero di risoluzione del negozio, la restituzione della caparra è ricollegabile agli effetti restitutori propri della risoluzione negoziale, come conseguenza del venir meno della causa della corresponsione, giacché in tale ipotesi essa perde la sua funzione di limitazione forfetaria e predeterminata della pretesa risarcitoria all’importo convenzionalmente stabilito in contratto e la parte che allega il danno, oltre che alla restituzione di quanto prestato  in relazione o in esecuzione del contratto, ha diritto anche al risarcimento dell’integrale danno subito, se e nei limiti in cui riesce a provarne l’esistenza e l’ammontare in base alla disciplina generale di cui agli articoli 1453 e seguenti del codice civile.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6323

Il bisogno che giustifica la richiesta del comodante di restituzione del bene non deve essere grave, ma imprevisto (e, dunque, sopravvenuto rispetto al momento della stipula del contratto di comodato) e urgente, senza che rilevino bisogni non attuali, non concreti o solo astrattamente ipotizzabili. Il bisogno, inoltre, deve essere serio, non voluttuario né capriccioso o artificialmente indotto. Affinché possa configurarsi un collegamento negoziale sono necessari due elementi: uno oggettivo, costituito dal nesso teleologico tra i negozi, volti alla regolamentazione degli interessi reciproci delle parti nell’ambito di una finalità pratica consistente in un assetto economico globale e unitario, e uno soggettivo, costituito dal comune intento pratico delle parti di volere non solo l’effetto tipico dei singoli negozi in concreto posti in essere, ma anche il coordinamento tra di essi per la realizzazione di un fine ulteriore, che ne trascende gli effetti tipici e che assume una propria autonomia anche dal punto di vista causale.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6321

Un atto, per avere efficacia interruttiva, deve contenere, oltre alla chiara indicazione del soggetto obbligato, la esplicitazione di una pretesa che, sebbene non richieda l’uso di formule solenni, né la osservanza di particolari adempimenti, sia idonea a manifestare la inequivocabile volontà del titolare del credito di far valere la propria pretesa nei confronti del soggetto obbligato il quale, ove non la contesti, pone in essere comportamenti concludenti traducendosi nel ricorso riconoscimento del diritto fatto valere contro di lui, concorrono, ex articolo 2944 del codice civile, a consolidare l’effetto interruttivo. La specialità del regime prescrizionale va interpretata con riferimento all’inizio del giudizio di cognizione e va declinata in relazione alla qualificazione della domanda proposta, ma non può superare la disciplina ordinaria relativa agli effetti della sentenza di condanna passata in giudicato, che ha definito quel giudizio, per la quale si applica l’articolo 2953 del codice civile e,  dunque,  il  termine  di  prescrizione decennale.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6320

Il diritto di surrogazione dell’assicuratore che ha pagato un’indennità all’assicurato danneggiato ex articolo 1916 del Cc si risolve in una peculiare forma di successione nel diritto di credito dell’assicurato verso il terzo responsabile, nei limiti dell’indennizzo versato, che non incide sull’identità oggettiva del credito. Deriva da quanto precede, pertanto, che in tema di prescrizione rimane applicabile il termine previsto dalla legge in relazione all’originaria natura del credito, e l’assicuratore può giovarsi degli atti interruttivi posti in essere dal danneggiato prima del verificarsi della surrogazione, così come il suo diritto può risultare pregiudicato dalla prescrizione anteriormente maturatasi per l’inerzia del medesimo danneggiato.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6319

Nelle polizze unit linked, caratterizzate dalla componente causale mista (finanziaria e assicurativa sulla vita), anche ove sia prevalente la causa finanziaria, la parte qualificata come assicurativa deve comunque rispondere ai principi dettati dal codice civile, dal codice delle assicurazioni e della normativa secondaria a essi collegata, con particolare riferimento alla ricorrenze del rischio demografico, rispetto al quale il giudice di merito deve valutare la entità della copertura assicurativa che, avuto riguardo alla natura mista della causa contrattuale, dovrà essere vagliata con specifico riferimento all’ammontare del premio versato dal contraente, all’orizzonte temporale e alla tipologia dell’investimento. Il giudice del merito [quindi] dovrà valutare, con adeguata e logica motivazione se, in relazione a tali indici, la misura prevista sia in grado di integrare concretamente il rischio demografico.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6316

In tema di trasporto internazionale di merci su strada la normativa dettata dalla Convenzione di Ginevra 19 maggio 1956 (resa esecutiva con legge 1621/1960) è da considerarsi lex specialis e, in quanto tale, è applicabile solo in quanto le parti contraenti abbiano manifestato la loro volontà di sottoporsi a tale disciplina, sia attraverso l’inserimento nella lettera di vettura dell’indicazione che il trasporto è assoggettato al regime di cui alla predetta Convenzione (articolo 6, paragrafo L, lettera k), sia – in mancanza della lettera di vettura – attraverso specifica pattuizione che può essere adottata anche verbalmente, sempre che se ne fornisca adeguata prova, essendo  normativa speciale.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6315

Ai fini dell’esercizio del diritto di surroga ex articolo 1916 del Cc, l’assicuratore può adempiere all’onere di provare la sua qualità di assicuratore e il danno risarcito con la produzione della quietanza, se essa contiene la prova del contratto d’assicurazione e l’individuazione del danno risarcito. Tuttavia, quando l’assicuratore agisce nei confronti del terzo responsabile, questi, mentre non può far valere ragioni di annullabilità, rescissione o risoluzione del contratto, deducibili soltanto dall’altro contraente, è legittimato a contrastare, in via d’eccezione, i presupposti della surrogazione medesima, e, quindi, può opporre la nullità del contratto stesso, inclusa quella per inesistenza del rischio o per carenza di interesse, oppure l’avvenuto pagamento dell’indennizzo a persona diversa dal titolare del relativo diritto. In tal caso è necessario che l’assicuratore esibisca la polizza, ovvero provi in altra forma documentale il contenuto del contratto, non essendo sufficiente il solo richiamo al numero di polizza contenuto nella quietanza rilasciata dal terzo danneggiato.

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. Civ., 27 marzo 2019 n. 8461

La responsabilità medica si giudica anche in base a criteri probabilistici in base ai quali si sarebbe potuto evitare l’vento con una diagnosi preventiva.

Cass. Civ., 25 marzo 2019 n. 8277

Ai fini della possibile nocività delle emissioni elettromagnetiche delle ferrovie, il superamento dei valori soglia va valutato sulle 24 ore e non in riferimento alle punte di traffico.

Cass. Civ., 20 marzo 2019 n. 8150

L’equa  riparazione  deve  tenere  sempre  presente  il  valore  della  causa  e  si  deve  attenere  scupolosamente    alla norma in vigore.

Cass. Civ., 20 marzo 2019 n. 7850

In caso di malattia professionale (mesotelioma pleurico) con esiti fatali, il datore di lavoro deve risarcire agli eredi   il «danno non patrimoniale» (“danno biologico terminale”) per l’«invalidità temporanea» subita dal lavoratore per tutto il periodo in cui è durata la malattia.

Cass. Civ., 7 marzo 2019 n. 6587

Il paziente non ha diritto al risarcimento dei danni collaterali prodotti dal farmaco se gli effetti indesiderati sono stati adeguatamente indicati: non una qualunque informativa circa i possibili effetti collaterali del farmaco può tuttavia scriminare la responsabilità dell’esercente, essendo invece necessario che l’impresa farmaceutica svolga una costante opera di monitoraggio e di adeguamento delle informazioni commerciali e terapeutiche, allo stato di avanzamento della ricerca, al fine di eliminare o almeno ridurre il rischio di effetti collaterali dannosi e di rendere edotti nella maniera più completa ed esaustiva possibile i potenziali consumatori.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. Civ., 24 aprile 2019 n. 11237

E’ legittimamente licenziabile senza preavviso del dipendente della Agenzia delle Entrate che svolge attività di consulenza fiscale in favore di un privato nell’ambito di una vertenza in cui era contrapposto il proprio datore di lavoro: in tal modo infatti il funzionario ha violato l’obbligo di fedeltà ed esclusività della prestazione e del divieto di svolgimento di attività in conflitto di interessi.

Cass. Civ., 17 aprile 2019 n. 10726

Il lavoro a somministrazione può essere scelto dal datore come forma di contratto di lavoro a più riprese e non deve coincidere con i picchi lavorativi che richiedono ulteriore forza lavoro.

Cass. Civ., 14 marzo 2019 n. 7320

Il personale scolastico assunto con contratto a tempo parziale ha l’obbligo di svolgere le attività funzionali all’insegnamento di carattere collegiale con le stesse modalità previste per i docenti a tempo pieno e, in caso di part time verticale o misto, è tenuto a partecipare all’attività collegiale anche se la convocazione è disposta in giorni della settimana non coincidenti con quelli stabiliti per l’insegnamento.

Cass. Civ., 11 marzo 2019 n. 6947

Nelle società cooperative, anche i soci lavoratori con rapporto di lavoro subordinato vanno computati ai fini del requisito dimensionale dei 15 dipendenti previsto per la garanzia reale. Con la conseguenza della fruibilità anche dai lavoratori dipendenti non soci della tutela prevista dall’art. 18 legge 300/1970, nel testo novellato dalla Fornero (art. 1, comma 42 legge 92/2012).

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. Civ., 11 marzo 2019 n. 6985

In tema di ammissione al passivo fallimentare, nell’insinuare il credito derivante da saldo negativo di conto corrente, la banca ha l’onere di dare conto dell’intera evoluzione del rapporto tramite il deposito degli estratti conto integrali; il curatore, eseguite le verifiche di sua competenza, ha l’onere di sollevare specifiche contestazioni in relazione a determinate poste, in presenza delle quali la banca ha, a sua volta, l’onere ulteriore di integrare la documentazione, o comunque la prova, del credito avuto riguardo alle contestazioni in parola; il giudice delegato o, in sede di opposizione, il tribunale, in mancanza di contestazioni del curatore, è tenuto a prendere atto dell’evoluzione storica del rapporto come rappresentata negli estratti conto, pur conservando il potere di rilevare d’ufficio ogni eccezione non rimessa alle sole parti che si fondi sui fatti in tal modo acquisiti al giudizio.

PROCEDURE ESECUTIVE

Cass. Civ., 19 marzo 2019 n. 7680

L’inesatta indicazione, nella nota di trascrizione, della persona contro la quale si intendeva trascrivere, ove abbia prodotto la registrazione nel conto di una persona diversa dall’acquirente, determina l’incertezza sulle persone che, a norma dell’articolo 2665 del codice civile, comporta l’invalidità della trascrizione, rendendola legalmente occulta nei confronti di terzi, senza peraltro, che possa rilevare, almeno quale sanatoria con effetto ex tunc, la successiva correzione dell’errore originariamente contenuto nella nota.

DIRITTO PROCESSUALE CIVILE

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6318

La distinzione tra domanda ed eccezione riconvenzionale non dipende dal titolo posto a base della difesa del convenuto, e cioè dal fatto o dal rapporto giuridico invocato a suo fondamento, ma dal relativo oggetto, vale a dire dal risultato processuale che lo stesso intende con essa ottenere, che è limitato, nel secondo caso, al rigetto della domanda proposta dall’attore. Deriva da quanto precede, pertanto, che non sussistono limiti al possibile ampliamento del tema della controversia da parte del convenuto a mezzo di eccezioni, purché vengano allegati, a loro fondamento, fatti o rapporti giuridici prospettati come idonei a determinare l’estinzione o la modificazione dei diritti fatti valere dall’attore, e in base ai quali si chiede la reiezione delle domande da questo proposte e non una pronunzia di accoglimento di ulteriori e diverse domande.

Cass. Civ., 5 marzo 2019 n. 6316

È inammissibile, per difetto di interesse, una impugnazione con la quale si deduca la violazione di norme giuridiche, sostanziali o processuali, che non spieghi alcuna influenza in relazione alle domande o eccezioni proposte e che sia diretta alla emanazione di una pronuncia priva di rilievo pratico.

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 23 aprile 2019 n. 17444

Il minorenne che abbia proposto ricorso per cassazione non può essere condannato, in caso di rigetto o di dichiarazione di inammissibilità dell’impugnazione, al pagamento delle spese processuali e della sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende: in ragione della minore età del ricorrente al momento del fatto ed in ossequio alle disposizioni dettate per il rito speciale per gli imputati minorenni, non va disposta la condanna alle spese del giudizio, né altre sanzioni accessorie previste dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Cass. pen., 23 aprile 2019 n. 17411

In assenza di una condanna passata in giudicato, la pendenza di un nuovo procedimento penale per un reato della stessa indole non può impedire, trascorsi cinque anni, l’estinzione del reato per il quale sia stato emesso un decreto penale di condanna.

Cass. pen., 16 aprile 2019 n. 16577

Non risponde automaticamente del reato di “omessa denuncia” (361 c.p.) – nel caso di un abuso edilizio -, il responsabile dell’ufficio tecnico del comune che a seguito della presentazione di un permesso di costruire in sanatoria, non abbia trasmesso la relativa notizia all’autorità giudiziaria. È infatti necessario dimostrare anche la

«sussistenza dell’elemento soggettivo del reato – vale a dire l’effettiva conoscenza della notitia criminis -, non potendosi ipotizzare una responsabilità in capo al pubblico ufficiale in base alla sola funzione amministrativa esercitata all’interno della struttura burocratica del comunale.

Cass. pen., 16 aprile 2019 n. 16523

E’ illegittima la confisca sui beni personali degli associati di una Onlus se il Tribunale non ha cercato in precedenza di rifarsi sui beni aziendali.

Corte Costituzione, 11 aprile 2019 n. 82

E’ costituzionalmente illegittimo l’art. 517 del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede la facoltà dell’imputato di richiedere al giudice del dibattimento l’applicazione della pena, a norma dell’art. 444 cod. proc. pen., relativamente al reato concorrente emerso nel corso del dibattimento e che forma oggetto di nuova contestazione.

Cass. pen., 10 aprile 2019 n. 15838

Commette il reato di “Violazione della pubblica custodia di cose” il giornalista che faccia copia di provvedimenti giudiziari tutelati dal segreto. Né rileva l’eventuale complicità del magistrato o comunque di un pubblico ufficiale.

Cass. pen., 8 aprile 2019 n. 15356

Se da una parte la funzione del carcere è quella rieducativa, è anche vero che il detenuto va posto nelle condizioni igienico-sanitarie minime per poter percorrere tale percorso riabilitativo: la singola cella va considerata inumana quando il bagno sia separato dal resto dello spazio con un muro alto un metro.

Cass. pen., 5 aprile 2019 n. 15041

Poiché in relazione alle associazioni di stampa mafioso (cosa nostra, ’ndrangheta e camorra), la stabile dotazione di armi è fatto notorio non ignorabile, l’aggravante dell’associazione armata (articolo 416- bis, commi 4 e 5, del codice penale), una volta accertata la disponibilità di armi (integrata dalla mera disponibilità delle armi da parte dell’associazione, indipendentemente dal fatto che essa configuri le ipotesi delittuose di porto e detenzione, e quindi ravvisabile anche per armi legalmente detenute), è certamente configurabile, in ragione della sua natura oggettiva, in capo a ogni singolo partecipe del sodalizio criminoso; e ciò ancorché la disponibilità delle armi sia provata a carico di un solo appartenente.

Cass. pen., 2 aprile 2019 n. 14426

La dichiarazione resa dal consulente tecnico oralmente, va ritenuta prova dichiarativa, sicché, ove sia stata posta a fondamento dal giudice di primo grado della sentenza di assoluzione, il giudice di appello che, su impugnazione del pubblico ministero, condanni l’imputato sulla base di un diverso apprezzamento di tale dichiarazione, ha l’obbligo di procedere alla rinnovazione dibattimentale tramite l’esame del consulente.

Cass. pen., 1 aprile 2019 n. 14150

Le riprese audio e video eseguite presso un istruzione di istruzione (procedendosi nella specie per il reato di cui all’articolo 572 del codice penale in danno di minori, in ipotesi commesso da insegnanti) sono ritualmente eseguite ove autorizzate ex articolo 266 del codice di procedura penale, senza peraltro la necessità del rispetto delle condizioni di cui al comma 2 del citato articolo, non trattandosi  di  intercettazioni  da  eseguire  in  luogo  di  privata dimora.

Cass. pen., 26 marzo 2019 n. 13189

Niente misure cautelari reali in caso di bancarotta fraudolenta per distrazione su quei beni che sono rimasti in famiglia attraverso una fittizia compravendita di azioni.

Cass. pen., 25 marzo 2019 n. 12906

Quando si procede per il reato di omesso versamento dell’Iva, la non punibilità per particolare tenuità del fatto è applicabile solo se l’ammontare dell’imposta non corrisposta è pari a un ammontare vicinissimo alla soglia di punibilità, fissata a euro 250.000 dall’articolo 10-ter del decreto legislativo n. 74 del 2000, in considerazione del fatto che il grado di offensività della condotta ai fini della configurabilità dell’illecito penale è stato già valutato dal legislatore nella determinazione della soglia di rilevanza penale.

Cass. pen., 18 marzo 2019 n. 11722

In tema di prelievo ematico ospedaliero, l’obbligo dell’avvertimento ex articolo 114 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale da fare nei confronti del conducente sottoposto a controllo, sussiste sia che il prelievo venga effettuato su iniziativa e richiesta della polizia giudiziaria, ponendosi in tal caso il sanitario come ausiliario tecnico ex articolo 348 del codice di procedura penale, sia che il prelievo avvenga per iniziativa dei sanitari per scopi di diagnosi e cura ma non sia diretto ai fini sanitari all’accertamento del tasso alcolemico e l’estensione dell’analisi alla ricerca dei valori del tasso alcolemico avvenga su indicazione della polizia giudiziaria. Non è invece necessario l’avviso solo nel caso in cui il prelievo per l’accertamento anche del tasso alcolemico sia stato autonomamente disposto dai sanitari per indirizzare la diagnosi e la cura, essendo quindi in tal caso irrilevante che poi la polizia giudiziaria richieda di potere acquisire la documentazione dell’analisi.

Cass. pen., 15 marzo 2019 n. 11518

In tema di responsabilità degli enti ai sensi del decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231, qualora nei confronti dell’autore del reato presupposto sia stata applicata la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’articolo 131-bis del codice penale, il giudice deve procedere all’autonomo accertamento della responsabilità amministrativa della persona giuridica nel cui interesse e nel cui vantaggio l’illecito fu commesso, che non può prescindere dalla verifica della sussistenza in concreto del fatto di reato, non essendo questa desumibile in via automatica dall’accertamento contenuto nella sentenza  di  proscioglimento  emessa  nei  confronti  della  persona fisica. L’eventuale declaratoria di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’articolo 131- bis del codice penale, nei confronti dell’autore del reato presupposto non incide sulla contestazione formulata nei confronti dell’ente  ex decreto  legislativo  n. 231 del  2001,  né  all’ente  può  applicarsi  la  predetta  causa  di  non punibilità.

Cass. pen., 14 marzo 2019 n. 11476

Pur dopo la legge 20 maggio 2016 n. 76, contenente regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze (cosiddetta “legge Cirinnà”), che sembrerebbe avere limitato l’estensione degli effetti penalistici alle sole unioni civili (cfr., del resto, il testo del decreto legislativo 19 gennaio 2017 n. 6, con cui è stata modificata la definizione legale di “prossimi congiunti”, dettata agli effetti penali dall’articolo 307, comma 4, del codice penale, inserendo nel relativo novero «la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso»), deve adottarsi una interpretazione estensiva in linea con la Costituzione e con le indicazioni dettate dall’articolo 8 della Cedu in forza della quale, ai fini delle cause di non punibilità di cui agli articoli 384, comma 1, e 649, del codice penale, assume rilievo anche la convivenza di fatto o more uxorio, anche se non regolata sul piano normativo

Cass. pen., 14 marzo 2019 n. 11450

Il delitto di atti persecutori – noto anche come stalking – si configura anche per due sole condotte di minacce, molestie o lesioni, pur se commesse in un breve arco di tempo: ciò può essere sufficiente a costituire la “reiterazione” richiesta dalla norma incriminatrice; non è dunque necessario che gli atti persecutori si manifestino in una prolungata sequenza temporale.

Cass. pen., 13 marzo 2019 n. 10947

Una prognosi negativa sul rispetto della misura cautelare degli arresti domiciliari giustifica il carcere preventivo.

Cass. pen., 12 marzo 2019 n. 10893

In tema di garanzie di libertà dei difensori previste dall’articolo 103 del codice di procedura penale, il divieto di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, con conseguente inutilizzabilità delle stesse, non riguarda indiscriminatamente tutte le conversazioni di chi rivesta la qualità di difensore e per il solo fatto di tale qualifica, ma solo le conversazioni che attengono alla funzione esercitata, atteso che la ratio della disciplina di tutela va rinvenuta nella tutela del diritto di difesa. Di conseguenza, tale disciplina è inapplicabile nei confronti di esercente la professione legale sottoposto ad indagine, non venendo in rilievo la tutela della funzione difensiva e dell’«oggetto della difesa», cui è finalizzato l’articolo 103 del codice di procedura penale. I risultati delle intercettazioni telefoniche legittimamente acquisiti nell’ambito di un procedimento penale inizialmente unitario sono utilizzabili anche nel caso in cui il procedimento sia successivamente frazionato a causa della eterogeneità delle ipotesi di reato e dei soggetti indagati, atteso che, in tal caso, non trova applicazione l’articolo 270 del codice di procedura penale che postula l’esistenza di procedimenti ab origine tra loro distinti. l difensore può essere ritenuto concorrente nel reato di falsa testimonianza ex articoli 110 e 372 del codice penale se induce taluno a fornire all’autorità giudiziaria false notizie a favore del suo assistito, sicché assume rilevanza penale, ai fini dell’integrazione del contributo istigativo, ogni condotta che sia volta a conseguire l’indicato risultato senza che rilevi, al fine di escludere la necessaria efficienza causale del contributo, la non identità di tempo e di luogo in cui l’istigazione venga posta in essere rispetto alla falsa testimonianza resa dinnanzi all’ufficio giudiziario procedente che è, invece, fisiologica rispetto a un siffatto concorso nel reato tipico.

Cass. pen., 12 marzo 2019 n. 10809

Anche alla luce della legge n. 242 del 2016, deve escludersi la libera commerciabilità di infiorescenze di cannabis sativa, che risultino contenere un principio attivo idoneo a produrre un effetto drogante rilevabile. Infatti, non si rinvengono elementi idonei a includere nell’ambito di operatività della citata legge anche tali prodotti, perché non contemplati né nel quadro della finalità cui è diretta la coltivazione consentita (articolo 1, comma 3), né tra i prodotti della medesima come indicati all’articolo 2, comma 2. In senso contrario, neppure potrebbe valorizzarsi la Circolare del ministero delle Politiche agricole del 22 maggio 2018, laddove si riconduce espressamente le infiorescenze nell’ambito della lettera g) di cui all’articolo 2, comma 2, della legge n. 242 del 2016, riguardante i prodotti ricavabili dalla canapa coltivata ai sensi dell’articolo 1, comma 2, trattandosi di un’inclusione che non si avvale di alcun esplicito addentellato normativo, e, comunque, in ragione della rilevanza meramente interna alla pubblica amministrazione delle circolari, ancorché interpretative e sempre che siano in ogni caso conformi agli atti di rango superiore. Ne deriva la rilevanza penale di tale condotta ex articolo 73, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, ove si accerti l’idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevante; dovendosi in proposito ricordare, da un lato, che detto reato è configurabile anche in relazione a dosi inferiori a quella media singola di cui al Dm 11 aprile 2006, con esclusione soltanto delle condotte afferenti a quantitativi di sostanze stupefacenti talmente minimi da non poter modificare, neppure in maniera trascurabile, l’assetto neuropsichico dell’utilizzatore, e, dall’altro, che la soglia di tolleranza (0,6% di Thc) è stata introdotta solo a favore del coltivatore, e non del commerciante.

Cass. pen., 8 marzo 2019 n. 10360

L’elemento oggettivo del reato di cui all’articolo 610 del codice penale è costituito da una violenza o da una minaccia che abbiano l’effetto di costringere taluno a fare, tollerare od omettere una determinata cosa. La condotta violenta o minacciosa, quindi, deve atteggiarsi alla stregua di mezzo destinato a realizzare un evento ulteriore: vale a dire la costrizione della vittima a fare, tollerare od omettere qualcosa di diverso dal “fatto” in cui si esprime la violenza o la minaccia. Per l’effetto, il reato non è configurabile qualora gli atti di violenza o di minaccia integrino, in se stessi, l’evento naturalistico del reato, ossia il pati cui la persona offesa sia costretta; potendosi semmai ravvisare solo i reati di minaccia, molestia o percosse.

Cass. pen., 8 marzo 2019 n. 10260

In materia di impugnazioni, vale la regola secondo cui, allorché si succedano nel tempo diverse discipline e il passaggio dall’una all’altra non sia espressamente regolato con disposizioni transitorie, l’applicazione del principio tempus regit actum impone di far riferimento al momento di emissione del provvedimento impugnato e non già a quello della proposizione dell’impugnazione.

Cass. pen., 7 marzo 2019 n. 10038

E’legittima la sospensione della patente per il conducente che abbia causato un sinistro stradale in stato di ebbrezza accertato mediante alcoltest, così come è corretta la sola sospensione a chi a seguito di incidente si rifiuti di sottoporsi alla prova del palloncino.

Cass. pen., 5 marzo 2019 n. 9447

In tema di delitti contro la persona, il criterio distintivo tra la fattispecie di interruzione colposa della gravidanza e quella di omicidio colposo si individua nell’inizio del travaglio, momento in cui prende il via il processo fisiologico di separazione  del  feto  dal  corpo  materno  e  il  nuovo  essere  acquista  autonomia,  con  conseguente   fine  della gravidanza.

Cass. pen., 4 marzo 2019 n. 9430

In tema di violazione degli obblighi di assistenza familiare, l’incapacità economica dell’obbligato, intesa come impossibilità di far fronte agli adempimenti sanzionati dall’articolo 570 del codice penale, deve essere assoluta e deve altresì integrare una situazione di persistente, oggettiva e incolpevole indisponibilità di introiti, e, comunque, integra il reato anche l’inadempimento parziale dell’obbligo di corresponsione dell’assegno alimentare quando le somme versate non consentano ai beneficiari di far fronte alle loro esigenze fondamentali di vita, quali vitto, alloggio, vestiario ed educazione.

DIRITTO AMMINISTRATIVO

Consiglio di Stato, 4 aprile 2019 n. 2217

Spetta al giudice ordinario decidere sulla controversia relativa alla procedura di vendita di un ramo d’azienda (nella specie: Istituto di Vigilanza) di cui è titolare l’Associazione nazionale combattenti e reduci, dato che né la nozione tradizionale, cosiddetta “statica o formale”, né la nozione “dinamica o funzionale” di pubblica amministrazione possono attribuire a questa Associazione natura di ente pubblico.

Consiglio di Stato, 3 aprile 2019 n. 2211

Ai fini dell’adozione dell’interdittiva antimafia non rileva che all’epoca degli accertati “incontri” tra il destinatario della misura preventiva e il soggetto vicino alla criminalità organizzata questo non avesse ancora subito condanne. La data della pronuncia di condanna infatti non cristallizza il momento in cui la persona si è avvicinata al sodalizio di stampo mafioso.

T.A.R. Toscana, 3 aprile 2019 n. 491

Come previsto dall’articolo 80, comma 5, lettera b), del Codice dei contratti pubblici, la procedura di concordato con continuità aziendale cui è sottoposta la società concorrente non rientra tra le cause di esclusione dalla gara. L’omologazione del concordato chiude la procedura concordataria a norma dell’articolo 181 del regio decreto n. 267 del 1942; a seguito di tale provvedimento l’imprenditore ritorna in bonis e, pertanto, non c’è motivo di limitarne l’attività. L’articolo 181 del citato regio decreto prevede genericamente che «la procedura di concordato preventivo si chiude… con l’omologazione» senza operare alcuna distinzione, pertanto, intervenuto il decreto di omologazione del Tribunale l’impresa non è più “in stato” di concordato e non è più “in corso” la relativa procedura. Pertanto non sussistono né i divieti di legge con riferimento alla partecipazione alle pubbliche gare e né gli obblighi documentali che sarebbero esigibili limitatamente alle imprese che siano “in stato” o “in corso” di concordato.

T.A.R. Catania, 2 aprile 2019 n. 680

Il provvedimento con cui l’Assessorato regionale dispone la nomina del Commissario ad acta, dopo che la Corte dei conti ha dichiarato la mancata presentazione, da parte del Comune, del piano di riequilibrio pluriennale entro il termine di 90 giorni come prevede la legge, non va interpretato nel senso che la successiva dichiarazione di dissesto, presentata dal Commissario, possa prescindere dall’accertamento delle condizioni economiche e finanziarie a essa propedeutico. La dichiarazione di dissesto da parte del Commissario ad acta resta infatti connotata da propri presupposti e da autonomia funzionale.

Consiglio di Stato, 7 marzo 2019 n. 1586

È legittima la deliberazione n. 525/14 dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas che ha previsto, a partire dal 1mo novembre 2014, limitazioni alle attività di trading sull’energia – operate mediante acquisto e vendita di quantità in eccesso o in difetto rispetto alle previsioni di consumo – da parte degli operatori.

Consiglio di Stato, 6 marzo 2019 n. 1546

La Coldiretti può chiedere l’accesso civico a documenti e a informazioni riguardanti un mercato (nel caso specifico, quello caseario) in cui essa rappresenta la maggioranza degli operatori economici, perseguendone, per finalità statutaria, la tutela e lo sviluppo. Questo poiché la completa informazione dei consumatori (oltre a costituire un loro diritto sancito dal Codice del consumo) può favorire un corretto e regolato confronto concorrenziale, un aumento dei consumi interni e un ulteriore sviluppo di quel mercato, anche laddove dovesse tradursi in un danno per alcuni dei singoli operatori associati. Dunque è illegittimo il diniego di accesso civico ai dati volti a verificare la corrispondenza e la non contraddittorietà fra le importazioni di latte e di prodotti a base di latte da parte dei singoli operatori nazionali, da un lato, e le indicazioni fornite al consumatore in etichetta a termini di legge sull’origine delle materie prime utilizzate dall’altro.

T.A.R. Bari, 4 marzo 2019 n. 342

L’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) è una tipica autorizzazione costitutiva, in quanto è “concessa” per un tempo prestabilito e dunque non sussistono in capo al destinatario diritti prefissati per ottenerla e quindi può essere rilasciata solo dopo che la Pa ha valutato i vari interessi pubblici rilevanti, che vengono in evidenza nel corso dell’iter procedimentale, soprattutto in riferimento alla strategia di fondo (legate alle regole Ue) prescelta in materia di gestione dei rifiuti e accolta dalla amministrazione competente. L’attività di discarica non è un’attività libera ma riservata esclusivamente a soggetti in possesso di predeterminati requisiti, che assume un rilevante interesse pubblico e viene “concessa” (in base all’articolo 208, comma 12, del Dlgs 152/2006) al gestore ambientale, con un’autorizzazione costitutiva, dopo presentazione di una domanda, con il progetto definitivo corredato. Il tutto si colloca all’interno di un’attività pianificatoria e programmatoria delle autorità pubbliche preposte, che individua specifiche esigenze e criteri. Sulla gerarchia dei rifiuti si è espresso l’articolo 179 del Dlgs 152/2006, come modificato dal Dlgs 4/2008 e anche dal Dlgs 205/2010, stabilendo un “ordine di priorità” nella politica e nell’attività di gestione degli stessi. Le opzioni da seguire sono dunque: a) la prevenzione, intesa come insieme di misure volte a impedire la produzione di rifiuti; b) la preparazione per il riutilizzo, definita come operazione di controllo, pulizia e riparazione, che permette il riutilizzo del bene; c) il riciclaggio, ovvero quella particolare forma di recupero attraverso il trattamento con tecniche appropriate per ottenere altri prodotti o materiali; d) il recupero di altro tipo, come ad esempio avviene con le tecniche di recupero per produrre energia e l’utilizzo del rifiuto pretrattato come combustibile, e, solo in ultimo, e) lo smaltimento, che a sua volta può avvenire, secondo due modalità principali; la prima è costituita dall’incenerimento, la seconda (residuale) dal conferimento a discarica.

DIRITTO TRIBUTARIO

Corte di Cassazione, sez. trib., 11 aprile 2019 n. 10156

La Tari, ossia la tassa per lo smaltimenti dei rifiuti (ex Tarsu), è dovuta dall’albergo anche nel periodo invernale benchè l’attività sia chiusa.

Corte di Cassazione, sez. trib., 3 aprile 2019 n. 9218

Le prestazioni rese da una casa di cura non convenzionata non sono esenti da Iva.

Corte di Cassazione, sez. trib., 13 marzo 2019 n. 7105

Le somme richieste dalle aziende vanno attentamente analizzate e solo in funzione della loro finalità possono rappresentare aiuti stato o bonus occupazione ex articolo 7 della legge 388/2000 (ai datori di lavoro, che nel periodo compreso tra il 1° ottobre 2000 e il 31 dicembre 2003 incrementano il numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato è concesso un credito di imposta. Sono esclusi i soggetti di cui all’articolo

88 del  testo  unico   delle   imposte   sui   redditi,   approvato   con   decreto   del   Presidente   della   Repubblica  22 dicembre 1986, n. 917).

DIRITTO INTERNAZIONALE E COMUNITARIO

Corte UE, 18 marzo 2019 n. C-487/17

Il detentore di un rifiuto a cui possono essere assegnati sia codici corrispondenti a rifiuti pericolosi che non pericolosi – i cd. «codici speculari» o «codici a specchio» -, qualora si trovi nell’impossibilità (non derivante dal proprio comportamento) di determinare la presenza di sostanze pericolose o di valutarne le caratteristiche di pericolo, deve, seguendo il principio di precauzione, comunque classificare tale rifiuto come “pericoloso”.

Corte UE, 14 marzo 2019 n. C-449/17

I corsi di guida automobilistica per il conseguimento della patente, categorie B e C1, non rientrano tra gli insegnamenti scolastici o universitari e dunque non sono esenti dal pagamento dell’IVA.