GIURISPRUDENZA IN PILLOLE – RASSEGNA MARZO APRILE 2016

FAMIGLIA E MINORI

Cass. civ., 14 aprile 2016 n. 7390
La dichiarazione di adottabilità dei minori deve essere sempre considerata la soluzione estrema per cercare di non compromettere l’integrità psico-fisica dei minori. Tuttavia ci sono dei casi in cui la misura deve necessariamente essere adottata proprio in relazione ai possibili futuri benefici per la prole.

Cass. civ., 24 marzo 2016 n. 5757
Le separazioni sono sempre complesse e delicate per tutte le conseguenze affettive e d economiche che ne derivano. Alle volte, tuttavia, quando non si guarda con attenzione all’interesse dei figli ma solo all’aspetto economico possono scatenarsi vere proprie battaglie soprattutto se i coniugi sono benestanti.

Cass. civ., 2 marzo 2016 n. 4182
Il padre non affidatario del figlio è tenuto a dividere a metà con la madre affidataria le spese sostenute dalla donna per iscrivere il ragazzo presso una scuola privata in modo da consentirgli il recupero del ritardo scolastico.
Il provvedimento con il quale, in sede di separazione, si stabilisce che il genitore non affidatario paghi, sia pure pro quota, le spese mediche e scolastiche relative ai figli costituisce idoneo titolo esecutivo e non richiede un ulteriore intervento del giudice in sede di cognizione, qualora il genitore creditore possa allegare e documentare l’effettiva sopravvenienza degli esborsi indicati nel titolo e la relativa entità, salvo il diritto dell’altro coniuge di contestare l’esistenza del credito per la non riconducibilità degli esborsi a spese necessarie o per violazione delle modalità d’individuazione dei bisogni del minore. Ne deriva l’ammissibilità dell’azione monitoria e la legittimità dell’emanazione del decreto salva la possibilità per il coniuge dissenziente di far valere le proprie ragioni di dissenso nel giudizio di opposizione.

SUCCESSIONI E DONAZIONI

Cass. civ., 4 marzo 2016 n. 4312
In tema di delazione dell’eredità, non ha luogo la successione legittima agli effetti dell’articolo 457, comma 2, del Cc, in presenza di disposizione testamentaria a titolo universale, sia pur in forma di istituzione ex re certa, tenuto conto della forza espansiva della stessa per i beni ignorati dal testatore o sopravvenuti. L’operatività del principio della vis expansiva della istitutio ex re certa presuppone, evidentemente, che il testamento non abbia esaurito con le attribuzioni di beni determinati l’intero asse ereditario, e che, pertanto, anche i beni di cui non si è disposto espressamente debbano essere devoluti agli eredi o all’erede la cui chiamata non avvenga mediante formale attribuzione del titolo da parte del testatore, ma in maniera implicita, attraverso l’assegnazione di determinati beni. In tema di distinzione tra erede e legatario – ai sensi dell’articolo 588 del Cc – la assegnazione di beni determinati configura una successione a titolo universale (institutio ex re certa) qualora il testatore abbia inteso chiamare l’istituito nella universalità dei beni o in una quota del patrimonio relitto mentre deve interpretarsi come legato se egli abbia voluto attribuire singoli, individuati beni. In ogni caso la indagine diretta a accertare se ricorra l’una o l’altra ipotesi si risolve in un apprezzamento di fatto, riservato ai giudici di merito, e, quindi, incensurabile in Cassazione, se congruamente motivato. Tale indagine – in particolare – deve essere sia di carattere oggettivo, riferita cioè al contenuto dell’atto, sia di carattere soggettivo, riferita alla intenzione del testatore. Deriva da quanto precede, pertanto, che solo in seguito a tale duplice indagine – che è di competenza del giudice del merito – può stabilirsi se attraverso la assegnazione di beni determinati il testatore abbia inteso attribuire una quota del proprio patrimonio unitariamente considerato (sicché la successione in esso è a titolo universale) ovvero abbia inteso escludere la istituzione nell’universum ius, sicché la successione è a titolo di legato.

Cass. civ., 3 marzo 2016 n. 4199
In caso di successione mortis causa di più eredi nel lato passivo del rapporto obbligatorio si determina un frazionamento pro quota dell’originario debito del de cuius fra gli aventi causa, con la conseguenza che, al pari di quanto si verifica nelle obbligazioni solidali, il rapporto che ne deriva non è unico e inscindibile e non si determina, nell’ipotesi di giudizio instaurato per il pagamento, litisconsorzio necessario tra gli eredi del debitore defunto, né in primo grado, né nelle fasi di gravame, neppure sotto il profilo della dipendenza di cause.

LA PROPRIETA’ E I DIRITTI REALI

Cass. civ., 22 marzo 2016 n. 5594
La facoltà di trasformare una veduta illegittima in luce, quale si desume dall’articolo 903 del Cc, presuppone che anche questa debba essere aperta lungo il medesimo muro preesistente, in mancanza del quale non può darsi trasformazione dell’una apertura nell’altra. È pertanto da escludere che la veduta esercitata da un balcone posto a distanza inferiore a quella di cui all’articolo 905 del Cc, possa essere eliminata e trasformata in luce previo tamponamento su tre lati del balcone stesso, cioè creando ex novo dei muri che, a loro volta, integrerebbero gli estremi di una costruzione da tenere a distanza ancora maggiore, in quanto la reintegrazione di un diritto leso non può essere attuata provocando una lesione di tipo diverso.

Cass. civ., 4 marzo 2016 n. 4318
La rinuncia tacita all’usucapione è configurabile soltanto allorché sussista incompatibilità assoluta fra il comportamento del possessore e la volontà del medesimo di avvalersi della causa di acquisto del diritto, senza possibilità di diversa interpretazione. In tale senso la dichiarazione negoziale di obbligarsi all’acquisto di un immobile, fatta dopo il decorso del termine per usucapire, non si può configurare automaticamente come rinuncia alla usucapione, ove da essa sia desumibile anche soltanto una volontà del possessore di regolarizzare la propria posizione, soprattutto tenuto conto della attività edificatoria già svolta sul fondo, senza con ciò perdere il diritto ormai acquisito. La stipula di un preliminare di compravendita non depone – in particolare – ex se per una ontologica incompatibilità tra il comportamento del possessore, resosi promissario compratore, e la volontà del medesimo di avvalersi della prescrizione acquisitiva, trattandosi di strumenti entrambi tesi a vedere riconosciuta, sia pure in base a titolo diverso, la proprietà del bene.

Cass. civ., 1 marzo 2016 n. 4049
Il termine per usucapire una servitù viene interrotto dalla proposizione di actio negatoria della servitù medesima. Infatti, agli effetti della interruzione del termine utile per l’usucapione si richiede che il titolare del diritto notifichi al possessore l’atto giudiziale diretto alla riaffermazione del suo diritto sul bene. (In applicazione del riferito principio la Suprema corte ha escluso abbia idoneità a interrompere il corso della prescrizione la domanda giudiziale

COMUNIONE, CONDOMINIO E LOCAZIONI

Cass. civ., 19 aprile 2016 n. 7704
Le scale danno accesso alle proprietà esclusive e per tale ragione sono oggetto di proprietà comune dei proprietari dei diversi piani o porzioni di piani di un edificio, se il contrario non risulta dal titolo, essendo necessarie all’uso comune. Le obiettive caratteristiche strutturali, per cui dette scale servono in modo esclusivo all’uso o al godimento di una parte dell’immobile, ne fanno venire meno in questo caso il presupposto per il riconoscimento di una contitolarità necessaria, giacché la destinazione particolare del bene vince l’attribuzione legale, alla stessa stregua del titolo contrario.

Cass. civ., 18 aprile 2016 n. 7634
In una locazione abitativa, il canone da corrispondere è unicamente quello contenuto nel contratto regolarmente registrato, mentre la parte “in nero” eccedente, in quanto contenuta in un patto occulto, non ha alcun valore né può essere sanata da una successiva registrazione, con la conseguenza che il conduttore può chiedere l’integrale restituzione di quanto ha pagato in più.

Cass. civ., 8 aprile 2016 n. 6931
Il principio dell’universalità della divisione ereditaria non è assoluto e inderogabile ed è possibile una divisione parziale, sia quando al riguardo intervenga un accordo tra le parti, sia quando, essendo stata richiesta tale divisione da una delle parti, le altre non amplino la domanda, chiedendo a loro volta la divisione dell’intero asse. In definitiva, la divisione parziale tra comproprietari è ammissibile quando essi vi consentano o quando formi oggetto di domanda giudiziale che nessuna delle parti estenda, chiedendo la trasformazione, in porzioni concrete, delle quote dei singoli comproprietari sull’intero asse.

Cass. civ., 10 marzo 2016 n. 4726
Non basta una delibera assembleare per realizzare una gabbia esterna all’edificio per installare e contenere un ascensore. Si devono valutare concretamente le lamentele del singolo condomino che – a opera in corso – si veda pregiudicata la visuale.

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. civ., 19 aprile 2016 n. 7711
Nei contratti con prestazioni corrispettive, qualora le parti si addebitino inadempimenti reciproci, agendo l’una contro l’altra con domande contrapposte, il giudice, ai fini della decisione, deve procedere a una valutazione unitaria e comparativa dei rispettivi inadempimenti e comportamenti dei contraenti, che, al di là del pur necessario riferimento all’elemento cronologico degli stessi, li investa nel loro rapporto di dipendenza e di proporzionalità, in modo da consentire su quale dei contraenti debba ricadere l’inadempimento colpevole che possa giustificare l’inadempimento dell’altro, in virtù del principio inademplenti non est adimplendum.

Cass. civ., 25 marzo 2016 n. 5952
Poiché il diritto di prelazione e di riscatto agrari costituiscono ipotesi tassative, regolate dalla legge e non suscettibili di interpretazione estensiva, i diritti di prelazione e di riscatto del confinante, previsti dalla legge n. 817 del 1971 (articolo 7, comma 2, n. 2) non spettano al socio della società semplice, affittuaria del fondo rustico (confinante con il fondo in vendita) ancorché il socio sia anche comproprietario del fondo, dal momento che la norma richiede la coincidenza tra la titolarità del fondo e l’esercizio della attività agricola, nella specie riferibile alla società.

Cass. civ., 7 marzo 2016 n. 4450
Gli interessi, siano essi corrispettivi, compensativi o moratori, hanno un fondamento autonomo rispetto a quello dell’obbligazione pecuniaria alla quale accedono, onde essi possono essere attribuiti solo su espressa domanda della parte in applicazione dei principi previsti negli articoli 99 e 112 del Cpc; con esclusione, tuttavia, degli interessi su somma dovuta a titolo di risarcimento del danno, i quali integrano una componente di tale danno nascente dal medesimo fatto generatore, il cui riconoscimento avviene perciò automaticamente in uno con la liquidazione.

Cass. civ., 4 marzo 2016 n. 4305
l contraente che chieda l’esecuzione specifica dell’obbligo di concludere un contratto avente a oggetto il trasferimento della proprietà di una cosa determinata è tenuto all’adempimento della prestazione corrispettiva o all’offerta della medesima – che può essere costituita da una seria manifestazione della volontà di eseguirla, senza che sia necessaria una offerta reale – solo se tale prestazione sia esigibile al momento della domanda giudiziale, mentre, quando essa, per accordo delle parti, debba essere effettuata contestualmente alla stipula dell’atto definitivo, o comunque successivamente, la sentenza costitutiva degli effetti di questo contratto, promesso e non concluso, deve essere pronunciata indipendentemente da qualsiasi offerta, e il pagamento del prezzo (o della parte residua) va imposto dal giudice quale condizione per il verificarsi del richiesto effetto traslativo della proprietà del bene derivante dalla sentenza medesima.

Cass. civ., 2 marzo 2016 n. 4134
L’indagine sulla sussistenza in concreto di un vizio del consenso, determinato da errore essenziale, quale causa di annullamento di un contratto, si risolve in un apprezzamento di fatto riservato al giudice del merito e insindacabile in sede di legittimità, se sorretto da adeguata e corretta motivazione. Parimenti incensurabile in sede di legittimità risulta – altresì – l’indagine circa il requisito della riconoscibilità dell’errore, sempre che sia supportata da congrua e corretta motivazione.

Cass. civ., 2 marzo 2016 n. 4116
La società che propone ricorso per cassazione avverso la sentenza di appello emessa nei confronti di un’altra società, della quale affermi di essere successore (a titolo universale o particolare), è tenuta a fornire la prova documentale della propria legittimazione, nelle forme previste dall’articolo 372 del Cpc, a meno che il resistente non l’abbia, nel controricorso, esplicitamente o implicitamente riconosciuta, astenendosi dal sollevare qualsiasi eccezione in proposito e difendendosi nel merito dell’impugnazione. Al principio non fa eccezione il caso dell’incorporazione di società asseritamente cessionaria di crediti bancari in blocco. Nel trasferimento di un’azienda bancaria il cessionario assume la veste di successore a titolo particolare, con applicazione delle disposizioni dettate dall’articolo 111 del Cpc, nelle controversie aventi a oggetto rapporti compresi in quell’azienda (o ramo). È onere di chi assuma di aver in tal modo ottenuto la legittimazione a impugnare allegare e dimostrare l’effettiva estensione del suo titolo di acquisto sul piano oggettivo, in relazione ai rapporti e ai crediti che si assumono essere stati in tal modo acquistati.

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. civ., 29 aprile 2016 n. 8481
Non ha responsabilità il venditore che abbia ceduto a terzi la propria vettura e quest’ultima abbia presentato malfunzionamenti dovuti alla scarsa manutenzione da parte del nuovo proprietario.

Cass. civ., 27 aprile 2016 n. 8412
In una strada a più corsie, in cui la segnaletica orizzontale prevede un diverso incanalamento a seconda della direzione da prendere, una volta postisi lungo una direttrice non si può approfittare del verde della freccia direzionale del semaforo, per operare una manovra di svolta non consentita dalla propria posizione. Il segnale luminoso infatti è riservato unicamente ai conducenti incanalati secondo la corrispondente segnaletica sull’asfalto.

Cass. civ., 21 aprile 2016 n. 8049
La caduta dal motorino per improvvisa apertura dello sportello di un’autovettura non legittima sempre il pieno risarcimento dei danni riportati. Vi può essere una corresponsabilità con il proprietario del veicolo che ha aperto incautamente la porta e il passeggero caduto a terra a seguito dell’impatto.

Cass. civ., 7 aprile 2016 n. 6751
Sul titolare della carta di credito grava un obbligo di «custodia» del bene e, in caso di furto, anche quello di darne tempestiva comunicazione alla banca per bloccarne l’utilizzo. Deve dunque risarcire l’istituto emittente per un importo corrispondente agli acquisti fatti dal ladro nelle more della denuncia chi si faccia rubare la carta durante l’ora di palestra per averla lasciata incustodita.

Cass. civ., 5 aprile 2016 n. 6533
Per una corretta determinazione del danno da lucro cessante, in funzione di un ritardato rilascio dell’immobile oggetto di un contratto di locazione, il calcolo non può essere effettuato alla sola stregua del valore locativo potenziale. Occorre, infatti, adeguare l’importo secondo un criterio equitativo che solo i giudici di merito in base ad apposite consulenze tecniche e indagini possono determinare.

Cass. civ., 31 marzo 2016 n. 6274
In tema di storno di dipendenti, ai fini dell’individuazione dell’animus nocendi, consistente nella volontà di appropriarsi, attraverso un gruppo di dipendenti, del metodo di lavoro e dell’ambito operativo del concorrente, è sufficiente il perseguimento del risultato di ottenere un vantaggio competitivo a danno di quest’ultimo, mediante una strategia volta ad acquisire uno staff costituito da soggetti pratici del medesimo sistema di lavoro e a svuotare l’organizzazione concorrente di specifiche risorse operative mediante la sottrazione del modus operandi dei propri dipendenti e delle conoscenze burocratiche e di mercato da essi acquisite, nonché dell’immagine in sé di operatori di un certo settore.

Cass. civ., 24 marzo 2016 n. 5880
Se il danno subito da uno studente in un sinistro stradale produce un’invalidità «non lieve», il giudice non può ricondurre la menomazione della futura capacità lavorativa subita dal minore all’interno del danno «non patrimoniale» ma deve quantificarla separatamente, anche se non è provata la perdita di chance rispetto ad una specifica professione.

Cass. civ., 7 marzo 2016 n. 4379
I genitori di persona deceduta in conseguenza dell’altrui fatto illecito, ai fini della liquidazione del danno patrimoniale futuro provocato dalla perdita degli alimenti che la vittima avrebbe potuto erogare in loro favore, devono provare che, sulla base dell’insieme delle circostanze attuali, sia pronosticabile che in futuro essi si possano trovare in uno stato di indigenza tale da aver bisogno della corresponsione di alimenti senza che nessun altro possa prestarli. Parimenti, per dar prova della frustrazione dell’aspettativa a un contributo economico da parte del familiare prematuramente scomparso, hanno l’onere di allegare e provare che il figlio deceduto avrebbe verosimilmente contribuito ai bisogni della famiglia. A tal fine la previsione va operata sulla base di criteri ragionevolmente probabilistici, non già in via astrattamente ipotetica, ma alla luce delle circostanze del caso concreto, conferendo rilievo alla condizione economica dei genitori sopravvissuti, alla età loro e del defunto, alla prevedibile entità del reddito di costui, dovendosi escludere che sia sufficiente la sola circostanza che il figlio deceduto avrebbe goduto di un reddito proprio.

Cass. civ., 7 marzo 2016 n. 4373
In tema di responsabilità per danni derivanti dall’urto tra un autoveicolo e un animale, la presunzione di responsabilità oggettiva a carico del proprietario, o dell’utilizzatore, di esso concorre con la presunzione di colpa a carico del conducente del veicolo, ai sensi dell’articolo 2054, primo comma, del Cc, in quanto detta norma esprime principi di carattere generale, applicabili a tutti i soggetti che subiscano danni dalla circolazione. Pertanto, se danneggiato è il conducente di un veicolo e non sia possibile accertare l’effettiva dinamica del sinistro, e perciò la sussistenza e la misura del rispettivo concorso, il risarcimento spettante dovrà essere corrispondentemente diminuito, in applicazione non del primo comma dell’articolo 1227 del Cc, in quanto non è necessario accertare in concreto il concorso causale del danneggiato nella determinazione dell’evento, bensì per effetto della presunzione di pari responsabilità stabilita dagli articoli 2052 e 2054 del Cc.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. civ., 26 aprile 2016 n. 8243
In caso di infortunio sul lavoro, la liquidazione degli indennizzi operata dall’Inail non si effettua secondo gli ordinari criteri civilistici ma in base ai parametri, alle tabelle e alle regole proprie stabilite dal sistema assicurativo e per conseguire i fini previsti dall’articolo 38 della Costituzione.
Cass. civ., 21 aprile 2016 n. 8068
Costituisce ipotesi di legittimo distacco, e non di interposizione fittizia nelle prestazioni di lavoro, quella del comando di un dipendente presso altra società del medesimo gruppo di imprese che si occupi dell’amministrazione del personale di tutte le società del gruppo, poiché la scelta risponde a una comune esigenza di razionalità ed economicità del servizio. La circostanza che al dipendente distaccato siano stati dati compiti relativi al personale di una determinata società del gruppo non incide sulla legittimità del distacco, trattandosi di questione relativa alle modalità interne di distribuzione del lavoro.

Cass. civ., 19 aprile 2016 n. 7716
L’articolo 62 del Dlgs 276/2003 prevede la necessità della stipula per iscritto del contratto a progetto e dell’indicazione del progetto e programma di lavoro solo ad probationem e non impone una forma obbligata di dichiarazione. Ne deriva che il contenuto della prestazione oggetto del contratto può desumersi anche dal testo complessivo del documento cui le parti abbiano fatto riferimento per la regolazione del loro rapporto.

Cass. civ., 18 aprile 2016 n. 7685
Dalla misura del risarcimento del danno, dovuto al lavoratore per effetto dell’illegittimità del licenziamento e della conseguente pronuncia di reintegra nel posto di lavoro, non può essere detratto il reddito che il lavoratore abbia continuato a percepire in forza di un’attività di lavoro autonomo già svolta in costanza del rapporto di lavoro dipendente prima della intimazione del recesso datoriale.

Cass. civ., 13 aprile 2016 n. 7313
L’infortunio in itinere va riconosciuto quando l’utilizzo del mezzo privato sia necessario e quando il dipendete non metta a rischio volontariamente la propria incolumità, interrompendo così il nesso che deve esserci tra lavoro, rischio ed evento.

Cass. civ., 12 aprile 2016 n. 7125
Deve essere condannato il datore che lasci lavorare il dipendente senza cuffie per attutire il rumore e che a seguito di ciò contragga ipoacusia e altre patologie legate, per l’appunto, alla mancata predisposizione di adeguate misure di sicurezza.

Cass. civ., 12 aprile 2016 n. 7121
In tema di trasferimento di azienda, ai fini dell’accertamento dell’identità dell’entità economica trasferita va preso in considerazione il complesso delle circostanze di fatto che caratterizzano l’operazione, tra le quali rientrano il tipo di impresa, la cessione o meno di elementi materiali, il valore degli elementi immateriali al momento della cessione, la riassunzione o meno delle parti più rilevanti del personale a opera del nuovo imprenditore, il grado di somiglianza delle attività esercitate prima e dopo la cessione

Cass. civ., 7 aprile 2016 n. 6775
Il lavoratore ha il diritto di accedere al proprio fascicolo personale conservato dall’azienda. Se serve anche mediante apposita richiesta al Garante per la protezione dei dati personali.

Cass. civ., 6 aprile 2016 n. 6697
Legittimo il licenziamento del dipendente di banca che – superato il periodo di comporto per malattia – non rientri sul posto di lavoro senza fornire alcuna giustificazione.

Cass. civ., 29 marzo 2016 n. 6054
Legittimo il licenziamento del prestatore che – venendo meno ai doveri di correttezza e buona fede nei confronti del datore – invece di recarsi al lavoro si faccia fare un certificato medico al solo fine di poter andare a caccia.

Cass. civ., 25 marzo 2016 n. 6012
E’ illegittimo il licenziamento del dipendente del supermercato che utilizzi impropriamente la fidelity card: non deve ritenersi che al dipendente sia applicabile una misura così radicale seppure in presenza di un comportamento non propriamente corretto del dipendente.

Cass. civ., 23 marzo 2016 n. 5768
Il dipendente di banca addetto a funzioni ispettive dopo un periodo di tempo quantificabile in sei mesi diventa a tutti gli effetti funzionario. Il passaggio di qualifica è poi tanto più legittimo quando è il risultato di una valutazione meritocratica da parte della banca.

Cass. civ., 22 marzo 2016 n. 5592
Il datore di lavoro ha piena facoltà, sulla base di esigenze economiche, di chiudere una parte dell’azienda. Niente da eccepire il tutto, infatti, risulta in piena sintonia con la libertà di impresa tutelata dalla Costituzione. L’imprenditore, però, non può licenziare il dirigente del settore chiuso senza aver dimostrato l’impossibilità di un repechage.

Cass. civ., 21 marzo 2016 n. 5538
L’autista dell’autobus di un’azienda di trasporto pubblico locale non può chiedere il risarcimento del danno da stress per non aver potuto usufruire del periodo di sosta obbligatorio tra una corsa e l’altra se non fornisce la prova concreta del danno non patrimoniale subito.

Cass. civ., 17 marzo 2016 n. 5310
Il dipendente di una coop di distribuzione non può essere licenziato se in malattia supera il normale periodo di comporto. Questo perché in base all’articolo 129 del Ccnl di settore il lavoratore ammalato ha diritto alla conservazione del posto per tutto il periodo di malattia o di infortunio fino ad avvenuta guarigione purchè non si tratti di malattie croniche e a patto che siano esibiti dal lavoratore regolari certificati medici. Il periodo eccedente i 180 giorni per anno solare si considera automaticamente di aspettativa senza retribuzione.

Cass. civ., 16 marzo 2016 n. 5233
L’avere fornito adeguati strumenti di protezione non esonera il datore dalla responsabilità per l’infortunio subito dal dipendente se non ha vigilato sul loro effettivo utilizzo.

Cass. civ., 15 marzo 2016 n. 5052
Presupposto indefettibile – oltre a quello dell’anzianità contributiva – affinchè possa essere erogata la pensione di anzianità è che il rapporto di lavoro dipendente da cui derivi sia cessato.

Cass. civ., 15 marzo 2016 n. 5051
Una volta dichiarato nullo il licenziamento dell’apprendista (perché la donna era in gravidanza), il rapporto non solo prosegue ma in assenza di esercizio del diritto di recesso da parte del datore di lavoro, alla scadenza, si trasforma automaticamente in contratto a tempo indeterminato. La lavoratrice dunque ha diritto alle retribuzioni spettanti fino al verificarsi di una legittima causa di risoluzione del rapporto e non soltanto fino alla scadenza del periodo di apprendistato.

Cass. civ., 8 marzo 2016 n. 4562
Il rifiuto del dipendente di un supermercato a lavorare presso il banco del pesce non giustifica il licenziamento:il lavoratore che manifesti un’idiosincrasia per la vendita del pesce costringe il datore ad affidargli un altro settore a lui più compatibile.

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. civ., 7 marzo 2016 n. 4458
In una procedura di concordato preventivo con cessione di beni, nel caso in cui il medesimo soggetto ricopra il doppio incarico, prima cioè di commissario giudiziale e poi di liquidatore, «il compenso non può prescindere dal distinto ruolo assunto e dal conseguente espletamento di ulteriore e diversa attività, che merita, quindi, separata ed autonoma remunerazione».

Cass. civ., 7 marzo 2016 n. 4267
Qualora un debito pecuniario, scaduto ed esigibile, venga estinto dall’obbligato mediante una prestazione diversa, consistente nel trasferimento di una res pro pecunia, la ricorrenza di una datio in solutum, e il suo conseguente assoggettamento, in considerazione della non normalità del mezzo di pagamento, ad azione revocatoria fallimentare a norma dell’articolo 67, comma 1, numero 2, della legge fallimentare va riconosciuta indipendentemente dallo strumento negoziale adottato dalle parti per attuare il suddetto trasferimento; e quindi anche quando il trasferimento medesimo sia effetto di un valido contratto di compravendita che evidenzi l’indicato intento dei contraenti per la mancata corresponsione del prezzo di vendita. Tale principio deve essere coniugato con quello che attiene alla domanda avente a oggetto atti oggettivamente funzionali all’adempimento di debiti altrui. Atti caratterizzati da una presunzione di gratuità, con trasferimento sul creditore dell’onere della prova circa l’avvenuto ottenimento di un corrispettivo da parte del solvens ai fini della conseguente applicazione del regime di revoca degli atti a titolo oneroso o, altrimenti, di inefficacia di quelli a titolo gratuito.

DIRITTO PROCESSUALE CIVILE

Cass. civ., 22 aprile 2016 n. 8180
L’incapacità a testimoniare è correlabile soltanto a un diretto coinvolgimento della persona chiamata a deporre nel rapporto controverso, tale da legittimare una sua assunzione della qualità di parte in senso sostanziale o processuale nel giudizio, e non già alla ravvisata sussistenza di un qualche interesse di detta persona in relazione a situazioni e a rapporti diversi da quello oggetto della vertenza, anche in qualche modo connessi

Cass. civ., 30 marzo 2016 n. 6155
L’avvocato, ottenuto un determinato compenso con la società attraverso apposito decreto ingiuntivo non può pretendere, con una domanda riconvenzionale, di ottenere cifre maggiori che allargano inevitabilmente l’ambito della richiesta iniziale.

Cass. civ., 14 marzo 2016 n. 4909
La procura ad litem che conferisce al difensore “ogni facoltà” consente al legale la chiamata in causa del terzo anche attraverso la cosiddetta azione di garanzia impropria.

Cass. civ., 10 marzo 2016 n. 4863
È nulla la sentenza redatta a mano qualora l’interpretazione non sia univoca ma si presti a letture fra loro discordanti.: la motivazione della sentenza è mancante non solo quando essa sia stata materialmente omessa, e non solo quando il testo della sentenza, scritto a mano, è assolutamente indecifrabile, ma anche quando la scarsa leggibilità di essa renda necessario un processo interpretativo del testo con esito incerto, tanto da prestarsi ad equivoci o anche a manipolazioni delle parti che possono in tal modo attribuire alla sentenza contenuti diversi.

Cass. civ., 4 marzo 2016 n. 4311
Il principio di autosufficienza del ricorso impone che esso contenga tutti gli elementi necessari a porre il giudice di legittimità in grado di avere la completa cognizione della controversia e del suo oggetto, di cogliere il significato e la portata delle censure rivolte alle specifiche argomentazioni della sentenza impugnata, senza la necessità di accedere ad altre fonti e atti del processo, ivi compresa la sentenza stessa. (Nella specie, ha evidenziato la Suprema corte, parte ricorrente ha omesso di indicare i fatti di causa e le pretese sue e delle altre parti, essendosi limitata a rinviare a tutte le precedenti difese svolte sia in primo che in secondo grado, con una elencazione degli atti che avrebbero dovuto essere consultati dalla Corte di cassazione per comprendere i presupposti di fatto e di diritto delle domande esaminate dai giudici di merito. Inoltre – ha altresì sottolineato la Suprema corte – la ricorrente non ha riprodotto nel ricorso il testo della consulenza di parte e il contenuto del progetto di divisione predisposto dal suo perito su cui ha fondato il suo gravame, con la eccezione di brevi stralci dell’elaborato che non ne consentono un esame complessivo e non rendono comprensibile il contenuto sostanziale delle doglianze e delle questioni dibattute. La tardiva notifica del ricorso per cassazione non comporta la inammissibilità del ricorso stesso, qualora nei processi a litisconsorzio necessario o in presenza di cause inscindibili o tra loro dipendenti, il ricorrente abbia, comunque, già provveduto a notificare tempestivamente il ricorso a un’altra delle parti.

Cass. civ., 4 marzo 2016 n. 4249
Il regolamento preventivo di giurisdizione non è proponibile dopo che il giudice di merito di primo grado abbia emesso una sentenza, anche soltanto limitata alla giurisdizione, in quanto soggetta ai rimedi dell’appello. Tale regola è rimasta ferma anche a seguito della entrata in vigore della legge n. 69 del 2009 (articolo 59) che ha disciplinato la translatio iudicii, risultandone anzi da quest’ultima rafforzata, sia perché le disposizioni sul regolamento preventivo di giurisdizione sono rimaste immutate in virtù del comma 3, ultima parte, del suddetto articolo 59, sia perché anche nel nuovo sistema processuale, in materia di giurisdizione il legislatore ha inteso conservare la natura non impugnatoria del rimedio del regolamento preventivo, la cui funzione continua a essere proprio quella di prevenire decisioni impugnabili o possibili conflitti di giurisdizione.

Cass. civ., 4 marzo 2016 n. 4248
Il difetto di rappresentanza processuale è suscettibile di sanatoria, anche in grado di impugnazione, senza che operino le ordinarie preclusioni istruttorie ed è rilevabile d’ufficio pure in sede di legittimità, potendo la parte, in caso di contestazione esplicita, fornire la prova documentale della sussistenza della legittimazione processuale ai sensi dell’articolo 372 del codice di procedura civile.

Cass. civ., 1 marzo 2016 n. 4050
La memoria prevista dall’articolo 378 dl Cpc ha la funzione esclusiva di illustrare e chiarire le ragioni giustificatrici dei motivi, enunciate nel ricorso e non già quella di integrare le medesime ragioni. Deriva da quanto precede, pertanto, che la eventuale omessa lettura della memoria ex articolo 378 del Cpc non può acquisire valenza di errore revocatorio al pari della omessa lettura – con consequenziale assenza di qualsivoglia scrutinio – di un motivo di ricorso per cassazione, in quanto errore – questo ultimo – nell’esame di un atto interno allo stesso giudizio di legittimità. Non costituisce errore revocatorio – ai sensi dell’articolo 391-bis Cpc – la circostanza che la Corte di cassazione nulla abbia statuito in ordine alla questione di legittimità costituzionale di una norma del codice civile (nella specie dell’articolo 2668-bis del Cc), quaestio legitimitatis che la Corte pur avrebbe potuto sollevare ex officio. Invero un simile errore afferirebbe, al più, alla validità di una norma giuridica, il che lo renderebbe comunque ex se inammissibile quale errore revocatorio adducibile ai sensi dell’articolo 391-bis del c.p.c.

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 29 aprile 2016 n. 17947
È senz’altro consentita al pubblico ministero l’adozione di un “novativo” decreto di sequestro (probatorio o preventivo), quando un anteriore analogo provvedimento sia stato revocato in sede di riesame, trattandosi di una tipologia di atti di indagine (ricadenti nel genus codicistico dei mezzi di ricerca della prova) rinnovabili e autonomi l’uno dall’altro, sempre che la revoca disposta in sede di riesame o di appello cautelare sia stata determinata da ragioni formali o processuali e non dalla rilevata insussistenza del fumus delicti

Cass. pen., 28 aprile 2016 n. 17656
Il dentista non è tenuto a risarcire il paziente che abbia avuto delle reazioni allergiche a seguito di installazione di protesi dentarie, quando non sia certo il nesso di causalità.

Cass. pen., 28 aprile 2016 n. 17625
Giurisdizione nazionale contro gli scafisti anche se il fermo dell’imbarcazione ed il soccorso dei migranti è avvenuto in acque internazionali.

Cass. pen., 27 aprile 2016 n. 17378
Non può invocare l’esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto il soggetto condannato per resistenza a pubblico ufficiale e per lesioni personali aggravate.

Cass. pen., 20 aprile 2016 n. 16387
L’imputato non può eccepire in Cassazione che nel giudizio di merito abbia preso conoscenza della documentazione delle indagini preliminari solamente un quarto d’ora prima dell’inizio dell’udienza.

Cass. pen., 20 aprile 2016 n. 16371
La «particolare tenuità del fatto» salva l’artista di strada dal reato di «imbrattamento di cose altrui» per aver disegnato con lo spray la facciata di un palazzo già deturpato da altre scritte.

Cass. pen., 13 aprile 2016 n. 15453
In caso di sequestro preventivo disposto d’iniziativa della polizia giudiziaria, ai sensi dell’articolo 321, comma 3-bis, del Cpp, non vi è obbligo di dare avviso all’indagato presente al compimento dell’atto della facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia ex articolo 114 delle disposizioni di attuazione del c.p.p.

Cass. pen., 13 aprile 2016 n. 15440
È sufficiente che le espressioni offensive rivolte al pubblico ufficiale «possano essere udite dai presenti» perché scatti il reato di oltraggio. Infatti, il bene giuridico fondamentale tutelato dall’articolo 341-bis del codice penale è il buon andamento della pubblica amministrazione, per cui «già questa potenzialità costituisce un aggravio psicologico che può compromettere la sua prestazione, disturbandolo – mentre compie un atto del suo ufficio – perché gli fa avvertire condizioni avverse, per lui e per la pubblica amministrazione della quale fa parte, e ulteriori rispetto a quelle ordinarie.

Cass. pen., 11 aprile 2016 n. 14750
L’ordinanza di sospensione del procedimento con messa alla prova, prevista dall’articolo 464-quater del Cpp, non determina l’incompatibilità del giudice nel giudizio che prosegua, nei confronti di eventuali coimputati, con le forme ordinarie, in quanto viene adottata nella medesima “fase” processuale, e non implica una valutazione sul merito dell’ipotesi di accusa, costituendo esercizio della discrezionalità giurisdizionale fondata sulla delibazione dell’inesistenza ictu oculi di cause di immediato proscioglimento ex articolo 129 del Cpp, sulla verifica dell’idoneità del programma di trattamento e su una prognosi favorevole di non recidiva. Soltanto nell’ipotesi di “esuberanza” motivazionale dell’ordinanza, che esondi dai suddetti limiti, pronunciandosi sul merito dell’ipotesi di accusa e/o su altre posizioni processuali, è possibile sollecitare una verifica in concreto del requisito dell’imparzialità, mediante gli istituti dell’astensione per gravi ragioni di convenienza (articolo 36, comma 1, lettera h), del Cpp) e della ricusazione per indebita manifestazione del proprio convincimento (articolo 37, comma 1, lettera b), del Cpp).

Cass. pen., 6 aprile 2016 n. 13884
In materia di intercettazione telematica, tramite agente intrusore (virus informatico), che consenta l’apprensione delle conversazioni tra presenti mediante l’attivazione, attraverso il virus informatico, del microfono di un dispositivo elettronico (personal computer, tablet, smart-phone), ovunque dette conversazioni si svolgano, perché l’attività di captazione segue tutti gli spostamenti nello spazio dell’utilizzatore dell’apparecchio, devono essere rimesse alle sezioni Unite le seguenti questioni: a) se il decreto che dispone tale metodica di intercettazione debba indicare, a pena di inammissibilità dei relativi risultati, i luoghi ove deve avvenire la relativa captazione; b) se, in mancanza di tale indicazione, l’eventuale sanzione di inutilizzabilità riguardi in concreto solo le captazioni che avvengano in luoghi di privata dimora al di fuori dei presupposti indicati dall’articolo 266, comma 2, del Cpp; c) se possa comunque prescindersi da tale indicazione nel caso in cui l’intercettazione per mezzo di virus informatico sia disposta in un procedimento relativo a delitti di criminalità organizzata.

Cass. pen., 6 aprile 2016 n. 13704
Un ampio ventaglio di presunzioni – tra cui il rapporto di coniugio, la gratuità della cessione e il periodo – è idoneo a provare l’intestazione fittizia di beni ad un terzo da parte di un condannato per reati di mafia, tenuto perciò all’obbligo di comunicare le proprie variazioni patrimoniali.

Cass. pen., 31 marzo 2016 n. 13093
La causa di esclusione della punibilità di cui all’articolo 131-bis del Cp, introdotta dal decreto legislativo 16 marzo 2015 n. 28, non è applicabile ai procedimenti davanti al giudice di pace, poiché in questi si applica la disciplina prevista dall’articolo 34 del decreto legislativo 28 agosto 2000 n. 274, da considerarsi norma speciale, e quindi prevalente, rispetto a quella dettata dal codice penale.

Cass. pen., 31 marzo 2016 n. 13010
Ricorrono i presupposti della “quasi flagranza” allorquando l’autore del reato sia stato “trattenuto” immediatamente dopo il fatto da un privato sino all’arrivo delle forze dell’ordine che poi procedono materialmente all’arresto. Si realizza, infatti, in tale situazione, l’”inseguimento” a opera della forza pubblica, nella cui nozione è compresa ogni attività di indagine e di ricerca finalizzata alla cattura dell’indiziato di reità, quand’anche la stessa si protragga nel tempo, purché non subisca interruzioni dopo la commissione del reato

Cass. pen., 31 marzo 2016 n. 12909
L’impossibilità della notificazione al domicilio dichiarato o eletto, che ne legittima l’esecuzione presso il difensore di fiducia secondo la procedura prevista dall’articolo 161, comma 4, del Cpp, può essere integrata anche dalla temporanea assenza dell’imputato al momento dell’accesso dell’ufficiale notificatore, senza che sia necessario procedere a una verifica di vera e propria irreperibilità, così da qualificare come definitiva l’impossibilità di ricezione degli atti nel luogo dichiarato o eletto dall’imputato, considerati gli oneri imposti dalla legge a quest’ultimo – ove avvisato della pendenza di un procedimento a suo carico – e segnatamente l’obbligo di comunicare ogni variazione intervenuta successivamente alla dichiarazione o elezione di domicilio, resa all’avvio della vicenda processuale. Infatti, il doppio accesso da parte dell’ufficiale giudiziario per eseguire la notificazione è prescritto solamente dall’articolo 157, comma 7, del Cpp, per la prima notificazione all’imputato non detenuto, allorquando il destinatario dell’atto non risulti reperibile in loco e manchino o non siano idonee o si rifiutino di ricevere l’atto le persone indicate nel comma 1 della medesima disposizione.

Cass. pen., 24 marzo 2016 n. 12536
La testata giornalistica telematica, funzionalmente a quella tradizionale, rientra nel concetto ampio di «stampa» di cui all’articolo 1 della legge 8 febbraio 1948 n. 47 e, pertanto, soggiace alla normativa, di rango costituzionale e di livello ordinario, che disciplina l’attività d’informazione professionale diretta al pubblico. Pertanto, il giornale on line, al pari di quello cartaceo, non può essere oggetto di sequestro preventivo in caso di commissione del reato di diffamazione a mezzo stampa. Nell’ambito della nozione di «stampa», invece, non rientrano i nuovi mezzi di manifestazione del pensiero destinati a essere trasmessi in via telematica, quali forum, blog (una sorta di agenda personale aperta e presente in rete, contenente diversi argomenti ordinati cronologicamente), newsletter, newsgroup, mailing list, e social network.

Cass. pen., 24 marzo 2016 n. 12526
È ravvisabile il reato di cui all’articolo 624 bis del Cp nella condotta di chi abbia sottratto beni nelle stanze di pazienti ricoverati in una casa di riposo per anziani, essendo in proposito irrilevante il fatto che l’imputato avesse liberamente accesso nella struttura, ove lavorava come dipendente. La qualificazione come furto della condotta avente a oggetto lo stesso bene del quale sia stata originariamente addebitata la ricettazione non comporta una sostanziale immutazione del fatto dalla contestazione del quale l’imputato è chiamato a difendersi, costituito nella sua essenzialità dell’acquisizione del possesso di un oggetto sottratto al legittimo proprietario, differenziandosi nei due reati unicamente le modalità di detta acquisizione.

Cass. pen., 24 marzo 2016 n. 12492
In tema di arresto da parte della polizia giudiziaria, lo stato di “quasi flagranza” non sussiste nell’ipotesi in cui l’inseguimento dell’indagato da parte della polizia giudiziaria sia stato iniziato per effetto e solo dopo l’acquisizione di informazioni da parte di terzi, dovendosi in tal caso escludere che gli organi di polizia giudiziaria abbiano avuto diretta percezione del reat

Cass. pen., 24 marzo 2016 n. 12470
Non costituisce atto abnorme il provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari, richiesto dal pubblico ministero dell’archiviazione, ordina, previa iscrizione sul registro delle notizie di reato, l’espletamento di ulteriori indagini nei confronti di ulteriori soggetti, diversi da quelli indagati, ovvero nei confronti degli originari indagati per fatti diversi da quelli originariamente contestati. In tale evenienza, peraltro, il provvedimento sarebbe affetto da abnormità laddove il giudice assegnasse al pubblico ministero un termine per lo svolgimento delle indagini in relazione alle nuove imputazioni e/o ai nuovi soggetti, perché dovrebbero in questo caso applicarsi gli ordinari termini di durata delle indagini stesse, a norma dell’articolo 405 del Cpp.

Cass. pen., 23 marzo 2016 n. 12325
Il riconoscimento del diritto della persona offesa (dei delitti commessi con violenza alla persona) di partecipare in fase di indagini al procedimento incidentale cautelare, ricevendo la notifica della richiesta di revoca o di sostituzione della misura cautelare, ai sensi dell’articolo 299, comma 3, del Cpp, sì da poter partecipare direttamente o tramite il difensore, interloquendo mediante la presentazione di memorie, è condizionato alla manifestazione dell’interesse all’esercizio del diritto, che si esprime attraverso o la nomina del difensore o l’elezione di domicilio, incombenti entrambi che assicurano la speditezza delle notifiche e il contenimento dei tempi di emissione del provvedimento sulla cautela. Mentre, ove la richiesta di revoca venga presentata in sede di udienza (quale, ad esempio l’udienza preliminare), ovvero in una fase processuale nella quale l’offesa ha facoltà di partecipare avendo diritto alla notifica del decreto di fissazione, non è necessaria la notifica della richiesta, perché alla presentazione di tale richiesta in udienza consegue la contestuale e immediata comunicazione a tutti i soggetti processuali che hanno diritto di parteciparvi. Con l’ulteriore conseguenza che l’assenza in udienza dell’offeso, che ha ricevuto rituale notifica, esprime una volontà di segno contrario a quella di volersi avvalere del diritto di partecipazione effettiva al procedimento e all’eventuale incidente relativo alla vicenda cautelare: questi pertanto decade dal diritto alla notifica dell’istanza di revoca, fermo solo il suo diritto a conoscere l’esito dell’eventuale revoca o sostituzione della misura previsto dall’articolo 299, comma 2-bis, del Cpp, oltreché dall’articolo 90-ter del Cpp, recentemente introdotto dal decreto legislativo n. 212 del 2015.

Cass. pen., 22 marzo 2016 n. 12186
La mancata comparizione in udienza del querelante, previamente ed espressamente avvisato che la sua assenza sarà interpretata come abbandono dell’istanza di punizione, integra la remissione tacita della querela.

Cass. pen., 17 marzo 2016 n. 11442
In tema di responsabilità amministrativa dell’ente derivante da persone che esercitano funzioni apicali, il sistema normativo introdotto dal decreto legislativo n. 231 del 2001 – che coniuga i tratti dell’ordinamento penale e di quello amministrativo, configurando un tertium genus di responsabilità compatibile con i principi costituzionali di responsabilità per fatto proprio e di colpevolezza – grava sulla pubblica accusa l’onere di dimostrare l’esistenza dell’illecito dell’ente, mentre a quest’ultimo incombe l’onere, con effetti liberatori, di dimostrare di aver adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del reato, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi.

Cass. pen., 17 marzo 2016 n. 11209
In tema di responsabilità amministrativa degli enti, la nozione di «profitto di rilevante entità», rilevante ai fini dell’applicazione delle sanzioni interdittive (articolo 13, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231) non può essere riferita al solo profitto inteso come margine (o utile) netto di guadagno, in quanto la valutazione che il giudice è chiamato a compiere non va operata alla stregua di criteri strettamente economico-aziendalistici, ma deve tenere conto di tutti gli elementi che connotano in termini di valore economico l’operazione negoziale. Inoltre, il profitto non va limitato al vantaggio economico attuale, immediatamente conseguito dal reato, ma deve comprendere anche l’utile potenziale.

Cass. pen., 16 marzo 2016 n. 11040
In relazione a un reato già estinto per il decorso del termine di prescrizione non può essere rilevata la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto, giacché la definizione del procedimento con una pronuncia di estinzione per prescrizione rappresenta un esito più favorevole per l’imputato.

Cass. pen., 16 marzo 2016 n. 10959
La disposizione dell’articolo 408, comma 3-bis, del Cpp, che stabilisce l’obbligo di dare avviso alla persona offesa della richiesta di archiviazione con riferimento ai delitti commessi con «violenza alla persona», è riferibile anche ai reati di atti persecutori e di maltrattamenti, previsti rispettivamente dagli articoli 612-bis e 572 del Cp, perché l’espressione «violenza alla persona» deve essere intesa alla luce del concetto di violenza di genere, quale risulta dalle pertinenti disposizioni di diritto internazionale recepite e di diritto comunitario

Cass. pen., 14 marzo 2016 n. 10462
In tema di determinazione della misura della pena, è adempiuto l’obbligo di motivazione allorché sia indicato l’elemento, tra quelli di cui all’articolo 133 del Cp, ritenuto prevalente e di dominante rilievo, mentre una specifica e dettagliata motivazione in ordine alla quantità di pena irrogata, specie in relazione alle diminuzioni o aumenti per circostanze, è necessaria soltanto se la pena sia di gran lunga superiore alla misura media di quella edittale, potendo altrimenti essere sufficienti a dare conto dell’impiego dei criteri di cui all’articolo 133 del Cp le espressioni del tipo: «pena congrua», «pena equa» o «congruo aumento», come pure il richiamo alla gravità del reato o alla capacità a delinquere. Nel caso in cui si procede a seguito di decreto di citazione a giudizio, per l’accesso ai riti alternativi trova applicazione la generale disposizione di cui all’articolo 555, comma 2, del Cpp, che impone la sola necessità di formulare la richiesta di accesso al rito alternativo «prima della dichiarazione di apertura del dibattimento». Poiché, peraltro, la disposizione richiamata non contiene il riferimento al compimento di dette formalità “per la prima volta” (come invece fanno altre disposizioni, il cui contenuto non può certo essere esteso in malam partem), ne deriva che la richiesta di accesso a un rito alternativo (nella specie, il giudizio abbreviato), operata dopo il rigetto di quella di accesso ad altro rito alternativo (nella specie, il patteggiamento), ma pur sempre prima dell’esaurimento delle formalità di apertura del dibattimento, è da ritenere tempestiva. In tema di ricettazione, ai fini della configurabilità dell’ipotesi prevista dal capoverso dell’articolo 648 del Cp, non rileva esclusivamente il valore della cosa ricettata, ma devono considerarsi anche tutti gli elementi previsti dall’articolo 133 del Cp, ivi compresa la capacità a delinquere dell’imputato.

Cass. pen., 10 marzo 2016 n. 9949
La demolizione del manufatto abusivo, anche se disposta dal giudice penale ai sensi dell’articolo 31, comma 9, del Dpr 6 giugno 2001 n. 380, qualora non sia stata altrimenti eseguita, ha natura di sanzione amministrativa che assolve a un’autonoma funzione ripristinatoria del bene giuridico leso, configura un obbligo di fare, imposto per ragioni di tutela del territorio, non ha una finalità punitiva e ha carattere reale, producendo effetti sul soggetto che è in rapporto con il bene, indipendentemente dall’essere stato o meno quest’ultimo l’autore dell’abuso. Per tali sue caratteristiche la demolizione non può ritenersi una “pena” nel senso individuato dalla giurisprudenza della Cedu e non è soggetta alla prescrizione stabilita dall’articolo 173 del c.p.

Cass. pen., 10 marzo 2016 n. 9936
Quando si procede per il reato di omesso versamento dell’Iva, la non punibilità per particolare tenuità del fatto è applicabile solo se l’ammontare dell’imposta non corrisposta è di pochissimo superiore a quello fissato dalla soglia di punibilità, poiché la previsione di quest’ultima evidenzia che il grado di offensività della condotta ai fini della configurabilità dell’illecito penale è stato già valutato dal legislatore.

Cass. pen., 9 marzo 2016 n. 9874
Sussiste il reato di calunnia anche quando il fatto, oggetto della falsa incolpazione, sia diverso e più grave di quello effettivamente commesso dalla persona incolpata, condizione che si verifica allorché la diversità, incidendo sull’essenza del fatto, riguardi modalità essenziali della sua realizzazione, che ne modifichino l’aspetto strutturale e incidano sulla sua maggiore gravità ovvero sulla sua identificazione

Cass. pen., 9 marzo 2016 n. 9839
Al soggetto condannato per spaccio non può essere disconosciuta l’applicazione dell’attenuante generica in funzione di reati (reali e presunti) commessi in passato.

Cass. pen., 8 marzo 2016 n. 9559
Rientra nel cosiddetto “rischio consentito”, coperto dalla scriminante “atipica” dell’attività sportiva, la condotta del giocatore che, durante una partita di calcio, in un frangente di gioco particolarmente intenso (gli ultimi minuti dell’incontro), in un incontro rilevante per il girone del campionato di eccellenza, nel tentativo di interrompere regolarmente un’azione in contropiede di un giocatore avversario, con l’intenzione di impossessarsi del pallone, mal calcolando la tempistica dell’intervento, invece che cogliere il pallone, aveva finito con il colpire la gamba dell’avversario, che già aveva allungato la sfera in avanti, così da provocargli lesioni gravi, consistite nella fattura della tibia sinistra. Una tale condotta, infatti, deve trovare censura intranea all’ordinamento sportivo, per la realizzatasi violazione delle regole del gioco, mentre non si è in presenza di una violenza trasmodante, inidonea ex ante a perseguire lo scopo sportivo.

Cass. pen., 8 marzo 2016 n. 9542
Il professionista designato dal debitore, ai sensi dell’articolo 161, comma 3, della legge fallimentare, per la stesura della relazione attestante la conformità ai dati aziendali e la fattibilità del piano contenente la descrizione delle modalità e dei tempi di adempimento della proposta di concordato preventivo, non ha la qualità di pubblico ufficiale.

Cass. pen., 8 marzo 2016 n. 9448
Gli indizi devono corrispondere a dati di fatto certi (pertanto, non consistenti in mere ipotesi, congetture o giudizi di verosimiglianza) e devono, ex articolo 192, comma 2, del Cpp, essere gravi (cioè in grado di esprimere elevata probabilità di derivazione dal fatto noto di quello ignoto), precisi (cioè non equivoci) e concordanti (cioè convergenti verso l’identico risultato). Requisiti tutti che devono rivestire il carattere della concorrenza, nel senso che in mancanza anche di uno solo di essi gli indizi non possono assurgere al rango di prova idonea a fondare la responsabilità penale. Inoltre, il procedimento della loro valutazione si articola in due distinti momenti: il primo diretto ad accertare il maggiore o minore livello di gravità e di precisione di ciascuno di essi, isolatamente considerato, il secondo costituito dall’esame globale e unitario tendente a dissolverne la relativa ambiguità.

Cass. pen., 7 marzo 2016 n. 9438
Il commesso giudiziario non rientra nelle categorie dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio, delineate negli articoli 357 e 358 del Cp. Tale figura, infatti, non è caratterizzata né dai poteri tipici del pubblico ufficiale, né da quelli propri dell’incaricato di pubblico servizio perché svolge mansioni d’ordine e prestazioni di opera meramente materiale

Cass. pen., 7 marzo 2016 n. 9221
Il comportamento di chi porti a conclusione un rapporto sessuale, inizialmente voluto dal partner, ma proseguito con modalità sgradite o non accettate da quest’ultimo, integra il reato di violenza sessuale.

Cass. pen., 3 marzo 2016 n. 8885
Per la sussistenza del reato di abusivo esercizio della professione medica deve aversi riguardo al concreto svolgimento di atti tipici, cioè di atti riservati a quella professione, dovendo negarsi che possa avere rilievo, per escluderne la configurabilità, la circostanza che l’agente non si presenti come medico, ma come esercente un’attività alternativa a quella della medicina tradizionale

Cass. pen., 3 marzo 2016 n. 8883
Nel sistema della normativa antinfortunistica, trasformatosi ormai da un modello “iperprotettivo”, interamente incentrato sulla figura del datore di lavoro investito di un obbligo di vigilanza assoluta sui lavoratori, a un modello “collaborativo”, in cui gli obblighi sono ripartiti tra più soggetti, compresi gli stessi lavoratori, il datore di lavoro non ha più, dunque, un obbligo di vigilanza assoluta rispetto al lavoratore, ma una volta che abbia fornito tutti i mezzi idonei alla prevenzione e abbia adempiuto a tutte le obbligazioni proprie della sua posizione di garanzia, egli non risponderà dell’evento derivante da una condotta imprevedibilmente colposa del lavoratore.

Cass. pen., 2 marzo 2016 n. 8394
La pubblicazione su carta della sentenza di condanna è da considerarsi meno «afflittiva» di quella online in quanto, seppure a pagamento, è meno tempestiva e comunque rivolta ad una platea ridotta rispetto a quella potenzialmente illimitata del web. Per questa ragione il condannato sotto il vecchio regime normativo, che prevedeva la sola pubblicazione su carta, non può chiederne in alternativa la pubblicazione su internet.

Cass. pen., 1 marzo 2016 n. 8384
La persona offesa, nel caso in cui debba opporsi alla richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto, non deve indicare a fondamento dell’opposizione deduzioni relative alla colpevolezza dell’indagato né indagini suppletive, come nel caso in cui il pubblico ministero abbia richiesto l’archiviazione per infondatezza della notizia di reato ex articolo 408 del Cpp, essendo sufficiente l’esposizione delle ragioni di dissenso in ordine alla ritenuta tenuità del fatto oggetto del procedimento. Infatti, nell’ipotesi di archiviazione per particolare tenuità del fatto, l’opposizione non deve essere diretta a dimostrare la commissione del reato, perché è pacifico che esso sussiste, bensì a dimostrare che non ricorre la causa di non punibilità di cui all’articolo 131-bis del Cp, contestandosi quindi che il fatto possa ritenersi di lieve entità.

Cass. pen., 1 marzo 2016 n. 8383
Non è imputabile di guida in stato di allucinazione per aver assunto sostanze stupefacenti il soggetto che – una volta fermato – mostri di avere genericamente “un comportamento non adeguato per la guida di un veicolo”.

Cass. pen., 1 marzo 2016 n. 8349
In tema di reati fallimentari, è configurabile il concorso nel reato di bancarotta fraudolenta da parte di persona estranea al fallimento qualora la condotta realizzata in concorso col fallito sia stata efficiente per la produzione dell’evento e il terzo concorrente abbia operato con la consapevolezza e la volontà di aiutare l’imprenditore in dissesto a frustrare gli adempimenti predisposti dalla legge a tutela dei creditori dell’impresa. Ciò in particolare valendo per il professionista che, nella consapevolezza dei propositi distrattivi dell’amministratore di diritto, fornisca consigli o suggerimenti sui mezzi giuridici idonei a sottrarre i beni ai creditori e lo assista nella conclusione dei relativi negozi ovvero svolga attività dirette a garantirgli l’impunità o a rafforzarne, con il proprio ausilio e con le proprie assicurazioni, l’intento criminoso.

DIRITTO TRIBUTARIO

Cass. civ., 4 aprile 2016 n. 8812
Il contribuente (nel caso un avvocato) che abbia ricevuto una rettifica sulla base dei parametri può eccepire di risultare congruo secondo i più recenti e raffinati studi di settore.

DIRITTO INTERNAZIONALE E COMUNITARIO

Corte UE, 7 aprile 2016 n. C546-2014
Il diritto dell’Unione non osta ad un’interpretazione delle legge fallimentare italiana secondo la quale il debitore possa proporre un concordato preventivo che preveda il pagamento solo parziale del credito Iva dello Stato, qualora risulti che la liquidazione fallimentare non potrebbe garantire un pagamento maggiore.

Corte UE, 5 aprile 2016 n. C404-2014
Il sovraffollamento delle carceri nel paese richiedente può essere una ragione sufficiente affinché uno Stato membro non dia esecuzione ad un mandato di arresto europeo.

Corte UE, 17 marzo 2016 n. C695-2015
È conforme al trattato di Dublino III una normativa nazionale che consenta ad uno Stato membro di inviare un richiedente protezione internazionale in un paese terzo considerato sicuro. Tale diritto può essere esercitato anche dopo che lo Stato abbia dichiarato di essere competente per l’esame della domanda.

Corte UE, 17 marzo 2016 n. C145/146-2015
Le autorità nazionali svolgono una sorveglianza di carattere generale al fine di garantire i diritti dei passeggeri aerei, ma non sono tenute ad agire in seguito a reclami individuali. Tuttavia, gli Stati membri possono decidere autonomamente di conferire tale potere agli organismi nazionali di controllo previsti dal Regolamento (CE) n. 261/2004.

Corte UE, 16 marzo 2016 n. C100-2015
Non possono essere autorizzate etichette alimentari contenti indicazioni sulla salute relative al glucosio che ne incoraggino l’uso senza mettere in guardia il consumatore dagli effetti nocivi legati ad un consumo eccessivo di zuccheri.

Corte UE, 3 marzo 2016 n. C179-2015
L’azienda che ha fatto tutto il possibile per cancellare da internet le informazioni relative ad un contratto sull’utilizzo di un marchio non più in essere, non può essere ritenuta responsabile della loro persistenza sul web.

Corte UE, 3 marzo 2016 n. C26-2015
Sì a regole più rigide nella informazione sull’utilizzo di pesticidi nel trattamento degli agrumi: è stata difatti confermata l’obbligatorietà, per limoni, mandarini ed arance, delle indicazioni esterne su conservanti e altre sostanze chimiche utilizzate nei trattamenti post raccolta.

Corte UE, 1 marzo 2016 n. C444-2014
Eè possibile imporre un obbligo di residenza ai rifugiati qualora essi siano più esposti a difficoltà di integrazione rispetto ad altre persone non aventi la cittadinanza dell’Ue e residenti legalmente nel medesimo Stato membro.