GURISPRUDENZA IN PILLOLE – RASSEGNA MAGGIO-GIUGNO 2018

FAMIGLIA E MINORI

Cass. civ., 24 maggio 2018 n. 12954

Al termine di una relazione more uxorio, se la figlia minorenne manifesta disagio nel partecipare alla nuova confessione religiosa abbracciata dal padre dopo la fine della convivenza, il Tribunale, nelle condizioni di affido, può disporre il divieto di condurvela.

Cass. civ., 14 maggio 2018 n. 11668

In caso di comunione legale tra i coniugi, il bene da loro acquistato, insieme o separatamente, durante il matrimonio, costituisce, in via automatica, ai sensi dell’articolo 177, comma 1, lettera a), del codice civile, oggetto della comunione tra loro e diventa, quindi, in via diretta, bene comune ai due coniugi, anche se destinato a bisogni estranei a quelli della famiglia e il corrispettivo sia pagato, in via esclusiva o prevalente, con i proventi dell’attività separata di uno dei coniugi, a meno che non si tratta del denaro ricavato dall’alienazione di beni personali, ovvero si tratta di un bene di uso strettamente personale di ciascun coniuge ovvero che serve all’esercizio della professione del coniuge, e, in caso di acquisto di beni immobili, tale esclusione risulti dall’atto di acquisto e il coniuge non acquirente partecipi alla relativa stipulazione. La dichiarazione resa nell’atto dal coniuge non acquirente, ai sensi dell’articolo 179, comma 2, del codice civile, in ordine alla natura personale del bene, si pone come condizione necessaria ma non sufficiente per l’esclusione del bene dalla comunione, occorrendo a tal fine non solo il concorde riconoscimento da parte dei coniugi della natura personale del bene, ma anche l’effettiva sussistenza di una delle cause di esclusione dalla comunione tassativamente indicate dall’articolo 179, comma 1, lettere c), d) e f) c.c.

Cass. civ., 11 maggio 2018 n. 11553

L’obbligo dell’assegno di mantenimento, stabilito in sede di separazione dei coniugi, viene meno nel caso di delibazione delle sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio concordatario, anche se la sentenza di separazione è passata in giudicato.

SUCCESSIONI E DONAZIONI

Cass. civ., 11 maggio 2018 n. 11458

Nel caso in cui l’erede accetti il patrimonio con beneficio di inventario, l’imposta di successione dovrà essere corrisposta solo quando si sia definitivamente chiusa la procedura di liquidazione dei debiti ereditari.

LA PROPRIETA’ E I DIRITTI REALI

Cass. civ., 11 giugno 2018 n. 15070

A differenza dell’articolo 873 del codice civile che è volto a evitare la formazione di intercapedini dannose, e a tutelare gli interessi generali dell’igiene, decoro e sicurezza degli abitanti, consentendo agli enti locali di stabilire distanze maggiori, secondo una valutazione particolare degli interessi collettivi, l’articolo 905 del codice civile è diretto a salvaguardare i fondi dalle indiscrezioni derivanti dall’apertura di vedute negli edifici vicini e a tutelare interessi esclusivamente privati, per cui non c’è spazio per una integrazione della previsione di cui all’articolo 905 del codice civile con le eventuali e più restrittive previsioni in tema di distanze tra costruzioni.

COMUNIONE, CONDOMINIO E LOCAZIONI

Cass. civ., 25 giugno 2018 n. 16675

I vizi di una delibera condominiale per ragioni attinenti alla costituzione dell’assemblea o al verbale non travolgono tutte le decisioni adottate nella medesima seduta.

Cass. civ., 13 giugno 2018 n. 15378

L’immobile, oggetto della locazione, deve essere idoneo sotto il profilo urbanistico-edilizio, al conseguimento dell’abitabilità: ove detta qualità di fatto manchi, la protezione del conduttore si realizza al livello del mancato rispetto delle qualità che l’immobile oggetto di locazione deve possedere e, dunque, in termini di vizi della cosa locata ai sensi dell’articoli 1578 del Cc. In caso di mancanza dell’idoneità dell’immobile non ricorrono i presupposti dell’impugnativa per errore e il conduttore trova protezione nella disciplina della locazione, mediante il rimedio risolutorio di cui all’articolo 1578 del codice civile.

Cass. civ., 28 maggio 2018 n. 13293

L’obbligo del singolo condomino di contribuire in misura proporzionale al valore della sua unità immobiliare alle spese necessarie per la manutenzione e riparazione delle parti comuni dell’edificio trova la sua fonte nella comproprietà delle parti comuni dell’edificio. Ove l’esigenza di manutenzione e riparazione delle parti comuni dell’edificio derivi dalla specifica condotta illecita attribuibile a un condomino, tale condotta fa sorgere soltanto a carico di quest’ultimo l’obbligo di risarcire il danno complessivamente prodotto ex articolo 2043 del Cc, e non  anche l’obbligo degli altri partecipanti di contribuire alle spese ai sensi degli articoli 1123 e seguenti. Non spetta al condomino alcun diritto al rimborso della spesa affrontata per conservare la cosa comune, ai sensi dell’articolo 1134 del Cc, ove l’esigenza di manutenzione e riparazione della stessa abbia trovato la sua causa in una specifica condotta illecita a lui attribuibile, e le opere fatte eseguire dal singolo abbiano perciò dato luogo a una forma di risarcimento del danno in forma specifica.

Cass. civ., 14 maggio 2018 n. 11671

Il lastrico solare svolge, indipendentemente dal regime proprietario ovvero da una sua fruizione diretta, una ineludibile funzione primaria di copertura e protezione delle sottostanti strutture: sicché, quale area di cantiere, indipendentemente dall’avvenuta consegna all’appaltatore, per l’esecuzione di lavori volti alla relativa  manutenzione o ristrutturazione, il lastrico deve considerarsi nella persistente disponibilità del condominio, con conseguente permanenza, in capo a quest’ultimo, delle obbligazioni connesse alla sua custodia e delle connesse responsabilità per il relativo inadempimento.

Cass. civ., 10 maggio 2018 n. 11288

I muri perimetrali dell’edificio in condominio, pur non avendo funzione di muri portanti, vanno intesi come muri maestri al fine della presunzione di comunione di cui all’articolo 1117 del codice civile in quanto determinano la consistenza volumetrica dell’edificio unitariamente considerato proteggendolo dagli agenti atmosferici e termici, delimitano la superficie coperta e delineano la sagoma architettonica dell’edificio stesso. Pertanto, nell’ambito dei muri comuni dell’edificio rientrano anche i muri collocati in posizione avanzata o arretrata rispetto alle principali linee verticali dell’immobile.

Cass. civ., 4 maggio 2018 n. 10733

Il condominio deve pagare il canone per l’occupazione di suolo pubblico per le griglie poste lungo il perimetro dell’edificio comunale per migliorare la fruibilità dei locali.

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. civ., 27 giugno 2018 n. 16891

La semplice qualifica di “curatore” apposta affianco al nome dell’intestatario dell’assegno circolare non obbliga la banca ad altra verifica oltre a quella relativa alla identità del soggetto. Non deve dunque vigilare su dove la somma venga riversata.

Cass. civ., 21 giugno 2018 n. 16327

Per il perfezionamento dei contratti stipulati dalle amministrazioni comunali è necessaria una manifestazione documentale della volontà negoziale da parte del sindaco, organo rappresentativo abilitato a concludere, in nome e per conto dell’ente territoriale, negozi giuridici, mentre devono ritenersi inidonee le deliberazioni adottate dalla giunta o dal consiglio municipale, attesa la caratteristica di atti interni, di natura meramente preparatoria della successiva manifestazione esterna di volontà negoziale. Ne consegue che un contratto non potrà dirsi legittimamente perfezionato ove la volontà di addivenire alla sua stipula non sia, nei confronti della controparte, esternata, in nome e per conto dell’ente pubblico, da quell’unico organo autorizzato a rappresentarlo.

Cass. civ., 4 giugno 2018 n. 14243

In tema di contratti bancari soggetti alla disciplina ex articolo 117 del Dlgs 385/1993, la valida stipula del contratto non esige la sottoscrizione del documento contrattuale da parte della banca, il cui consenso si può desumere alla stregua di atti o comportamenti alla stessa riconducibili. Quindi la conclusione del negozio non deve necessariamente farsi risalire al momento in cui la scrittura privata che lo documenta, recante la sottoscrizione del solo cliente, sia prodotta in giudizio da parte della banca stessa”.

Cass. civ., 1 giugno 2018 n. 14074

Le clausole anatocistiche inserite in un contratto di conto corrente (nel caso la parte non produca adeguata documentazione) possono essere dimostrate ed eliminate dalle indagini eseguite tramite apposita ctu, richiesta dal giudice di merito.

Cass. civ., 31 maggio 2018 n. 13867

Il contratto preliminare è fonte di obbligazioni al pari di ogni altro contratto e il suo particolare oggetto non esclude che, nell’ipotesi in cui la data della stipulazione del contratto definitivo non sia stata determinata né in sede convenzionale né in sede giudiziale, sia applicabile, ai sensi dell’articolo 1183 del codice civile, la regola dell’immediato adempimento, con la conseguenza che, a norma degli articoli 2932, 2934, 2935 e 2946 del codice civile, il termine di prescrizione decennale del diritto alla stipulazione di un contratto definitivo di compravendita inizia a decorrere dal giorno del pagamento, o dell’offerta di pagamento, del prezzo.

Cass. civ., 31 maggio 2018 n. 13792

Ai fini della prelazione e del riscatto agrari, la qualifica di coltivatore diretto ai sensi dell’articolo 31 della legge 590/1965, non è esclusa dalla circostanza che il medesimo soggetto svolga altra attività lavorativa, compresa quella dell’allevamento e del governo del bestiame, né richiede una valutazione di prevalenza dell’attività agricola rispetto alle altre oppure la verifica di quale sia principale fonte di reddito dell’interessato, risultando sufficiente che l’attività di coltivazione sia esercitata in modo abituale e che la complessiva forza lavorativa del nucleo familiare non sia inferiore a un terzo di quella occorrente per la normale necessità della coltivazione del fondo.

Cass. civ., 31 maggio 2018 n. 13791

In tema di contratti agrari, l’azione di risoluzione proposta dal proprietario nei confronti dell’affittuario per violazione, da parte di quest’ultimo, del divieto di subaffitto, sublocazione o subconcessione del fondo rustico previsto dall’articolo 21 della legge 203/1982, è sempre soggetta alla valutazione della gravità dell’inadempimento imposta dall’articolo 1455 del Cc; ciò in quanto la violazione del divieto di subaffitto, benché prevista dall’articolo 5, secondo comma, della legge 203/1982 come motivo di risoluzione, implica l’automatica declaratoria di nullità del contratto di subaffitto, ma non anche un’automatica e generale valutazione di gravità dell’inadempimento ai fini della risoluzione del contratto principale

Cass. civ., 29 maggio 2018 n. 13368

In materia di contratti agrari, il diritto di prelazione in favore del proprietario confinante con quello venduto, di cui all’articolo 7, secondo comma, della legge 817/1971, sussiste anche nell’ipotesi in cui, in occasione dell’alienazione, siano creati artificiosi diaframmi al fine di eliminare il requisito della confinanza fisica tra i suoli, onde precludere l’esercizio del diritto di prelazione. Allo scopo, non è sufficiente che una porzione di fondo sia stata riservata alla parte alienante esclusivamente al fine di evitare il sorgere del diritto di prelazione o che lo sfruttamento dei fondi, risultanti dalla divisione, sia meno razionale che non la conduzione dell’intero, originario complesso, ma è indispensabile che la porzione costituente la fascia confinaria, per le sue caratteristiche, sia destinata a rimanere sterile e incolta o sia, comunque inidonea a qualsiasi sfruttamento coltivo autonomo, sì che possa concludersi che la porzione non ceduta è priva di qualsiasi utilità per l’alienante.

Cass. civ., 28 maggio 2018 n. 13345

Chi ha comprato un alloggio di edilizia residenziale convenzionata a prezzo di mercato ha diritto alla restituzione della differenza tra quanto versato e quanto invece dovuto in base ai vincoli stabiliti dalla convenzione originaria di assegnazione del diritto di superficie.

Cass. civ., 21 maggio 2018 n. 12454

Qualora l’Amministrazione committente richieda, in variante dell’opera commissionata, lavori diversi da quelli previsti dal contratto, per un importo superiore a un quinto rispetto a quello originariamente stabilito, tale richiesta non costituisce espressione di un potere dell’Amministrazione cui corrisponda un obbligo dell’appaltatore, il quale, pertanto, a fronte della richiesta della committente, può scegliere se recedere dal contratto oppure proseguire i  lavori, dichiarando per iscritto, se del caso, anche a quali condizioni: la scelta di quest’ultima soluzione, seguita dal raggiungimento di un accordo in ordine alle condizioni per l’esecuzione della variante, comportando la rinuncia a esercitare il diritto di recesso e l’assunzione dell’impegno di realizzare le ulteriori opere richieste, esclude che l’appaltatore possa rifiutarsi  di  proseguire  i  lavori,  adducendo  a  pretesto  il  superamento  del  cosiddetto  “quinto d’obbligo”.

Cass. civ., 15 maggio 2018 n. 11736

La fattura commerciale, avuto riguardo alla sua formazione unilaterale e alla sua funzione di far risultare documentalmente elementi relativi all’esecuzione di un contratto, si inquadra fra gli atti giuridici a contenuto partecipativo, consistente nella dichiarazione indirizzata all’altra parte di fatti concernenti un rapporto già costituito. Pertanto, quando tale rapporto non sia contestato tra le parti, la fattura può costituire un valido elemento di prova e non un mero indizio quanto alla prestazione ivi eseguita, specie nell’ipotesi in cui il debitore abbia accettato senza contestazioni le fatture stesse nel corso dell’esecuzione del rapporto.

Cass. civ., 10 maggio 2018 n. 11297

Ai fini della validità del contratto preliminare, non è indispensabile la completa e dettagliata indicazione di tutti gli elementi del futuro contratto, risultando sufficiente l’accordo delle parti su quelli essenziali; in particolare, nel preliminare di compravendita immobiliare, per il quale è richiesto ex lege l’atto scritto come per il definitivo, è sufficiente che dal documento risulti, anche attraverso il riferimento a elementi esterni, ma idonei a consentirne l’identificazione in modo inequivoco, che le parti abbiano inteso fare riferimento a un bene determinato o, comunque, determinabile, la cui indicazione pertanto, attraverso gli ordinari elementi identificativi richiesti per il definitivo, può anche essere incompleta o mancare del tutto, purché l’intervenuta convergenza delle volontà sia anche aliunde o per relationam logicamente ricostruibile.

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. civ., 26 giugno 2018 n. 16879

In caso di furto nel caveau della banca e di apertura delle cassette di sicurezza con prelievo dei beni in esse contenute la banca è tenuta a risarcire i clienti sulla base di quanto dichiarato al momento del deposito sulla base del valore estimatorio, ben oltre quindi la clausola limitativa del risarcimento in relazione al valore delle cose custodite ex articolo 1229 c.c.

Cass. civ., 21 giugno 2018 n. 16323

In tema di responsabilità risarcitoria, contrattuale ed extracontrattuale, se l’unico evento dannoso è imputabile a più persone, è sufficiente, al fine di ritenere la solidarietà di tutte nell’obbligo al risarcimento, che le azioni e le omissioni di ciascuna abbiano concorso in modo efficiente a produrre l’evento, a nulla rilevando che costituiscano autonomi e distinti fatti illeciti, o violazioni di norme giuridiche diverse. Pertanto, nel caso di danno risentito dal committente di un opera, per concorrenti inadempimenti del progettista e dell’appaltatore, sussistono le condizioni di detta solidarietà, con la conseguenza che il danneggiato può rivolgersi indifferentemente all’uno o all’altro per il risarcimento dell’intero danno e che il debitore escusso ha verso l’altro corresponsabile azione per la ripetizione della parte da esso dovuta.

Cass. civ., 15 giugno 2018 n. 15749

In tema di responsabilità professionale del medico, in presenza di un atto terapeutico necessario e correttamente eseguito in base alle regole dell’arte, dal quale siano tuttavia derivate conseguenze dannose per la salute, ove tale intervento non sia stato preceduto da un’adeguata informazione del paziente circa i possibili effetti pregiudizievoli non imprevedibili, il medico può essere chiamato a risarcire il danno alla salute solo se il paziente dimostri, anche tramite presunzioni, che, ove compiutamente informato, egli avrebbe verosimilmente rifiutato l’intervento, non potendo altrimenti ricondursi all’inadempimento dell’obbligo  di  informazione  alcuna  rilevanza  causale  sul  danno alla salute.

Cass. civ., 4 giugno 2018 n. 14216

Chi insegna un arte od un mestiere è responsabile del fatto illecito compiuto dall’apprendista, a meno che non provi l’impossibilità di evitarlo.

Cass. civ., 22 maggio 2018 n. 12564

Dal risarcimento del danno patrimoniale patito dal familiare di persona deceduta per colpa altrui non deve essere detratto il valore capitale della pensione di reversibilità accordata dall’Inps al familiare superstite in conseguenza della morte del congiunto.

Cass. civ., 21 maggio 2018 n. 12477

La banca che paga un assegno bancario non trasferibile alla persona sbagliata può provare di non aver colpa se ha agito seguendo le regole di diligenza previste per gli operatori professionali.

Cass. civ., 15 maggio 2018 n. 11750

Con riferimento alla liquidazione del danno patrimoniale futuro di soggetti non ancora produttivi di reddito a causa della giovane età, la liquidazione del danno da riduzione della capacità di guadagno, patito da un minore, può avvenire attraverso il ricorso alla prova presuntiva, allorché possa ritenersi ragionevolmente probabile che in futuro la vittima percepirà un reddito inferiore a quello che avrebbe altrimenti conseguito in assenza del danno. La relativa prognosi deve avvenire, in primo luogo, tenendo conto della percentuale di invalidità medicalmente accertata, della natura e dell’entità dei postumi medesimi, in secondo luogo, in base agli studi compiuti e alle inclinazioni manifestate dal danneggiato e, infine, sulla scorta delle condizioni economico-sociali della famiglia e di ogni altra circostanza rilevante.

Cass. civ., 15 maggio 2018 n. 11749

In caso di intervento chirurgico non andato a buon fine, il paziente che lamenta l’assenza di consenso informato, è tenuto a fornire la prova che, ove fosse stato correttamente informato dei rischi e delle complicazioni dell’intervento, non si sarebbe fatto operare. Al paziente, però, nonostante la mancanza di prova va riconosciuto in via automatica il danno non patrimoniale da mancata richiesta e quindi di impossibilità di autodeterminarsi.

Cass. civ., 14 maggio 2018 n. 11695

La società controllata non può chiamare in giudizio la banca per aver ritardato i tempi di fallimento dell’azienda controllante quando le due società condividano gli amministratori infedeli che abbiano così, falsificando i bilanci, ingenerato nell’istituto bancario che non ci fosse alcun stato di decozione, e che quindi quest’ultima abbia concesso senza colpa un finanziamento alla controllante.

Cass. civ., 11 maggio 2018 n. 11544

La banca non può bypassare gli obblighi informativi verso gli investitori sostenendo che i risparmiatori avevano già fatto investimenti rischiosi di carattere analogo.

Cass. civ., 10 maggio 2018 n. 11339

Il risarcimento del danno derivato da vaccinazione antipoliomelite va esteso anche prima dell’entrata in vigore della legge n. 695/1959, che lo ha reso obbligatorio.

Cass. civ., 9 maggio 2018 n. 11165

In un concorso pubblico dichiarato illegittimo per le modalità di svolgimento, ricade sul soggetto che lamenta il danno da perdita di chances, dimostrare in concreto qual è il danno patito: in caso contrario la richiesta è priva di specificità e quindi va respinta.

Cass. civ., 7 maggio 2018 n. 10912

Il risarcimento del danno non patrimoniale deve considerarsi come ristoro complessivo e massimo (onnicomprensivo) da attribuire alla persona offesa. Nella quantificazione del danno non patrimoniale rientrano tutte le tipologie di sofferenze e menomazioni subite dal paziente (dal danno biologico a quello esistenziale e di sofferenza).

Cass. civ., 4 maggio 2018 n. 10596

Il treno che arriva a destinazione con cinque ore di ritardo e con i viaggiatori raffreddati per il freddo patito determina esclusivamente un risarcimento del danno strettamente patrimoniale: dunque la restituzione solo del    50% del prezzo del biglietto.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. civ., 21 giugno 2018 n. 16429

In caso di licenziamento illegittimo al lavoratore può essere riconosciuto un risarcimento in misura pari alla retribuzione globale di fatto dalla data della rottura del rapporto di lavoro fino alla reintegra, con la detrazione del cosiddetto aliunde perceptum derivato dall’attività libero professionale svolta nel periodo successivo al recesso.

Cass. civ., 20 giugno 2018 n. 16256

Non è necessario che il datore per essere condannato in merito a comportamenti vessatori debba essere necessariamente accusato di mobbing. Sono sufficienti, infatti, anche episodi in cui il lavoratore denunci di aver subito singoli atti che gli abbiano cagionato un danno alla salute.

Cass. civ., 11 giugno 2018 n. 15094

Il divieto di controllo occulto sull’attività lavorativa vige anche nel caso di prestazioni lavorative svolte al di fuori dei locali aziendali.

Cass. civ., 30 maggio 2018 n. 13667

E’illegittimo il licenziamento del dirigente quando la misura non sia motivata sotto il profilo disciplinare e al tempo stesso non poggi su addebiti specifici.

Cass. civ., 29 maggio 2018 n. 13445

I medici specializzandi non possono esser inquadrati in un rapporto lavorativo subordinato o parasubordinato: non è ravvisabile una relazione sinallagmatica di scambio tra l’attività degli specializzandi e gli emolumenti previsti dalla legge, restando conseguentemente inapplicabili l’articolo 36 della Costituzione e  il  principio  di  adeguatezza  della retribuzione.

Cass. civ., 10 maggio 2018 n. 11322

Non solo è illegittimo ma scatta anche la reintegra del dipendente licenziato, per grave violazione della privacy, per aver registrato, e filmato, delle conversazioni ad insaputa dei colleghi, senza averle mai diffuse all’esterno, ed al solo fine di precostituirsi degli elementi di difesa per salvaguardare la propria posizione in azienda.

Cass. civ., 9 maggio 2018 n. 11159

La violazione del principio di immutabilità della contestazione non può essere ravvisata in ogni ipotesi di divergenza tra i fatti posti a base della contestazione iniziale e quelli che sorreggono il provvedimento disciplinare, ma solo nel caso in cui tale divergenza comporti in concreto una violazione del diritto di difesa del lavoratore, per essere intervenuta una sostanziale modifica del fatto addebitato che si realizza quando il quadro di riferimento sia talmente diverso da quello posto a fondamento della sanzione da menomare concretamente il diritto di difesa.

Cass. civ., 2 maggio 2018 n. 10435

La verifica del requisito della «manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento» concerne entrambi i presupposti di legittimità del licenziamento per giustificato motivo oggettivo e, quindi, sia le ragioni inerenti all’attività produttiva, l’organizzazione del lavoro e il regolare funzionamento di essa sia l’impossibilità di ricollocare altrove il lavoratore. La «manifesta insussistenza» va riferita a un’evidente, e facilmente verificabile sul piano probatorio, assenza dei suddetti presupposti a fronte della quale il giudice può applicare la disciplina di cui al comma 4 dell’articolo 18 della legge 300/1970 ove tale regime sanzionatorio non sia eccessivamente oneroso per il datore di lavoro.

SOCIETA’ E DIRITTO COMMERCIALE

Cass. civ., 29 maggio 2018 n. 13365

Le condotte fraudolente di amministratori e sindaci di una società di intermediazione finanziaria e la mancata vigilanza da parte dei funzionari Consob se convergono a creare il medesimo “evento dannoso” – la perdita dei soldi dei risparmiatori – determinano una “responsabilità solidale” fra i diversi soggetti, anche a fronte della diversità delle condotte illecite. Per cui, ai fini della prescrizione, l’atto interruttivo nei confronti di ciascun debitore vale anche per gli altri.

DIRITTO D’AUTORE E BREVETTI

Cass. civ., 18 maggio 2018 n. 12368

In tema di marchi d’impresa, la qualificazione del segno distintivo come marchio cosiddetto debole non incide sull’attitudine dello stesso alla registrazione, ma soltanto sull’intensità della tutela che ne deriva, nel senso che, a differenza del cosiddetto marchio forte, in relazione al quale vanno considerate illegittime tutte le modificazioni, pur rilevanti e originali, che ne lascino comunque sussistere l’identità sostanziale ovvero il nucleo ideologico espressivo, costituente l’idea fondamentale in cui si riassume, caratterizzandola, la sua attitudine individualizzante, per il marchio debole sono sufficienti a escluderne la confondibilità anche lievi modificazioni o aggiunte.

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. civ., 31 maggio 2018 n. 13777

L’avvocato è responsabile se, in caso di fallimento di una società, non si accorga dell’errore commesso dal curatore fallimentare nel postergare il creditore ipotecario di primo grado a un altro che invece vantava nei confronti del soggetto fallito un’ipoteca di secondo grado.

Cass. civ., 16 maggio 2018 n. 11962

Rientra nei poteri del giudice delegato, a norma degli articoli 25, comma 1, n. 8 e 92 e seguenti della legge Fallimentare, provvedere alla determinazione dell’equo compenso per l’uso della cosa, ai sensi dell’articolo 1526, comma 1, del codice civile, ove il creditore richieda tale credito con domanda di ammissione allo stato passivo fallimentare.

PROCEDURE ESECUTIVE

Cass. civ., 12 giugno 2018 n. 15193

In base al principio di generale sanatoria della nullità degli atti processuali che abbiano comunque raggiunto il loro scopo, la comunicazione, da parte della cancelleria, del provvedimento del giudice dell’esecuzione è idonea a determinare il decorso del termine per la proposizione dell’opposizione agli atti esecutivi, di cui all’articolo 617 del Cpc anche qualora sia avvenuta in non esatta ottemperanza al disposto del capoverso dell’articolo 45 delle disposizioni di attuazione al Cpc, purché abbia determinato in capo al destinatario la conoscenza di fatto della giuridica esistenza di un provvedimento potenzialmente pregiudizievole. Costituisce onere del destinatario, nonostante l’incompletezza della comunicazione, attivarsi per prendere piena conoscenza dell’atto, senza che ciò impedisca il decorso del termine complessivo di venti giorni dalla comunicazione incompleta; incombe all’opponente dimostrare, se del caso, l’inidoneità in concreto della ricevuta comunicazione ai fini dell’estrinsecazione, in detti termini, del suo diritto di difesa.

DIRITTO PROCESSUALE CIVILE

Cass. civ., 6 giugno 2018 n. 14485

Va accolta la richiesta dell’avvocato che – chiamato a svolgere attività professionale in regime di patrocinio a spese dello Stato – si veda riconoscere il diritto a una maggiore liquidazione del compenso senza però che il giudice abbia provveduto a un’adeguata quantificazione.

Cass. civ., 31 maggio 2018 n. 13768

Nel caso in cui il primo giudice, dopo aver compiutamente istruito la causa, ha pronunciato soltanto in punto di legittimazione omettendo qualsiasi statuizione sul petitum sostanziale, la riproposizione della domanda di merito formulata nelle conclusioni è sufficiente a soddisfare l’onere imposto dall’articolo 346 del codice di procedura civile, non essendo necessaria la trascrizione delle difese spiegate e delle istanze illustrate in primo grado che devono intendersi implicitamente richiamate.

Cass. civ., 21 maggio 2018 n. 12528

La notificazione della citazione introduttiva del giudizio di primo grado effettuata a una persona già deceduta è giuridicamente inesistente, posto che la capacità giuridica si acquista dal momento della nascita e si estingue con la morte; ne consegue l’insanabile nullità, rilevabile anche d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio, delle sentenze pronunciate nel corso del processo nei confronti del soggetto deceduto prima dell’inizio dello stesso, estendendosi tali principi anche all’ipotesi in cui, in luogo di una persona fisica deceduta, sia stato evocato in giudizio un ente giuridico inesistente, ben potendosi assimilare a tale ipotesi quella dell’evocazione in giudizio ovvero della proposizione della domanda da parte di un ente non più esistente.

Cass. civ., 10 maggio 2018 n. 11316

In tema di comunicazioni di cancelleria, per i processi a cui risulta applicabile la disciplina dettata dalla legge 221/12 di conversione del decreto legge n. 179/12, le comunicazioni di cancelleria devono essere eseguite esclusivamente presso l’indirizzo Pec del difensore della parte, potendosi derogare alle modalità dettate dal comma 4, dall’articolo 16 della menzionata legge n. 221 solo ove non sia possibile effettuare la comunicazione a mezzo Pec per causa non imputabile al destinatario.

Cass. civ., 8 maggio 2018 n. 10941

In tema di ricorso per cassazione, ai fini dell’osservanza di quanto imposto, a pena di improcedibilità, dall’articolo 369, secondo comma n. 2, del Cpc, nel caso in cui la sentenza impugnata sia stata redatta in formato digitale, l’attestazione di conformità della copia analogica predisposta per la Corte di cassazione può essere redatta, ai sensi dei commi 1-bis e 1-ter dell’articolo 9 della legge 53/1994, dal difensore che ha assistito la parte nel precedente grado di giudizio, i cui poteri processuali e di rappresentanza permangono, anche nel caso in cui allo stesso fosse stata conferita una procura speciale per quel singolo grado, sino a quando il cliente non conferisca il mandato alle liti per il giudizio di legittimità a un altro difensore.

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 21 giugno 2018 n. 28721

E’ Illegittimo il sequestro all’avvocato di carte o documenti relativi alla  difesa,  salvo  che  costituiscano  corpo  del reato.

Cass. pen., 19 giugno 2018 n. 28361

L’accesso abusivo a mezzi informatici da parte di due militari impiegati nel servizio di scorta di un terzo soggetto collaboratore di giustizia può essere sanzionato solo se sussistano prove che uniscano l’operato delle forze di polizia e un fine illecito quale l’intestazione fittizia di un bene da parte del collaboratore di giustizia.

Cass. pen., 12 giugno 2018 n. 26657

Nel caso in cui si contesti all’imputato di essersi, dopo il 25 marzo 2016 (data di entrata in vigore della legge n. 41 del 2016), posto alla guida di un veicolo a motore in stato di ebbrezza e di avere in tale stato cagionato, per colpa, la morte di una o più persone – ovvero lesioni gravi o gravissime alle stesse – la condotta di guida in stato di ebbrezza alcolica viene a perdere la propria autonomia, in quanto circostanza aggravante dei reati di cui agli articoli 589-bis, comma 1, e 590-bis, comma 1, del Cp, con conseguente necessaria applicazione della disciplina sul reato complesso ai sensi dell’articolo 84, comma 1, del Cp, ed esclusione, invece, dell’applicabilità di quella generale sul concorso di reati. La stessa soluzione, ovviamente, deve valere nel caso di guida in stato di alterazione psico-fisica conseguente all’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Cass. pen., 11 giugno 2018 n. 26603

Nel caso in cui sull’immobile non sussista un provvedimento definitivo di confisca, con il conseguente passaggio del bene allo Stato della proprietà del bene attualmente in sequestro, anche al soggetto che non sia proprietario dell’immobile ma vanti un diritto reale di godimento (la locazione) deve essere garantita la continuità a poter godere del bene.

Cass. pen., 8 giugno 2018 n. 26280

La qualifica di organizzatore in un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti spetta a chi assume poteri di gestione, quand’anche non pienamente autonomi, in uno specifico e rilevante settore operativo del gruppo, come, ad esempio, nel caso del soggetto in posizione di preminenza che organizzi il lavoro degli altri componenti l’associazione, sia in relazione ai rifornimenti di sostanza stupefacente sia all’attività di cessione.

Cass. pen., 7 giugno 2018 n. 25979

Integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato del lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell’offerta sulla domanda, costringe i lavoratori, con la minaccia larvata di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate, in particolare consentendo a sottoscrivere buste paga attestanti il pagamento di somme maggiori rispetto a quelle effettivamente versate.

Cass. pen., 5 giugno 2018 n. 25124

È abnorme il provvedimento del Tribunale che, a fronte di una richiesta di rinvio dell’udienza per adesione allo sciopero di categoria degli avvocati, nel rimettere alla Consulta una parte del “Codice di autoregolamentazione delle astensioni”, sospenda soltanto il giudizio in ordine a tale richiesta e non anche il processo principale.

Cass. pen., 1 giugno 2018 n. 24793

In tema di impugnazione, il principio di tassatività soggettiva previsto dall’articolo 568, comma 3, del Cpp impone di ritenere che, in mancanza di una espressa previsione attributiva, il potere di gravame non può essere esercitato dal vice procuratore onorario che ha presentato le conclusioni in udienza.

Cass. pen., 1 giugno 2018 n. 24755

Il pianerottolo delle scale di un fabbricato condominiale costituisce luogo aperto al pubblico, in quanto consente l’accesso a un’indistinta categoria di persone e non soltanto ai condomini, non potendosi invece qualificare come luogo di privata dimora, nella cui nozione rientrano esclusivamente i luoghi nei quali si svolgono non occasionalmente atti della vita privata e che non sono aperti al pubblico né accessibili a terzi, senza il consenso del titolare, compresi i luoghi destinati all’esercizio di attività lavorativa o professionale.

Cass. pen., 1 giugno 2018 n. 24738

In materia di misure cautelari personali, ai fini delle esigenze cautelari di cui all’articolo 274, comma 1, lettera c), del Cpp, il requisito della “concretezza” riguarda l’indicazione di elementi non meramente congetturali sulla base dei quali possa affermarsi che l’imputato, verificandosi l’occasione, possa facilmente commettere reati che offendono lo stesso bene giuridico di quello per cui si procede, mentre il requisito dell’“attualità” sussiste in relazione alla riconosciuta esistenza di potenziali occasioni prossime favorevoli alla commissione di nuovi reati. In questa prospettiva, il pericolo di recidiva è attuale ogni qual volta sia possibile una prognosi in ordine alla ricaduta nel delitto che indichi la probabilità di devianze prossime all’epoca in cui viene applicata la misura, seppur non specificatamente individuate, né tantomeno imminenti, ovvero immediate. Ne consegue che il relativo giudizio non richiede la previsione di una specifica occasione per delinquere (che esula dalle facoltà del giudice), ma una valutazione prognostica fondata su elementi concreti, desunti sia dall’analisi della personalità dell’indagato (valutabile anche attraverso le modalità del fatto per cui si procede), sia dall’esame delle concrete condizioni di vita di quest’ultimo, tale da indurre a ritenere “probabile” una ricaduta nel delitto “prossima”, anche se non specificamente individuata.

Cass. pen., 31 maggio 2018 n. 24670

In materia di misure di prevenzione patrimoniale, ai fini dell’opponibilità del diritto di garanzia reale sul bene oggetto del provvedimento di confisca, non basta che l’ipoteca sia stata costituita mediante iscrizione nei registri immobiliari prima del sequestro di prevenzione, ma è richiesta l’inderogabile condizione della buona fede e dell’affidamento incolpevole del creditore ipotecario, da desumersi sulla base di elementi il cui onere di dimostrazione grava sul medesimo creditore e che devono essere forniti nella procedura di prevenzione patrimoniale in occasione della verifica ex articolo 52 del decreto legislativo n. 159 del 2011. È necessario, cioè, che il creditore dia prova della propria buona fede, dimostrando, con riferimento al momento della stipula del contratto, l’estraneità a qualsiasi collusione o compartecipazione all’attività criminosa e un errore scusabile sulla situazione apparente del debitore. Tale onere della prova viene a declinarsi in una triplice direzione, investendo la trasparenza delle operazioni, la loro rispondenza alla disciplina antiriciclaggio, l’assenza di elementi tali da far insorgere il ragionevole convincimento relativo all’inerenza delle stesse ad attività illecite.

Cass. pen., 30 maggio 2018 n. 24384

In tema di colpa, laddove si debba discutere della possibile imperizia del sanitario, la relativa nozione non va rivolta al soggetto nella sua complessiva attività e alle sue capacità professionali, ma al singolo atto qualificato come colposo e che viene a lui addebitato.

Cass. pen., 30 maggio 2018 n. 24379

In tema di omicidio colposo conseguente a sinistro stradale, il mancato uso, da parte della vittima, della cintura di sicurezza non vale di per sé a escludere il nesso di causalità tra la condotta del conducente di un’autovettura – che, violando ogni regola di prudenza e la specifica norma del rispetto dei limiti di velocità, abbia reso inevitabile l’impatto con altra autovettura sulla quale viaggiava la vittima – e l’evento, non potendo considerarsi abnorme né del tutto imprevedibile il mancato uso delle cinture di sicurezza.

Cass. pen., 30 maggio 2018 n. 24377

Rientrano nella nozione di privata dimora di cui all’articolo 624-bis del codice penale esclusivamente i luoghi, anche destinati ad attività lavorativa o professionale, nei quali si svolgono non occasionalmente atti della vita privata, e che non siano aperti al pubblico né accessibili a terzi senza il consenso del titolare. In altri termini, la disciplina dettata dall’articolo 624-bis del codice penale è estensibile ai luoghi di lavoro soltanto ove essi – secondo accertamento riservato al giudice di merito – abbiano le caratteristiche proprie dell’abitazione, in quanto cioè in essi, o in parte di essi, il soggetto compia atti della vita privata in modo riservato e precludendo l’accesso a terzi.

Cass. pen., 29 maggio 2018 n. 24092

In tema di stupefacenti, la fattispecie del fatto di lieve entità di cui all’articolo 73, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, anche all’esito della formulazione normativa introdotta dall’articolo 2 del decreto legge 146 del 2013 (convertito dalla legge n. 10 del 2014), può essere riconosciuta solo nella ipotesi di minima offensività penale della condotta, desumibile sia dal dato qualitativo e quantitativo, sia dagli altri parametri richiamati espressamente dalla disposizione (mezzi, modalità e circostanze dell’azione), con la conseguenza che, ove uno degli indici previsti dalla legge risulti negativamente assorbente, ogni altra considerazione resta priva di incidenza sul giudizio.

Cass. pen., 29 maggio 2018 n. 24068

In tema di responsabilità professionale, il medico che, sia pure a titolo di consulto, accerti l’esistenza di una patologia a elevato e immediato rischio di aggravamento, in virtù della sua posizione di garanzia ha l’obbligo di disporre personalmente i trattamenti terapeutici ritenuti idonei a evitare eventi dannosi ovvero, in caso d’impossibilità di intervento, è tenuto ad adoperarsi facendo ricoverare il paziente in un reparto specialistico, portando a conoscenza dei medici specialistici la gravità e urgenza del caso ovvero, nel caso di indisponibilità di posti letto nel reparto specialistico, richiedendo che l’assistenza specializzata venga prestata nel reparto dove il paziente si trova ricoverato specie laddove questo reparto non sia idoneo ad affrontare la patologia riscontrata con la necessaria perizia professionale. Ciò in quanto il medico chiamato a consulto è pur sempre gravato degli stessi doveri professionali del medico che ha in carico il paziente presso un determinato reparto, non potendo esimersi da responsabilità adducendo di essere stato chiamato solo per valutare una specifica situazione.

Cass. pen., 29 maggio 2018 n. 24042

In tema di reati tributari, il profitto assoggettabile a confisca (diretta o per equivalente) va inteso come qualsivoglia vantaggio patrimoniale direttamente conseguito dalla consumazione del reato e può dunque consistere anche in un risparmio di spesa, come quello derivante dal mancato pagamento del tributo e di quanto dovuto a seguito dell’accertamento del debito tributario.

Cass. pen., 21 maggio 2018 n. 22458

In tema di decreto penale di condanna a pena pecuniaria sostitutiva di quella detentiva, non è necessario, ai fini della quantificazione della pena sostituita, l’espletamento di specifiche e mirate attività di verifica sulle condizioni economiche del reo, specie quando il ragguaglio sia effettuato in misura corrispondente al minimo stabilito dalla legge. Al pubblico ministero incombe, in proposito, solo un onere di allegazione di dati che consentano al giudice di esercitare la facoltà che la legge gli attribuisce di stabilire il criterio di ragguaglio, ma gli elementi valutativi cui la legge si riferisce, tuttavia, ben possono ricavarsi da circostanze obiettivamente apprezzabili comunque rappresentate nel fascicolo processuale, della preventiva considerazione delle quali il pubblico ministero può anche dare atto nella richiesta di decreto penale. Diversamente, si perverrebbe alla inaccettabile conclusione che, in presenza di qualsiasi reato rispetto al quale la pena sia astrattamente convertibile in pena pecuniaria, si debbano svolgere specifici accertamenti sulle capacità economiche del reo e del suo nucleo familiare, vanificando così l’intento del legislatore di favorire il ricorso al decreto penale.  Il giudice, in definitiva, non può imporre al  pubblico ministero tali accertamenti.

Cass. pen., 18 maggio 2018 n. 22334

Il riconoscimento della decisione di una sanzione pecuniaria nei confronti di una società, ai sensi della disciplina introdotta dal decreto legislativo 15 febbraio 2016 n. 37, di attuazione della decisione quadro 2005/214/Gai del Consiglio, del 24 febbraio 2005, sull’applicazione tra gli Stati membri dell’Unione europea del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, è subordinato alle sole condizioni previste dal citato decreto (cfr. articolo 9), e, dunque, prescinde dai presupposti e dai limiti di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231.

Cass. pen., 18 maggio 2018 n. 22039

La partecipazione al dibattimento a distanza dell’imputato era consentita, dal testo dell’articolo 146-bis delle disposizioni di attuazione del Cpp, anteriore alle modifiche introdotte con la legge 23 giugno 2017 n. 103, quando l’imputato fosse “in atto” sottoposto al regime penitenziario di cui all’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario, dovendosi escludere tale possibilità nell’ipotesi in cui l’imputato fosse stato “in passato” sottoposto a tale regime. Del resto, tale specifica disciplina è stata mantenuta anche nel testo attuale dell’articolo 146-bis, come modificato dalla legge n. 103 del 2017, giacché il comma 1-ter di detta norma conferma la regola della partecipazione mediante videoconferenza solo per chi in atto sia attualmente sottoposto al regime di cui all’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario.

Cass. pen., 18 maggio 2018 n. 22007

L’equipe medica non può sciogliersi a intervento appena terminato ma è tenuta a osservare l’andamento del paziente anche nella fase successiva. In caso contrario, soprattutto, quando la situazione clinica post-operatoria si aggravi è da riscontrare la responsabilità penale dei soggetti che facevano parte dell’equipe e che, invece, si sono allontanati per un presunto fine turno.

Cass. pen., 17 maggio 2018 n. 21868

Non rispondono penalmente i sanitari che abbiano agito seguendo un certo protocollo e un certo convincimento sulle condizioni del paziente. Questo anche se poi quest’ultimo – una volta dimesso dalla struttura sanitaria – non abbia risolto i problemi accusati al momento del ricovero.

Cass. pen., 16 maggio 2018 n. 21710

Ai fini della configurabilità del delitto di porto illegale di arma da fuoco, per «luogo aperto al pubblico» deve intendersi quello al quale chiunque può accedere a determinate condizioni, oppure quello frequentabile da un’intera categoria di persone o comunque da un numero indeterminato di soggetti che abbiano la possibilità giuridica e pratica di accedervi senza legittima opposizione di chi sul luogo esercita un potere di fatto o di diritto.

Cass. pen., 16 maggio 2018 n. 21683

Integra il reato di falso ideologico il comportamento del soggetto che, per iscriversi al registro dei praticanti avvocati, (con apposita domanda avanzata all’ordine degli avvocati) affermi di non avere carichi pendenti, pur avendo due procedimenti penali in corso.

Cass. pen., 16 maggio 2018 n. 21672

In tema di falso in bilancio, dove l’elemento soggettivo presenta una struttura complessa comprendendo il dolo generico (avente a oggetto la rappresentazione del mendacio), il dolo specifico (profitto ingiusto) e il dolo intenzionale di inganno dei destinatari, il predetto dolo generico non può ritenersi provato – in quanto in re ipsa – nella violazione di norme contabili sulla esposizione delle voci in bilancio, né può ravvisarsi nello scopo di far vivere artificiosamente la società, dovendo, invece, essere desunto da inequivoci elementi che evidenzino, nel redattore del bilancio, la consapevolezza del suo agire abnorme o irragionevole attraverso artifici contabili.

Cass. pen., 10 maggio 2018 n. 20826

Nella confisca di prevenzione la sproporzione tra i beni posseduti e le attività economiche del proposto non può essere giustificata adducendo proventi da evasione fiscale, atteso che le disposizioni sulla confisca mirano a sottrarre alla disponibilità dell’interessato tutti beni che siano frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego, senza distinguere se tali attività siano o meno di tipo mafioso.

Cass. pen., 10 maggio 2018 n. 20725

Il dolo generico del reato di cui all’articolo 2, comma 1-bis, del decreto legge 12 settembre 1983 n. 463, convertito dalla legge 11 novembre 1983 n. 638, che punisce l’omesso versamento da parte del datore di lavoro delle ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, può essere escluso dal giudice in considerazione del modesto importo delle somme non versate o della discontinuità ed episodicità delle  inadempienze riscontrate. Inoltre, l’imputato può fondatamente invocare l’assoluta impossibilità di adempiere il debito di imposta, quale causa di esclusione della responsabilità penale, ove provveda ad assolvere specifici oneri di allegazione concernenti sia il profilo della non imputabilità a lui medesimo della crisi economica che ha investito l’azienda, sia l’aspetto dell’impossibilità di fronteggiare la crisi economica tramite il ricorso a misure idonee, anche sfavorevoli per il suo patrimonio personale, da valutarsi in concreto.

Cass. pen., 9 maggio 2018 n. 20569

Non è abnorme, e quindi non è ricorribile per cassazione, il provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari, investito della richiesta di emissione del decreto penale di condanna, restituisca gli atti al pubblico ministero perché valuti la possibilità di chiedere l’archiviazione del procedimento per particolare tenuità del fatto ex articolo 131-bis del Cp. Con la restituzione degli atti al pubblico ministero, infatti, non si realizza un indebito ritorno a una fase del procedimento già esaurita e conclusa, né una paralisi irrimediabile del suo corso: il pubblico ministero è nuovamente titolare degli originari poteri di iniziativa e di impulso processuale, che può esercitare, sia ripresentando la richiesta di emissione del decreto penale di condanna emendata dagli eventuali errori segnalati, sia procedendo con altro rito, sia, infine, mediante richiesta di archiviazione del procedimento.

Cass. pen., 9 maggio 2018 n. 20485

L’accertamento dell’indirizzo Ip del dispositivo è sufficiente – anche in assenza di ulteriori accertamenti tecnici, ma utilizzando diversi «elementi dimostrativi» – alla condanna “per accesso abusivo e sostituzione di persona” di chi acceda al profilo Facebook di un terzo.

Cass. pen., 9 maggio 2018 n. 20437

La contraffazione di buoni fruttiferi postali non integra il falso in atto pubblico in quanto essi sono qualificabili come scritture private emesse da una società per azioni, privatizzata, che nello svolgimento dell’attività bancaria non si differenzia in alcun modo dagli altri istituti di credito.

Cass. pen., 8 maggio 2018 n. 20096

In caso di incidente stradale non particolarmente grave in cui l’automobilista non si fermi a prestare soccorso non si applica sempre e comunque l’articolo 189, comma 6 del codice della strada, ovvero la norma che riconosce l’obbligo di fermarsi immediatamente e attivarsi per il soccorso. L’eccezione in particolare vale quando l’imputato non abbia cagionato personalmente l’incidente.

Cass. pen., 7 maggio 2018 n. 19707

Non è ravvisabile il reato di truffa ai danni del servizio sanitario nazionale nella condotta di due fratelli che si aiutano nell’attività sanitaria. In particolare non sussiste il delitto se – entrambi medici convenzionati Asl – si “scambiano” i pazienti per consentire all’altro di poter svolgere meglio l’attività come libero professionista, nel caso concreto con il camice da dentista.

Cass. pen., 4 maggio 2018 n. 19497

Nessuna attenuante per particolare tenuità per il titolare di una agenzia investigativa, condannato per concorso in accesso abusivo al sistema informatico, per aver chiesto ed ottenuto dietro il versamento di un compenso ad un assistente capo della Polizia di Stato, informazioni riservate contenute nella banca dati S.D.I.  (Sistema di indagine investigativa).

Cass. pen., 3 maggio 2018 n. 19112

Per dimostrare il reato previsto dall’articolo 355 cp, ossia l’inadempimento di contratti di pubbliche forniture, non occorre procedere al collaudo della struttura realizzata, ma è sufficiente che ci sia una relazione redatta dal Rup (responsabile unico del procedimento) che dimostri come nel caso di specie siano stati utilizzati materiali di scarsa qualità e le modalità di esecuzione non fossero a norma.

Cass. pen., 3 maggio 2018 n. 18884

La serra agricola abusiva, perché costruita senza le prescritte autorizzazioni di legge, può rientrare nell’area della non punibilità per particolare tenuità del fatto se di modesto impatto.

Cass. pen., 2 maggio 2018 n. 18803

Il modello F24 è un atto pubblico e dunque la relativa attestazione se non veritiera integra il reato di falso ideologico commesso da privato in atto pubblico.

DIRITTO AMMINISTRATIVO

Consiglio di Stato, 5 giugno 2018 n. 3385

Nel corso di gare per l’affidamento di appalti pubblici non sono consentite regolarizzazioni postume della posizione previdenziale, dovendo l’impresa essere in regola con l’assolvimento degli obblighi previdenziali e assistenziali fin dalla presentazione dell’offerta e conservare tale stato per tutta la durata della procedura di aggiudicazione e del rapporto con la stazione appaltante, restando irrilevante un eventuale adempimento tardivo dell’obbligazione contributiva.

Consiglio di Stato, 5 giugno 2018 n. 3382

Il principio di proporzionalità impone all’amministrazione di adottare un provvedimento non eccedente quanto è opportuno e necessario per conseguire lo scopo prefissato; definito lo scopo avuto di mira, il principio di proporzionalità è rispettato se la scelta concreta dell’amministrazione è in potenza capace di conseguire l’obiettivo (idoneità del mezzo) e rappresenta il minor sacrificio possibile per gli interessi privati attinti (stretta necessità), tale, comunque, da poter essere sostenuto dal destinatario (adeguatezza).

T.A.R. Catanzaro, 31 maggio 2018 n. 1132

Quando si tratta di contratti pubblici, la lettera di invito alla procedura negoziata – indetta in base all’articolo 125, comma 1, lettera a), del Dlgs 18 aprile 2016 n. 50 – dopo l’originaria gara pubblica andata deserta, deve ritenersi integrata dalle disposizioni prescritte nella precedente lex specialis, nel caso in cui essa non contenga una disciplina compiuta. Secondo il Tar, nella procedura negoziata – pur costituendo un segmento procedimentale autonomo rispetto all’originaria gara pubblica andata deserta – i concorrenti restano sempre vincolati al rispetto delle regole previste dalla lex specialis della gara pubblica e, pertanto, la lettera di invito alla stessa procedura, se non contiene un sistema di disposizioni compiuto e autosufficiente avente a oggetto la puntuale regolamentazione dei relativi adempimenti concorsuali, deve ritenersi “ripetitiva” dell’integrale disciplina della gara pubblica.

T.A.R. Napoli, 30 maggio 2018 n. 3587

Il Presidente della commissione di gara non è controinteressato nel giudizio proposto contro la procedura di gara, pertanto non gli va notificato il ricorso, e ciò in quanto la Commissione è un organo tecnico, privo di rilevanza esterna, la cui attività viene trasfusa, dopo un’apposita approvazione, nell’atto finale della procedura, e cioè al momento dell’aggiudicazione, adottata dalla stazione appaltante. L’onere di immediata impugnazione è circoscritto alle clausole del bando di gara che impediscono la partecipazione alla procedura o impongono oneri manifestamente incomprensibili o del tutto sproporzionati per eccesso rispetto ai contenuti della procedura concorsuale, e, pertanto, subito lesive sotto questi profili. Invece, per ogni altra questione, compresa la legittima composizione della Commissione di gara, è rimessa all’impugnazione contro l’altrui aggiudicazione, perché solo in quel momento si concretizza il danno – e quindi l’interesse a ricorrere – per gli altri partecipanti alla procedura e può conseguentemente ritenersi sorto l’onere di impugnazione.

Consiglio di Stato, 25 maggio 2018 n. 3138

Ai fini dell’adozione di una informativa antimafia, non sussiste automatismo fra presenza di dipendenti controindicati e tentativo di infiltrazione mafiosa. A rilevare non è il dato in sé che un’impresa possa avere alle proprie dipendenze soggetti pregiudicati oppure sospettati di essere contigui ad ambienti mafiosi, quanto piuttosto che la presenza di questi soggetti possa essere ritenuta indicativa, alla luce di un quadro indiziario complessivo, del potere della criminalità organizzata di incidere sulle politiche assunzionali dell’impresa e, mediante ciò, di inquinarne la gestione a propri fini.

Consiglio di Stato, 24 maggio 2018 n. 3136

Il deposito con il processo amministrativo telematico (Pat) è possibile fino alle ore 24.00 ma se viene effettuato l’ultimo giorno utile rispetto ai termini previsti dal comma 1 dell’articolo 73 del Cpa, ove avvenga oltre le ore 12 si considera – solo ai fini della garanzia dei termini a difesa e della fissazione delle udienze camerali e pubbliche – effettuato il giorno successivo, e quindi è tardivo.

T.A.R. Lazio, 24 maggio 2018 n. 5781

Il Comune non è obbligato ad aderire alla Convenzione Consip per assicurare il servizio pubblico locale di illuminazione (compresa la manutenzione e l’adattamento tecnologico degli impianti), visto che ciò non è espressamente   menzionato    nell’elenco   dei   settori   merceologici   e   di   servizi   contemplati   dal   Dpcm     24 dicembre 2015.

T.A.R. Bari, 24 maggio 2018 n. 737

Ai fini dell’installazione dei “parchi eolici” nel territorio comunale, il Comune non può imporre oneri a carattere solo economico-patrimoniale a carico del titolare dell’impianto. Solo lo Stato e le regioni infatti possono prevedere misure compensative, mai esclusivamente economiche, e solo di carattere ambientale e territoriale, tenendo conto sia delle caratteristiche sia delle dimensioni dell’impianto sia del suo impatto ambientale e territoriale. Il Tar ha anche ricordato che le cosiddette energie alternative rinnovabili, inesauribili e prive di immissioni nocive per l’ambiente, tra le quali appunto è compresa l’energia eolica, sono forme di energia “pulita” che, per caratteristiche intrinseche, si rigenerano alla stessa velocità con cui vengono consumate o che non sono esauribili nella scala dei tempi umani. Un processo del tutto diverso riguarda invece le cosiddette energie tradizionali fossili (petrolio, gas, carbone): sono non rinnovabili, esauribili e producono notoriamente immissioni nocive nell’ambiente, con ricadute a “esternalità negativa”.

T.A.R. Latina, 24 maggio 2018 n. 278

Ai sensi dell’articolo 12, comma 3, del Dlgs 235/2012 l’unica causa di estinzione della condizione di incandidabilità dovuta per reati commessi è la sentenza di riabilitazione; a essa non può essere equiparata la causa di estinzione del reato di cui all’articolo 445, ultimo comma, del Cpp (effetti dell’applicazione della pena su richiesta), dal momento che è la conseguenza della condizione oggettiva del mero decorso del tempo, mentre la riabilitazione è preceduta da una valutazione del giudice sul ravvedimento del reo che ha dato prova effettiva e costante di buona condotta.

Consiglio di Stato, adunanza plenaria, 11 maggio 2018 n. 6

Deve essere rimessa alla Corte di giustizia Ue la questione se l’articolo 1, paragrafi 1, comma 3, e 3, della direttiva 89/665/Cee del Consiglio, del 21 dicembre 1989 – che coordina le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative relative all’applicazione delle procedure di ricorso in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture e di lavori, come modificata dalla direttiva 2007/66/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2007 – possa essere interpretato nel senso che esso consente che, allorché alla gara abbiano partecipato più imprese e le stesse non siano state chiamate in giudizio (e comunque avverso le offerte di talune di queste non sia stata proposta impugnazione), sia rimessa al Giudice, in virtù dell’autonomia processuale riconosciuta agli Stati membri, la valutazione della concretezza dell’interesse dedotto con il ricorso principale da parte del concorrente destinatario di un ricorso incidentale escludente reputato fondato, utilizzando gli strumenti processuali posti a disposizione dell’ordinamento, e rendendo così armonica la tutela di detta posizione soggettiva rispetto ai consolidati principi nazionali in punto di domanda di parte (articolo 112 del Cpc.), prova dell’interesse affermato (articolo 2697 del Cc), limiti soggettivi del giudicato che si forma soltanto tra le parti processuali e non può riguardare la posizione dei soggetti estranei alla lite (articolo 2909 del Cc).

Consiglio di Stato, 8 maggio 2018 n. 2738

In pendenza di procedimento di condono di un manufatto, gli unici interventi edilizi consentiti su di esso sono quelli diretti a garantirne la conservazione: essi non possono spingersi nell’esecuzione di opere destinate a mutarne la struttura, i volumi, i prospetti, salvo che siano indispensabili – previa, in tal caso, necessaria preventiva interlocuzione con l’Amministrazione – al fine di consentire di stabilire quali siano i caratteri e le esatte dimensioni del manufatto abusivo per verificarne la condonabilità. La normativa sul condono postula la permanenza dell’immobile da regolarizzare e non ammette, in pendenza del procedimento, la realizzazione di opere aggiuntive né finanche l’impiego di materiali di costruzione diversi da quelli originari, comportanti di fatto la qualificazione dell’intervento come sostituzione edilizia, venendo meno la continuità tra vecchia e nuova costruzione e l’attuale riconoscibilità del manufatto originario oggetto dell’istanza di condono.

Consiglio di Stato, 8 maggio 2018 n. 2729

Nella motivazione del diniego di autorizzazione paesaggistica, l’amministrazione non può limitarsi a esprimere valutazioni apodittiche e stereotipate, ma deve specificare le ragioni del diniego, ovvero esplicitare i motivi del contrasto tra le opere da realizzarsi e le ragioni di tutela dell’area interessata dall’apposizione del vincolo. Non è sufficiente, quindi, la motivazione del diniego all’istanza di autorizzazione fondata su una generica incompatibilità, non potendo l’amministrazione limitare la sua valutazione al mero riferimento a un pregiudizio ambientale, utilizzando espressioni vaghe e formule stereotipate.

Consiglio di Stato, 4 maggio 2018 n. 2660

La condanna dell’amministrazione a provvedere ai sensi dell’articolo 117 del Cpa presuppone che al momento della pronuncia del giudice perduri l’inerzia e che dunque non sia venuto meno l’interesse del privato istante a ottenere una pronuncia dichiarativa dell’illegittimità del silenzio-inadempimento. Trattandosi di una condizione dell’azione, questa deve persistere fino al momento della decisione; pertano, l’emanazione di un provvedimento (o l’adozione di un comportamento) esplicito in risposta all’istanza dell’interessato o in ossequio all’obbligo di legge, rende il ricorso inammissibile per carenza originaria dell’interesse ad agire o improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse, a seconda se il provvedimento (o il comportamento conforme all’interesse del privato) intervenga prima della proposizione del ricorso o nelle more del giudizio conseguentemente instaurato.

Consiglio di Stato, 2 maggio 2018 n. 2633

L’“interesse strumentale” all’annullamento di un provvedimento amministrativo può trovare tutela da parte del giudice amministrativo, in quanto sussistano, in concreto, delle ragionevoli possibilità di ottenere l’utilità richiesta: occorre cioè aver riguardo alla possibilità concreta di vedere soddisfatta la pretesa sostanziale fatta valere; pertanto, il criterio dell’interesse strumentale va contemperato con le peculiarità della procedura di volta in volta interessata, non potendosi prescindere dalla verifica dell’esistenza di un’utilità concreta fondante la legittimazione al ricorso.

Consiglio di Stato, 2 maggio 2018 n. 2613

La responsabilità da mancata aggiudicazione è riconducibile al paradigma generale della risarcibilità della lesione arrecata all’interesse legittimo e ai principi enunciati in materia di appalto dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (sentenza 30 settembre 2010, in C-314/09). I presupposti su cui essa si fonda sono dunque dati da un vizio di legittimità occorso nella fase di gara e dalla verifica che il concorrente avrebbe ottenuto l’aggiudicazione, nell’ipotesi in cui tale illegittimità non si fosse verificata.

DIRITTO TRIBUTARIO

Cass. civ., 25 giugno 2018 n. 16623

Un avvocato può svolgere la professione contemporaneamente in forma associata e individuale. E se per la prima attività, l’Irap si applica senza alcun dubbio in funzione del fatto che il legale si avvale di una struttura organizzata con competenza e mezzi altrui, sul secondo fronte l’imposta non si versa a condizione però che il contribuente dimostri di non avvalersi dell’altrui competenza.

Cass. civ., 22 giugno 2018 n. 16533

In caso di convenzione di lottizzazione, nella quale la realizzazione di un’opera pubblica a scomputo degli oneri di urbanizzazione è assoggettata a Iva, qualora l’opera non rientri tra quelle destinate a esigenze di urbanizzazione primaria e secondaria, l’obbligo di fatturazione non insorge alla data di sottoscrizione della convenzione urbanistica, ma al compimento delle opere concordate con l’ente territoriale, e al loro collaudo.

Cass. civ., 30 maggio 2018 n. 13628

Si considera illegittima la pretesa del Fisco in funzione di una plusvalenza realizzata a seguito di cessione di terreno che a detta dell’amministrazione aveva natura edificabile: la natura di terreno edificabile non può essere determinata dalla presenza sul terreno di una baracca.

Cass. civ., 11 maggio 2018 n. 11436

Nella fusione per incorporazione la società incorporante può procedere alla deducibilità delle perdite pregresse dell’azienda incorporata.

Cass. civ., 8 maggio 2018 n. 10998

L’avvocato che si avvale della collaborazione (non occasionale) della moglie anch’essa legale, deve versare necessariamente l’Irap.