GIURISPRUDENZA IN PILLOLE – RASSEGNA GENNAIO FEBBRAIO 2016

FAMIGLIA E MINORI

Cass. civ., 10 febbraio 2016 n. 2675
L’assegnazione della casa coniugale alla moglie a seguito di separazione non libera il marito dal versamento dell’Ici per metà dell’importo

Cass. civ., 1 febbraio 2016 n. 1863
Il coniuge più debole può chiedere l’assegno di mantenimento al giudice italiano dopo che un giudice di uno Stato estero ne abbia dichiarato il divorzio.

LA PROPRIETA’ E I DIRITTI REALI

Cass. civ., 12 febbraio 2016 n. 2863
L’articolo 873 del Cc, che regola la distanza da osservarsi tra costruzioni su fondi finitimi non è applicabile alle costruzioni erette su suolo pubblico, in confine con i fondi dei proprietari frontisti, ai quali spetta soltanto l’uso normale delle piazze e delle strade e l’eventuale limitazione di tale uso non lede un diritto soggettivo del frontista ma può ledere soltanto l’interesse occasionalmente protetto alla conservazione dei vantaggi derivanti da detto uso normale, come la visuale o l’accesso.

Cass. civ., 12 febbraio 2016 n. 2861
In tema di rapporti agrari, la disposizione prevista dall’articolo 8, comma 1, della legge 590/1965 contempla un numero chiuso di situazioni soggettive protette e non può trovare applicazione oltre i casi ivi previsti; pertanto, il diritto di prelazione agrario può essere esercitato solo da chi, coltivatore diretto, possa vantare, per effetto di un contratto concluso con il proprietario del fondo oggetto di trasferimento a titolo oneroso, la qualifica, alternativamente, di affittuario, colono, mezzadro o compartecipante, con la conseguenza che esso non spetta a chi detenga il fondo, oggetto di compravendita, in forza di concessione in comodato. I diritti di prelazione e di riscatto agrario, di cui all’articolo 8 della legge 590/1965, possono essere riconosciuti solo a favore di chi coltivi il fondo in forza di un titolo giuridico compreso nella tassativa indicazione del primo comma della citata norma, e non anche di chi abbia esplicato attività di tolleranza, o in virtù di un rapporto derivativo intercorso con l’affittuario.

Cass. civ., 12 febbraio 2016 n. 2853
La costituzione del diritto di servitù prediale per destinazione del padre di famiglia non si verifica quando la separazione dei due fondi sia operata da chi è proprietario esclusivo di uno di essi e comproprietario dell’altro fondo, mancando in tale ipotesi il requisito dell’appartenenza di entrambi i fondi al medesimo proprietario.

Cass. civ., 25 gennaio 2016 n. 1237
Qualora l’esecuzione delle opere abusive da parte di un terzo, con materiali propri, su suolo altrui, configuri un illecito penale, il proprietario non gli deve corrispondere alcun indennizzo, poiché, sul piano civilistico, il manufatto abusivo deve ritenersi carente di valore per il fondo. Infatti, in caso di costruzione eretta senza titolo concessorio, ovvero di opere eseguite in contrasto con lo stesso, il diritto dominicale relativo a quell’opera è caratterizzato da spiccata precarietà quanto al suo contenuto di ricchezza acquisita, poiché i provvedimenti autoritativi previsti dalla legge si risolvono nell’espressione di una qualità giuridica immanente a quel manufatto e da esso non separabile. (

Cass. civ., 11 gennaio 2016 n. 242
La domanda di risoluzione del contratto preliminare avente a oggetto la porzione di suolo non integra gli estremi di una rinuncia al diritto di prelazione e riscatto posto che in tema di contratti agrari, il coltivatore diretto del fondo, avendo facoltà di valutare tutti gli aspetti, positivi e negativi, della sua scelta, non può validamente rinunciare alla prelazione spettantegli ai sensi degli articoli 8 della legge 590/1965 e 7 della legge 817/1971, se non in seguito (e in dipendenza) della rituale comunicazione della volontà del proprietario di alienare il fondo (denuntiatio), comunicazione che, di tale diritto, determina l’insorgenza, né può, d’altro canto, esercitarlo all’esito della trasmissione di un preliminare di compravendita non sottoscritto da tutti i comproprietari del fondo oggetto dell’alienazione.

Cass. civ., 11 gennaio 2016 n. 233
L’animus spoliandi può ritenersi insito nel fatto stesso di privare del godimento della cosa il possessore contro la sua volontà, espressa o tacita, indipendentemente dalla convinzione dell’agente di operare secondo diritto ovvero di ripristinare la corrispondenza tra situazione di fatto e situazione di diritto, mentre la volontà contraria allo spoglio, da parte del possessore, può essere esclusa solo da circostanze univoche e incompatibili con l’intento di contrastare il fatto illecito come il suo consenso, l’onere della cui prova grava sul soggetto autore dello spoglio medesimo.

COMUNIONE, CONDOMINIO E LOCAZIONI

Cass. civ., 8 febbraio 2016 n. 2444
L’aver espresso in assemblea condominiale il proprio voto sulla delibera di approvazione di un accordo transattivo mirante a salvaguardare il ballatoio costruito da un condomino, non blocca l’azione del singolo che resta comunque legittimato a fare valere i propri diritti.

Cass. civ., 27 gennaio 2016 n. 1547
Il negozio all’interno di un cortile condominiale non può opporsi alla delibera assembleare adottata a maggioranza che, cambiando una prassi consolidata, decida per la chiusura diurna del portone di accesso, optando dunque per l’apertura a chiamata, sostenendo che è lesiva di una servitù di passaggio maturata negli anni.

Cass. civ., 26 gennaio 2016 n. 1421
Non serve una maggioranza qualificata per approvare la delibera condominiale che prevede la rotazione dei posti auto all’interno del cortile purché sia assicurato il diritto al pari uso di tutti i condomini.

Cass. civ., 25 gennaio 2016 n. 1234
In tema di condominio, i rapporti tra il rappresentante intervenuto in assemblea e il condomino rappresentato debbono ritenersi disciplinati, in difetto di norme particolari, dalle regole generali sul mandato, con la conseguenza che solo il condomino delegante e quello che si ritenga falsamente rappresentato sono legittimati a far valere gli eventuali vizi della delega o la carenza del potere di rappresentanza, e non anche gli altri condomini estranei a tale rapporto.

Cass. civ., 22 gennaio 2016 n. 1209
Tenuto conto che, ai sensi dell’articolo 833 del Cc, integra atto emulativo esclusivamente quello che sia obiettivamente privo di alcuna utilità per il proprietario ma dannoso per altri, è legittima e non configura abuso del diritto la pretesa del condomino al rispristino dell’impianto di riscaldamento centralizzato soppresso dall’assemblea dei condomini con delibera dichiarata illegittima, essendo irrilevanti sia l’onerosità per gli altri condomini, nel frattempo dotatisi di impianti autonomi unifamiliari, delle opere necessarie a tale ripristino sia l’eventuale possibilità per il condomino di ottenere eventualmente, a titolo di risarcimento del danno, il ristoro del costo necessario alla realizzazione di un impianto di riscaldamento autonomo.

Cass. civ., 21 gennaio 2016 n. 1050
Nessuna sanzione per il locatore che, dopo aver ottenuto dal comune il permesso di eseguire lavori di ristrutturazione nell’appartamento affittato, chieda al conduttore di lasciarlo (alla scadenza del primo quadriennio), se poi scaduto il permesso annuale a causa della opposizione dell’inquilino decida di affittarlo a terzi, desistendo dal proposito di rinnovarlo.

Cass. civ., 20 gennaio 2016 n. 890
Il conduttore di un immobile affittato ad uso commerciale può formulare una offerta formale di restituzione condizionata al pagamento dell’indennità di avviamento senza dover più corrispondere il canone di locazione una volta consegnato l’immobile al sequestratario. Nei contratti di locazione a uso diverso dall’abitativo il complesso meccanismo dell’offerta formale reale, ai sensi dell’articolo 1216, primo e secondo comma, del Cc, opera in modo tale da impedire al locatore di entrare nella disponibilità dell’immobile sino a che non adempia al pagamento dell’indennità, là dove, al contempo, il conduttore, ove intenda liberarsi della propria obbligazione, dovrà consegnare l’immobile al sequestratario nominato dal giudice.

Cass. civ., 18 gennaio 2016 n. 666
In tema di locazione di immobile adibito a uso diverso da quello abitativo, soltanto quando l’inagibilità o l’inabitabilità del bene attenga a carenze intrinseche o dipenda da caratteristiche proprie del bene locato, sì da impedire il rilascio degli atti amministrativi relativi alle dette abitabilità o agibilità e da non consentire l’esercizio lecito dell’attività del conduttore conformemente all’uso pattuito, può configurarsi l’inadempimento del locatore, fatta salva l’ipotesi in cui quest’ultimo abbia assunto l’obbligo specifico di ottenere tali atti.

Cass. civ., 7 gennaio 2016 n. 105
L’indennità di sopraelevazione è dovuta dal proprietario dell’ultimo piano di un edificio condominiale, ai sensi dell’articolo 1127 del codice civile, non solo in caso di realizzazione di nuovi piani o nuove fabbriche, ma anche per la trasformazione dei locali preesistenti mediante l’incremento delle superfici e delle volumetrie, indipendentemente dall’aumento dell’altezza del fabbricato. Tale indennità trae fondamento dall’aumento proporzionale del diritto di comproprietà sulle parti comuni conseguente all’incremento della porzione di proprietà esclusiva e, in applicazione del principio di proporzionalità, si determina sulla base del maggior valore dell’area occupata ai sensi dell’articolo 1127, quarto comma, del codice civile.

OBBLIGAZIONI E CONTRATTI

Cass. civ., 12 febbraio 2016 n. 2828
Il rapporto di agenzia e il rapporto di procacciamento di affari non si distinguono solo per il carattere stabile del primo e facoltativo del secondo, ma anche perché il rapporto di procacciamento di affari è episodico, ovvero limitato a singoli affari determinati, è occasionale, ovvero di durata limitata nel tempo e ha a oggetto la mera segnalazione di clienti o sporadica raccolta di ordini e non l’attività promozionale stabile di conclusione di contratti

Cass. civ., 11 febbraio 2016 n. 2734
Il contratto di somministrazione deve essere considerato sempre a tempo determinato e non obbliga ad alcuna comunicazione in merito alla cessazione.

Cass. civ., 4 febbraio 2016 n. 2169
Non può essere dichiarata nulla la scrittura privata, tra cliente ed avvocato, in quanto integrante un patto di quota lite, se redatta successivamente alla conclusione del giudizio.

Corte Costituzionale, 29 gennaio 2016 n. 13
Nel patrocinio a spese dello Stato la riduzione di un terzo dei compensi del difensore, prevista dalla Stabilità del 2014, non si applica alle liquidazioni che si riferiscano a prestazione già interamente compiute prima dell’entrata in vigore della norma.

Cass. civ., 29 gennaio 2016 n. 1751
Il diritto di recesso, accordato all’investitore dall’articolo 30 del Dlgs 58/1998, e la previsione di nullità dei contratti in cui quel diritto non sia contemplato, trovano applicazione non soltanto nel caso in cui la vendita fuori sede di strumenti finanziari da parte dell’intermediario sia intervenuta nell’ambito di un servizio di collocamento prestato dall’intermediario medesimo in favore dell’emittente o dell’offerente di tali strumenti, ma anche quando la medesima vendita fuori sede abbia avuto luogo in esecuzione di ordini impartiti dal cliente nell’ambito di un contratto di negoziazione di tali strumenti al di fuori della sede dell’intermediario.

Cass. civ., 29 gennaio 2016 n. 1724
L’articolo 1957 del Cc, nell’imporre al creditore di proporre la sua istanza contro il debitore entro i sei mesi dalla scadenza per l’adempimento dell’obbligazione garantita dal fideiussore, a pena di decadenza dal suo diritto verso quest’ultimo, tende a far sì che il creditore stesso prenda sollecite e serie iniziative contro il debitore principale per recuperare il proprio credito, in modo che la posizione del garante non resti indefinitamente sospesa. Il termine istanza si riferisce ai vari mezzi di tutela giurisdizionale del diritto di credito, in via di cognizione o di esecuzione, che possano ritenersi esperibili al fine di conseguire il pagamento, indipendentemente dal loro esito e dalla loro idoneità a sortire il risultato sperato.

Cass. civ., 29 gennaio 2016 n. 1669
La diversità strutturale della vendita forzata rispetto a quella negoziale, nonché la mancanza di disciplina positiva e il carattere meramente dell’estensione dell’istituto alla vendita forzata sono ostative all’adozione in materia di una nozione lata dell’aliud pro alio. La nullità del decreto di trasferimento è ravvisabile solo in ipotesi di radicale o sostanziale diversità della cosa oggetto della vendita, in cui, venendo effettivamente meno il nucleo essenziale e l’oggetto stesso della vendita forzata, quale risulta specificato e determinato dall’offerta dell’aggiudicatario e dalla stessa determinazione dell’organo giudicante, la cosa aggiudicata risulti essere diversa da quella sulla quale è incolpevolmente caduta l’offerta dell’aggiudicatario.

Cass. civ., 26 gennaio 2016 n. 1369
La società che stipula un contratto di mutuo agevolato con l’Isveimer (Istituto per lo sviluppo dell’Italia meridionale) beneficiando di contributi pubblici nonché di tassi di interesse agevolati è tenuta a restituire quanto percepito se non realizza lo scopo per cui le agevolazioni sono legate. Il mutuo di scopo si trasforma, quindi, in mutuo ordinario.

Cass. civ., 21 gennaio 2016 n. 1078
L’avvocato che si limiti ad apportare modifiche a un contratto di fornitura per una società non può pretendere da quest’ultima una somma come se avesse riscritto l’accordo, ma più semplicemente deve “accontentarsi” di quanto previsto per l’attività di consulenza.

Cass. civ., 21 gennaio 2016 n. 1075
Va esclusa la violazione del divieto del patto commissorio in caso di mancanza di prova del mutuo, oppure qualora la vendita sia pattuita allo scopo, non già di garantire l’adempimento di un’obbligazione con riguardo all’eventualità non ancora verificatasi che rimanga inadempiuta, ma di soddisfare un precedente credito rimasto insoluto, o quando manchi l’illecita coercizione del debitore a sottostare alla volontà del creditore, accettando preventivamente il trasferimento di un suo bene come conseguenza della mancata estinzione del debito che viene a contrarre; il divieto di tale patto non è applicabile allorquando la titolarità del bene passi all’acquirente con l’obbligo di ritrasferimento al venditore se costui provvederà all’esatto adempimento.

Cass. civ., 18 gennaio 2016 n. 668
Il contratto di assicurazione deve essere redatto in modo chiaro e comprensibile. Ne consegue che, al cospetto di clausole polisenso, è inibito al giudice di attribuire a esse un significato pur teoricamente non incompatibile con la loro lettera, senza prima ricorrere all’ausilio di tutti gli altri criteri di ermeneutica previsti dagli articoli 1362 e seguenti del Cc, e in particolare quello dell’interpretazione contro il predisponente, di cui all’articolo 1370 del codice civile.

Cass. civ., 18 gennaio 2016 n. 664
Il contratto di comodato di un bene stipulato dall’alienante di esso, in epoca anteriore al suo trasferimento, non è opponibile all’acquirente del bene stesso, atteso che le disposizioni dell’articolo 1599 del Cc non sono estensibili, per il loro carattere eccezionale, a rapporti diversi dalla locazione. L’acquirente a titolo particolare della cosa data in precedenza dal venditore in comodato non può, quindi, risentire alcun pregiudizio dall’esistenza di tale comodato e ha, pertanto, il diritto di far cessare, in qualsiasi momento, a suo piacere, il godimento del bene da parte del comodatario e di ottenere la piena disponibilità della cosa.

Cass. civ., 15 gennaio 2016 n. 469
La previsione di un termine di durata all’interno di un contratto d’opera professionale non esclude di per sé la facoltà di recesso ad nutum previsto a favore del cliente dal primo comma dell’articolo 2237 codice civile. Si deve, infatti, sempre verificare, in concreto, e in base al contenuto del regolamento negoziale se le parti abbiano inteso o meno vincolarsi in modo da escludere la possibilità di scioglimento del contratto prima della scadenza pattuita.

Cass. civ., 14 gennaio 2016 n. 469
In tema di contratto di opera professionale, la previsione di un termine di durata del rapporto non esclude di per sé la facoltà di recesso ad nutum previsto a favore del cliente dal primo comma dell’articolo 2237 del Cc, dovendo verificarsi in concreto in base al contenuto del regolamento negoziale se le parti abbiano inteso o meno vincolarsi in modo da escludere la possibilità di scioglimento del contratto prima della scadenza pattuita.

Cass. civ., 14 gennaio 2016 n. 465
Ai sensi dell’articolo 1183, comma 1, del Cc, in tema di adempimento dell’obbligazione contrattuale, la mancata previsione di un termine entro il quale la prestazione deve essere eseguita autorizza il creditore a esigerla immediatamente, salvo che, in relazione agli usi, alla natura della prestazione ovvero per il modo o il luogo dell’esecuzione, sia necessario un termine che, in mancanza dell’accordo delle parti, è fissato dal giudice.

Cass. civ., 11 gennaio 2016 n. 230
Il professionista che agisca per ottenere il soddisfacimento di crediti inerenti ad attività asseritamente prestata a favore del cliente ha l’onere di dimostrare l’an del credito vantato e l’entità delle prestazioni eseguite al fine di consentire la determinazione quantitativa del suo compenso.

RESPONSABILITA’ CIVILE, DANNI E RISARCIMENTI

Cass. civ., 23 febbraio 2016 n. 3545
La patologia contratta dal bambino a seguito di vaccinazione obbligatoria costringe il ministero della Salute al risarcimento.

Cass. civ., 19 febbraio 2016 n. 3260
La liquidazione del danno morale come percentuale di quello biologico non deve tradursi in un automatismo rischiando così di incorrere in una duplicazione dei risarcimenti per il medesimo pregiudizio. È dunque sempre necessario un accertamento caso per caso della sofferenza psicologica patita.

Cass. civ., 18 febbraio 2016 n. 3173
In un contratto assicurativo, la prova dell’esistenza del massimale deve esser fornita dalla compagnia di assicurazione e non dal cliente. La sua assenza dunque «nuoce» all’istituto e non all’assicurato, la cui domanda di risarcimento può essere comunque accolta per l’importo richiesto.

Cass. civ., 17 febbraio 2016 n. 3019
Nel caso di sinistro stradale causato da veicolo non identificato, l’omessa denuncia dell’accaduto all’autorità di polizia o inquirente non è sufficiente, in sé, a rigettare la domanda di risarcimento proposta, ai sensi dell’articolo 19 della legge 990/1969, nei confronti dell’impresa designata dal Fondo di garanzia per le vittime della strada; allo stesso modo, la presentazione di denuncia o querela contro ignoti non vale, in se stessa, a dimostrare che il sinistro sia senz’altro accaduto. Entrambe le suddette circostanze possono, al più, costituire meri indizi dell’effettivo avveramento del sinistro.

Cass. civ., 16 febbraio 2016 n. 2954
L’individuazione dell’Autorità giudiziaria competente da parte del legale può integrare un problema tecnico di rilevante difficoltà se le questioni da affrontare sono particolarmente complesse e tra loro intrecciate. La sola pronuncia di inammissibilità non prova dunque la responsabilità professionale.
Cass. civ., 4 febbraio 2016 n. 2177
Il paziente che si sottopone a intervento chirurgico deve prestare il proprio consenso che sia effettivamente informato.

Cass. civ., 19 gennaio 2016 n. 768
La medicina non è una scienza esatta e per questo si basa su dati statistici di successi/insuccessi anche in base alla tempestività dell’intervento sul paziente: merita dunque il risarcimento del danno non patrimoniale il soggetto che abbia riportato delle pesanti conseguenze perché la struttura sanitaria non ha seguito la best practise.

Cass. civ., 11 gennaio 2016 n. 222
Il semplice smarrimento da parte di una pubblica amministrazione di documenti contenenti dati supersensibili, in questo caso riguardanti lo stato di salute, non dà diritto al risarcimento del danno se manca la prova che siano finiti nelle mani di persone estranee alla funzione amministrativa che doveva esaminarli.

DIRITTO DEL LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE

Cass. civ., 12 febbraio 2016 n. 2832
L’articolo 416 del c.p.c. impone al convenuto di prendere posizione in maniera precisa e non limitata a una generica contestazione circa i fatti posti dall’attore a fondamento della propria domanda, anche prima della modifica dell’articolo 115 del c.p.c.; ne consegue che quei fatti devono darsi per ammessi, senza necessità di prova, quando il convenuto nella memoria difensiva si limiti ad affermare di avere corrisposto alla lavoratrice tutto quanto le era dovuto per la qualità e la quantità del lavoro prestato e a nulla rilevando ai fini di rendere specifica la contestazione la produzione tardiva delle buste paga.

Cass. civ., 12 febbraio 2016 n. 2830
L’elencazione delle ipotesi di giusta causa di licenziamento contenuta nei contratti collettivi, al contrario che per le sanzioni disciplinari con effetto conservativo, ha valenza meramente esemplificativa. È pertanto corretto il ragionamento del giudice del merito che, pur non ricorrendo la fattispecie giuridica della rissa, prevista dal Ccnl come ipotesi di licenziamento per giusta causa, abbia valutato la condotta del lavoratore incolpato superando i confini della nozione penalistica per adottarne una più aderente, da un lato, al significato che del termine viene dato nella vita comune, e, dall’altro, più in linea con le peculiarità dell’ambiente di lavoro, prendendo in considerazione l’idoneità del fatto a provocare una qualche alterazione della regolarità e del pacifico e ordinato svolgersi della vita collettiva all’interno di esso.

Cass. civ., 11 febbraio 2016 n. 2734
Nel caso di contestazione della regolarità di un contratto di somministrazione a tempo determinato, con richiesta di costituzione del rapporto in capo all’utilizzatore, il termine di impugnazione di cui all’articolo 6 della legge 604/1966 decorre dalla scadenza del contratto e non dalla comunicazione del preavviso di scadenza, che resta eventuale e non è prevista da alcuna norma. Il regime della decadenza di cui all’articolo 6 della legge 604/1966, come novellato dalla legge 183/2010, si applica anche ai contratti di somministrazione già scaduti alla data di entrata in vigore della legge.

Cass. civ., 5 febbraio 2016 n. 2322
Nel licenziamento a seguito di procedura di mobilità ante legge Fornero, la comunicazione alla associazione sindacale deve essere contestuale a quella al singolo lavoratore a pena di inefficacia.

Cass. civ., 2 febbraio 2016 n. 1978
Tre principi di diritto in tema di licenziamento sul concetto di giusta causa. 1) Non integra violazione del dovere di diligenza ex articolo 2104 del Cc, l’omissione da parte del lavoratore, di una condotta che non sia prevista tra quelle contrattualmente dovute né comunque risulti ai fini della prestazione di lavoro, ad esse complementare o accessoria; 2) Non integra violazione dell’obbligo di fedeltà, di cui all’articolo 2105 del cc, anche inteso come generale dovere di leale cooperazione nei confronti del datore di lavoro a tutela degli interessi dell’impresa l’omissione da parte del lavoratore di condotte che, oltre a non rientrare nell’ambito delle prestazioni contrattualmente dovute, siano connesse a superiori livelli di controllo e di responsabilità, in presenza di un assetto dell’impresa caratterizzato da accentuata complessità e articolazione organizzativa; 3) In tema di licenziamento per giusta causa, deve aversi riguardo, nella valutazione dell’idoneità della condotta extra lavorativa del dipendente a incidere sulla persistenza dell’elemento fiduciario, anche alla natura e alla qualità del rapporto, al vincolo che esso comporta e al grado di affidamento che sia richiesto dalle mansioni espletate. I principi appena richiamati sono indispensabili per poter comprendere meglio la vicenda di cui i Supremi giudici si sono occupati.

Cass. civ., 29 gennaio 2016 n. 1756
In relazione alla funzione di recupero delle energie fisiche e psichiche da parte del lavoratore, le ferie annuali devono essere godute entro l’anno di lavoro e non successivamente; una volta decorso l’anno di competenza, il datore di lavoro non può imporre al lavoratore di godere effettivamente delle ferie né può stabilire il periodo nel quale deve goderle, ma è tenuto al risarcimento del danno.

Cass. civ., 26 gennaio 2016 n. 1353
In tema di riscossione di quote associative sindacali dei dipendenti pubblici e privati a mezzo di trattenuta a opera del datore di lavoro, l’articolo 52 del Dpr 180/1950, come successivamente modificato, nel disciplinare tutte le cessioni di credito da parte dei lavoratori dipendenti, non prevede limitazioni al novero dei cessionari, in ciò differenziandosi da quanto stabilito dall’articolo 5 del medesimo Dpr per le sole ipotesi di cessioni collegate all’erogazione di prestiti. È dunque legittima la trattenuta del datore di lavoro in favore dell’associazione sindacale indicata dal lavoratore, mentre costituisce condotta antisindacale il suo illegittimo rifiuto.

Cass. civ., 26 gennaio 2016 n. 1352
L’eterodeterminazione del tempo e del luogo ove indossare la divisa o gli indumenti necessari per la prestazione lavorativa, che fa rientrare il tempo necessario per la vestizione e svestizione nell’ambito del tempo di lavoro, può derivare dall’esplicita disciplina d’impresa, o risultare implicitamente dalla natura degli indumenti da indossare o dalla specifica funzione che essi devono assolvere nello svolgimento della prestazione. Possono quindi determinare un obbligo di indossare la divisa sul luogo di lavoro ragioni di igiene imposte dalla prestazione da svolgere e anche la qualità degli indumenti, quando essi siano diversi da quelli utilizzati o utilizzabili nell’abbigliamento secondo un criterio di normalità sociale, sicché non si possa ragionevolmente ipotizzare che siano indossati al di fuori del luogo di lavoro.

Cass. civ., 26 gennaio 2016 n. 1350
La materia del procedimento disciplinare è regolata dai principi di correttezza e buona fede e pertanto, ove il lavoratore sia stato convocato per l’audizione personale a discolpa, da lui richiesta, al di fuori dell’orario e del luogo di lavoro, può rifiutarsi solo ove ciò risponda a un’esigenza difensiva non altrimenti tutelabile

Cass. civ., 26 gennaio 2016 n. 1347
Sussiste l’obbligo contributivo in favore dell’Inarcassa da parte dell’ingegnere che, pur non svolgendo, in tutto o in parte, le attività tipiche della professione (quali il progetto e la stima per estrarre, trasformare e utilizzare i materiali occorrenti per le costruzioni e per le industrie; opere di edilizia civile, rilievi geometrici e operazioni di estimo), svolga comunque attività richiedenti la competenza professionale propria dell’ingegnere.

Cass. civ., 12 gennaio 2016 n. 281
Pienamente legittimo il licenziamento del direttore di un ufficio postale che non abbia vigilato sui movimenti avvenuti in filiale e non si sia accorto di appropriazioni indebite effettuate da un proprio dipendente.

Cass. civ., 12 gennaio 2016 n. 275
Nel diritto del lavoro, quando, per fissare una graduatoria, si fa riferimento ai «carichi familiari» non si deve guardare unicamente al numero dei componenti il nucleo ma anche alla situazione patrimoniale complessiva, in quanto questa è la ratio della norma

Cass. civ., 8 gennaio 2016 n. 158
Costituisce mobbing la condotta del datore di lavoro, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolva, sul piano oggettivo, in sistematici e reiterati abusi, idonei a configurare il cosiddetto terrorismo psicologico, e si caratterizzi, sul piano soggettivo, con la coscienza e intenzione del datore di lavoro di arrecare danni – di vario tipo ed entità – al dipendente medesimo.

Cass. civ., 8 gennaio 2016 n. 157
In tema di licenziamenti collettivi, la nozione di contestualità tra l’invio degli atti di recesso ai lavoratori e l’ulteriore comunicazione ai soggetti istituzionali e alle organizzazioni sindacali, prevista dal comma 9 dell’articolo 4 della legge 223/1991, va intesa nel senso proprio e sostanziale di contemporaneità dell’esecuzione dei relativi adempimenti da parte del datore di lavoro, poiché la comunicazione congiunta dei due atti, aventi diversi destinatari, rappresenta uno specifico momento di collegamento fra la tutela individuale dei lavoratori e la tutela collettiva

Cass. civ., 4 gennaio 2016 n. 20
In tema di intermediazione e interposizione nelle prestazioni di lavoro, è fatta salva l’incidenza satisfattiva di pagamenti eseguiti da terzi, ai sensi del comma 1 dell’articolo 1180 del Cc, e quindi anche di quelli effettuati dal datore di lavoro apparente, la cui conseguente responsabilità per il pagamento dei contributi previdenziali, che si aggiunge in via autonoma a quella del datore di lavoro effettivo in dipendenza dell’apparenza del diritto e dell’affidamento dei terzi di buona fede, non può tuttavia derogare al principio che l’unico rapporto di lavoro rilevante verso l’ente previdenziale è quello intercorrente con il datore di lavoro effettivo.

Cass. civ., 4 gennaio 2016 n. 15
Il lavoratore dipendente o il lavoratore autonomo, il quale, già iscritto a forme di previdenza per libero professionisti, abbia cessato detta iscrizione per avvenuta cancellazione dall’albo professionale, può, ai fini del conseguimento della pensione di anzianità presso l’Inps, effettuare la ricongiunzione dei periodi maturati presso altre forme previdenziali nella gestione cui risulti iscritto in qualità di lavoratore dipendente, ai sensi del comma 1 dell’articolo 1 della legge 45/1990, senza che sia richiesto il raggiungimento da parte del medesimo dell’età pensionabile per il conseguimento della pensione di vecchiaia prevista dal comma 4 dello stesso articolo.

SOCIETA’ E DIRITTO COMMERCIALE

Cass. civ., 18 febbraio 2016 n. 3190
Il sindaco di una spa non può pretendere quale compenso la somma indicata nella nota integrativa di bilancio se non sono trascorsi i tre anni dal momento dell’ingresso con tale carica nella società.

Cass. civ., 7 gennaio 2016 n. 100
La concorrenza sleale per appropriazione dei pregi dei prodotti o dell’impresa altrui non consiste nell’adozione, sia pur parassitaria, di tecniche materiali o procedimenti già usati da altra impresa (che può dar luogo invece alla concorrenza sleale per imitazione servile), ma ricorre quando un imprenditore, in forme pubblicitarie o equivalenti, attribuisce ai propri prodotti o alla propria impresa pregi, quali ad esempio medaglie, riconoscimenti, qualità, indicazioni, requisiti, virtù da essi non posseduti, ma appartenenti a prodotti o all’impresa di un concorrente, in modo da perturbare la libera scelta dei consumatori.

FALLIMENTO E ALTRE PROCEDURE CONCURSUALI

Cass. civ., 9 febbraio 2016 n. 2540
In caso di fallimento del terzo datore di garanzia reale, il creditore non può essere ammesso allo stato passivo in quanto non ne è creditore diretto e perché, in ogni caso, si dovrebbe introdurre un anomalo contraddittorio con una ulteriore parte, quella corrispondente al debitore garantito proprio dall’ipoteca data dal terzo.

Cass. civ., 14 gennaio 2016 n. 525
Il decreto di esecutorietà dello stato passivo non preclude al giudice delegato in sede di riparto di escludere il credito già ammesso al concorso, ove il curatore faccia valere il fatto estintivo sopravvenuto all’emissione.

Cass. civ., 14 gennaio 2016 n. 504
In tema di revocatoria fallimentare relativa a pagamenti eseguiti dal fallito, il principio secondo il quale grava sul curatore l’onere di dimostrare l’effettiva conoscenza, da parte del creditore ricevente, dello stato d’insolvenza del debitore va inteso nel senso che la certezza logica dell’esistenza di tale stato soggettivo può legittimamente dirsi acquisita non quando sia provata la conoscenza effettiva, da parte di quello specifico creditore, dello stato di decozione dell’impresa, né quando tale conoscenza possa ravvisarsi con riferimento a una figura di contraente astratto, bensì quando la probabilità della scientia decoctionis trovi il suo fondamento nei presupposti e nelle condizioni nelle quali si sia concretamente trovato a operare il creditore del fallito.

Cass. civ., 8 gennaio 2016 n. 128
Il privilegio di cui all’articolo 2767del Cc, avente a oggetto l’indennità dovuta dall’assicuratore all’assicurato e la cui previsione è ispirata all’esigenza di sottrarre il terzo al concorso dei creditori chirografari dell’assicurato, trova applicazione solo nel settore dell’assicurazione volontaria e non anche con riguardo all’assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli e dei natanti, in cui la legge 990/1969 riconosce al danneggiato l’azione diretta per il risarcimento del danno nei confronti dell’assicuratore.

PROCEDURE ESECUTIVE

Cass. civ., 19 gennaio 2016 n. 774
In una procedura di espropriazione mobiliare, l’intervento tardivo del creditore privilegiato ma sprovvisto di titolo esecutivo, in un momento dunque successivo all’udienza che regola la vendita, non ne sbarra definitivamente la strada. Tuttavia, siccome il debitore non può più disconoscerne le ragioni, mancando l’apposita sede per la verifica, il creditore è obbligato a quegli ulteriori oneri previsti nel caso di disconoscimento espresso: cioè l’istanza di accantonamento e soprattutto l’avvio immediato dell’azione per munirsi del titolo.

DIRITTO PROCESSUALE CIVILE

Cass. civ., 29 febbraio 2016 n. 3917
Il praticante avvocato non è legittimato a esercitare il patrocinio nel giudizio di appello che si svolge dinanzi al tribunale in composizione monocratica nelle cause civili di competenza del giudice di pace.

Cass. civ., 22 febbraio 2016 n. 3386
La copia del provvedimento trasmessa a mezzo Pec dalla cancelleria del tribunale equivale all’originale e dunque può considerarsi copia autentica anche ai fini dell’impugnazione.

Cass. civ., 17 febbraio 2016 n. 3128
L’essersi costituiti in ‘studio associato’ da parte di più professionisti non comporta l’automatica legittimazione dell’associazione ad agire in giudizio per ottenere il pagamento di crediti professionali. In assenza della prova del conferimento del mandato professionale allo “studio”, infatti, le prestazioni devono ritenersi ancora riconducibili ai singoli professionisti che le hanno effettuate.

Cass. civ., 2 febbraio 2016 n. 2016
Nel rilascio della procura alla liti da parte di una pubblica amministrazione l’atto difensivo sottoscritto dall’avvocato sopperisce alla formale sottoscrizione del contratto di patrocinio, assicurando il rispetto dei requisiti di forma.

Cass. civ., 25 gennaio 2016 n. 1268
In tema di notifiche, la consegna dell’atto nelle mani del portiere assicura che il documento è arrivato al destinatario. Mentre il successivo invio della raccomandata costituisce una semplice ulteriore garanzia prevista dalle legge per impedire che possano verificarsi omissioni da parte del custode. Non è però necessaria alcuna prova dell’effettiva consegna della stessa al destinatario, dovendosi comunque dare per acquisita l’avvenuta notifica.

Cass. civ., 7 gennaio 2016 n. 75
Ai fini della decorrenza del termine lungo per il ricorso per Cassazione, di cui all’articolo 327 del Cpc, ove sulla sentenza siano state apposte due date, una di deposito, senza espressa specificazione che il documento contiene soltanto la minuta del provvedimento, e l’altra di pubblicazione, occorre avere riguardo, alla luce della decisione 3/2015 della Corte costituzionale, alla seconda annotazione, alla quale consegue l’effettiva pubblicità della sentenza con il compimento delle operazioni prescritte dall’articolo 133 del Cpc, quali misure volte a garantire la conoscibilità della decisione, essenziale per l’esercizio del diritto di difesa.

Cass. civ., 7 gennaio 2016 n. 67
Nulla da fare per il comune condannato a pagare delle somme a titolo di risarcimento danni da «occupazione acquisitiva» se ciò è avvenuto a causa di un errore del Ctu che ha localizzato i terreni in un posto diverso da quello dove in realtà sono. In questi casi non può esercitarsi l’azione revocatoria concessa quando la svista è del giudice, e chiarendo che se la sentenza è correttamente motivata non è esperibile neppure il rimedio di legittimità.

Cass. civ., 7 gennaio 2016 n. 65
In caso di decreto ingiuntivo emesso nei confronti di un’ambasciata straniera in relazione a crediti di lavoro, la questione di giurisdizione può essere validamente eccepita o rilevata solo in sede di opposizione a decreto ingiuntivo e non anche nell’opposizione a precetto, nell’ambito della quale assumono rilievo soltanto le questioni attinenti al diritto della creditrice di procedere all’esecuzione forzata sulla base di un titolo formalmente valido e in assenza di cause sopravvenute di inefficacia.

Cass. civ., 4 gennaio 2016 n. 21
Scatta il vizio di omessa pronuncia per il giudice, anche di appello, che dichiari illegittimo un licenziamento intimato per «giusta causa» senza verificare d’ufficio la possibilità di riqualificarlo come licenziamento «per giustificato motivo soggettivo».

DIRITTO E PROCEDURA PENALE

Cass. pen., 23 febbraio 2016 n. 7125
La revoca della sentenza di condanna irrevocabile per abolitio criminis ai sensi dell’articolo 2, comma 2, del Cp, conseguente alla perdita del carattere di illecito penale, non comporta il venir meno della natura di illecito civile del medesimo fatto, con la conseguenza che la sentenza non deve essere revocata relativamente alle statuizioni civili derivanti da reato, le quali continuano a costituire fonte di obbligazioni efficaci nei confronti della parte danneggiata; sicché se vi è stata costituzione di parte civile, con conseguente condanna al risarcimento dei danni a carico dell’imputato o del responsabile civile, questa statuizione resta ferma.

Cass. pen., 16 febbraio 2016 n. 6296
È illegittima la sentenza d’appello che, in riforma di quella assolutoria, affermi la responsabilità dell’imputato sulla base di una interpretazione alternativa, ma non maggiormente persuasiva, del medesimo compendio probatorio utilizzato nel primo grado di giudizio. Infatti, la radicale riforma, in appello, di una sentenza di assoluzione non può essere basata su valutazioni semplicemente diverse dello stesso compendio probatorio, qualificate da pari o persino minore razionalità e plausibilità rispetto a quelle sviluppate dalla sentenza di primo grado, ma deve fondare su elementi dotati di effettiva e scardinante efficacia persuasiva, in grado di vanificare ogni ragionevole dubbio immanente nella delineatasi situazione conflitto valutativo delle prove: ciò in quanto il giudizio di condanna presuppone la certezza processuale della colpevolezza, mentre l’assoluzione non presuppone la certezza dell’innocenza, bensì la semplice non certezza – e, dunque, anche il dubbio ragionevole – della colpevolezza.

Cass. pen., 15 febbraio 2016 n. 6118
È valida la notifica via Pec all’avvocato domiciliatario del decreto di citazione a giudizio diretto.

Cass. pen., 11 febbraio 2016 n. 5690
In caso di contestazione del reato di guida in stato di ebbrezza, anche se lo sforamento è minimo, nel caso di 0,02, qualora il Pm abbia chiesto il decreto penale di condanna, il Gip non ha alcun margine per assolvere l’imputato.

Cass. pen., 10 febbraio 2016 n. 5492
La regolarità formale della notifica, se non effettuata a mani del condannato, non può, di per sé sola, essere considerata prova dell’effettiva conoscenza dell’atto da parte del destinatario. Ricade, dunque, sul giudice l’onere di rinvenirne la prova negli atti e, comunque, di fare le verifiche necessarie ad accertare se il condannato abbia avuto effettiva conoscenza del procedimento ed abbia volontariamente rinunciato a comparire.

Cass. pen., 3 febbraio 2016 n. 4475
In tema di accertamento ematico utilizzabile per la dimostrazione del reato di guida sotto l’influenza dell’alcool, possono verificarsi due distinte situazioni a seconda che il prelievo ematico venga eseguito nell’ambito di un protocollo medico di pronto soccorso, anche ai fini della valutazione della necessità di adeguate cure farmacologiche, ovvero a mera richiesta della polizia giudiziaria qualora i sanitari abbiano ritenuto invece di non sottoporre il conducente a cure mediche e a prelievo ematico. Nel primo caso, l’acquisizione del risultato dall’accertamento ematico è prevista espressamente dalla legge (articolo 186, comma 5, del codice della strada) onde non è affatto necessario che l’interessato venga avvertito, a tutela del diritto di difesa, della facoltà di nominarsi un difensore, mentre un suo eventuale rifiuto al prelievo ematico, se informato previamente della finalità del prelievo medesimo, potrebbe condurre alla configurazione del reato di rifiuto di cui al comma 7 del citato articolo 186. Diversamente, nella seconda ipotesi (se cioè i sanitari abbiano ritenuto di non sottoporre il conducente a cure mediche e a prelievo ematico), la richiesta degli organi di polizia giudiziaria di effettuare l’analisi del tasso alcolemico per via ematica, in presenza di un dissenso espresso dell’interessato, è illegittima e, quindi, l’eventuale accertamento, comunque effettuato a mezzo del prelievo ematico da parte dei sanitari, sarebbe inutilizzabile ai fini della responsabilità per una delle ipotesi di reato previste dal comma 2 dell’articolo 186 del codice della strada.

Cass. pen., 3 febbraio 2016 n. 4404
Integra il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato di cui all’articolo 316-ter del Cp, la condotta del datore di lavoro che, mediante la fittizia esposizione di somme corrisposte al lavoratore a titolo di indennità per malattia, assegni familiari e cassa integrazione guadagni, ottiene dall’Inps il conguaglio di tali somme, in realtà non corrisposte, con quelle da lui dovute all’istituto previdenziale a titolo di contributi previdenziali e assistenziali, così percependo indebitamente dallo stesso istituto le corrispondenti erogazioni.

Cass. pen., 27 gennaio 2016 n. 3691
Impropriamente viene invocato il principio di irretroattività della legge penale (articolo 2 del Cp) in relazione a un reato, quale quello di autoriciclaggio (articolo 648-ter.1 del Cp,introdotto dalla legge 15 dicembre 2014 n. 186), nel quale soltanto il reato presupposto si assuma commesso in epoca antecedente l’entrata in vigore della norma incriminatrice, ma quando comunque lo stesso reato era già previsto come tale dalla legge, mentre l’elemento materiale del reato di cui all’articolo 648-ter.1 del Cp risulti comunque posto in essere successivamente all’introduzione della predetta normativa.

Cass. pen., 27 gennaio 2016 n. 3563
Il sequestro preventivo non può essere applicato alla società di comodo attraverso la quale il fallito continui a svolgere la propria attività imprenditoriale.

Cass. pen., 22 gennaio 2016 n. 3067
Il lavoro di pubblica utilità, previsto dagli articoli 186, comma 9-bis, e 187, comma 8-bis, del codice della strada, quale sanzione sostitutiva della pena detentiva e pecuniaria, può essere svolto anche prima del passaggio in giudicato della condanna alla stregua del richiamato dettato normativo, secondo cui, in riferimento all’eventuale revoca della sostituzione in caso di violazione degli obblighi connessi, è prevista la competenza del giudice che procede oltre che del giudice dell’esecuzione: per l’effetto, proprio la possibilità di revocare la sostituzione per decisione del giudice che procede presuppone che la sentenza non sia passata in giudicato.

Cass. pen., 21 gennaio 2016 n. 2702
In tema di estorsione, il giudizio in ordine alla effettiva idoneità coercitiva delle minacce è una valutazione di merito che deve tenere conto sia della consistenza oggettiva del comportamento, che della effettiva idoneità dello stesso a influire sulla volontà della vittima. Questo, ovviamente, a meno che il comportamento minatorio non sia di consistenza tale da avere un potenziale offensivo di tale oggettiva incidenza da rendere non rilevante la verifica dell’efficacia in concreto della minaccia, con conseguente ininfluenza dell’indice di resilienza soggettiva della vittima. Allorquando, invece, è necessario apprezzare e considerare l’idoneità soggettiva della minaccia a coartare la volontà della vittima occorre considerare anche lo stato di vulnerabilità di questa e gli indici di vulnerabilità rilevanti sono ricavabili con chiarezza dalle indicazioni della direttiva 2012/29/Ue, che agli articoli 22 e seguenti fornisce delle indicazioni agli Stati per assicurare una protezione adeguata alla vittima del reato, con specifico riguardo a quella che presenti profili di vulnerabilità, attraverso una valutazione da effettuare in relazione alle caratteristiche personali della vittima e alla natura e alle circostanze del reato. Ne deriva che più marcata è la vulnerabilità, maggiore è la potenzialità coercitiva di comportamenti anche velatamente – e non scopertamente – minacciosi

Cass. pen., 21 gennaio 2016 n. 2651
Il reato di cui all’articolo 270-bis del Cp è un reato di pericolo presunto, onde, se si dimostra l’esistenza di una struttura organizzativa con grado di effettività tale da rendere almeno possibile l’attuazione del programma criminale, e che giustifichi la valutazione legale di pericolosità, il reato associativo resta integrato, non essendo anche necessario che l’associazione si esprima attraverso la predisposizione di un programma di azioni terroristiche

Cass. pen., 21 gennaio 2016 n. 2544
In tema di responsabilità da reato dell’ente in conseguenza della commissione dei reati di omicidio colposo o di lesioni gravi o gravissime commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro (articolo 25-septies del decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231), ricorre il requisito dell’interesse dell’ente quando la persona fisica, pur non volendo il verificarsi dell’evento morte o lesioni del lavoratore, ha consapevolmente agito allo scopo di far conseguire un’utilità alla persona giuridica; ciò accade, ad esempio, quando la mancata adozione delle cautele antinfortunistiche risulti essere l’esito (non di una semplice sottovalutazione dei rischi o di una cattiva considerazione delle misure di prevenzione necessarie, ma) di una scelta finalisticamente orientata a risparmiare sui costi d’impresa: pur non volendo il verificarsi dell’infortunio in danno del lavoratore, l’autore del reato ha consapevolmente violato la normativa cautelare allo scopo di soddisfare un interesse dell’ente (ad esempio, far ottenere alla società un risparmio sui costi in materia di prevenzione). Ricorre, invece, il requisito del vantaggio per l’ente quando la persona fisica, agendo per conto dell’ente, anche in questo caso ovviamente non volendo il verificarsi dell’evento morte o lesioni del lavoratore, ha violato sistematicamente le norme prevenzionistiche e, dunque, ha realizzato una politica d’impresa disattenta alla materia della sicurezza sul lavoro, consentendo una riduzione dei costi e un contenimento della spesa con conseguente massimizzazione del profitto.

Cass. pen., 20 gennaio 2016 n. 2281
Truffa aggravata e abuso di ufficio per i dipendenti del Tar che – in assenza specifici poteri – stipulino convenzioni telefoniche con le compagnie sul mercato, in nome e per conto del tribunale.

Cass. pen., 18 gennaio 2016 n. 1856
No alla corresponsione degli interessi legali sulle somme corrisposte a titolo di equa riparazione per ingiusta detenzione in assenza di una formale e specifica richiesta della parte.

Cass. pen., 13 gennaio 2016 n. 1035
Quando il tasso alcolemico è triplo rispetto al consentito e si è messa a repentaglio la sicurezza di più persone, per la guida in stato di ebbrezza non può comunque esserci la non punibilità per tenuità del fatto.

Cass. pen., 13 gennaio 2016 n. 1022
La volontà degli assistiti di avvalersi esclusivamente dell’opera professionale del proprio avvocato, rifiutando di farsi assistere da un sostituto, non è una ragione sufficiente a giustificare il legittimo impedimento del legale a comparire in udienza.

Cass. pen., 7 gennaio 2016 n. 87
Il rilascio della concessione edilizia da parte di responsabili comunali – pur non sussistendo i requisiti normativi – non sempre legittima l’imputazione di abuso d’ufficio

Cass. pen., 5 gennaio 2016 n. 23
In mancanza di un accertamento strumentale del tasso alcolemico, benché – secondo un orientamento ancora presente in Cassazione – il giudice possa comunque decidere «in base alle sole circostanze sintomatiche riferite dagli agenti accertatori», la sopravvenuta depenalizzazione della guida in stato di ebbrezza entro il tasso soglia 0,50 g/l, «impone l’applicazione della normativa più favorevole» in tutti quei casi «in cui manchi una motivazione che renda evidente il superamento di tale soglia».

DIRITTO AMMINISTRATIVO

Consiglio di Stato, 29 febbraio 2016 n. 842
Le indennità concesse ai disabili non possono entrare nel reddito ai fini del calcolo dell’Isee.

Consiglio di Stato, 25 febbraio 2016 n. 765
Sussiste con riferimento all’obbligo di bonifica di terreno inquinato sia la responsabilità del proprietario del terreno sul quale siano depositati rifiuti, ai sensi del Dlgs 22/1997, articolo 14, comma 3, nel caso in cui il terreno sia oggetto di un rapporto di locazione, sia la responsabilità di qualunque soggetto che si trovi con l’area interessata in un rapporto, anche di mero fatto, tale da consentirgli – e per ciò stesso imporgli – di esercitare una funzione di protezione e custodia finalizzata a evitare che l’area medesima possa essere adibita a discarica abusiva di rifiuti nocivi per la salvaguardia dell’ambiente; pertanto, sia il proprietario locante, che colui che conduce in locazione possono risultare responsabili per l’inquinamento dei suoli. L’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi inquinati in ragione della presenza di rifiuti è trasmissibile agli eredi, trattandosi di obbligo di natura patrimoniale.

T.A.R. Reggio Calabria, 15 febbraio 2016 n. 244
Sussiste la giurisdizione del giudice amministrativo a conoscere della controversia relativa ad atto emanato da Poste Italiane Spa recante l’avviso di chiusura dell’Ufficio Postale di determinate località e la drastica riduzione dell’orario di apertura al pubblico di altro ufficio postale sulla base di una lettura ampia e in chiave oggettiva della nozione di servizio pubblico nonché, per analogia, sull’articolo 1 del Dlgs 198/2009, nel senso che l’attribuzione della giurisdizione (anche) su determinati profili inerenti la stessa erogazione del servizio (ad esempio la violazione di standard qualitativi o degli obblighi contenuti nelle carte di servizi) e che investono diritti soggettivi degli utenti (cosiddetta class action pubblica) non potrebbe, a maggior ragione, non attrarre nella giurisdizione amministrativa anche gli atti prodromici aventi natura organizzativa posti in essere dal concessionario del servizio; pertanto, la fattispecie in esame non è riconducibile a un mero rapporto di utenza, dal momento che la condotta di Poste Italiane riverbera effetti di carattere generale su un’intera popolazione locale, violando in tesi quegli obblighi di servizio universale che, per il diritto comunitario, gravano innanzi tutto sugli Stati, cui spetta adottare e far rispettare le misure occorrenti affinché le correlate prestazioni siano assicurate nel rispettivo territorio.

Consiglio di Stato, 15 febbraio 2016 n. 623
Nel giudizio elettorale la delimitazione del thema decidendum deve avvenire nel ricorso introduttivo, attraverso «l’indicazione tempestiva degli specifici vizi di cui sono affette le operazioni», con la conseguenza che non sono consentiti ampliamenti sulla base degli esiti degli incombenti istruttori disposti dal giudice in base alle censure originariamente formulate, e dunque mediante un utilizzo dei poteri di acquisizione probatoria in funzione esplorativa.

Consiglio di Stato, 15 febbraio 2016 n. 594
Il ricorso col quale si propone una azione di annullamento deve essere notificato, a pena di decadenza, ad almeno uno dei controinteressati entro i sessanta giorni e poi depositato, in trenta giorni, con la prova dell’avvenuta notifica; pertanto se ci sono controinteressati almeno uno di essi deve essere chiamato in giudizio prima del deposito dell’atto introduttivo e della instaurazione del processo, salva la facoltà di integrare dopo il contraddittorio nei confronti degli altri soggetti interessati a contraddire.

Consiglio di Stato, 8 febbraio 2016 n. 510
Deve essere riconosciuto carattere escludente non solo alle clausole del bando di gara d’appalto che concernono i requisiti di partecipazione in senso stretto ma anche a quelle che impongono, ai fini della partecipazione, oneri manifestamente incomprensibili o sproporzionati, ovvero che impediscono o rendono impossibile il calcolo di convenienza tecnico o economico, ovvero che prevedono condizioni negoziali eccessivamente onerose od obiettivamente non convenienti, ovvero ancora che contengono gravi carenze circa i dati essenziali per la formulazione dell’offerta, dovendo le altre clausole essere ritenute lesive e impugnate insieme con l’atto di approvazione della graduatoria definitiva che definisce la procedura e identifica in concreto il soggetto leso dal provvedimento, rendendo attuale e concreta la lesione della situazione soggettiva. In caso di clausola ritenuta illegittima, ma non impeditiva della partecipazione il concorrente non è ancora titolare di un interesse attuale all’impugnazione, poiché non sa ancora se l’astratta o potenziale illegittimità della clausola si risolverà in un esito negativo della sua partecipazione alla procedura di gara, e quindi in una effettiva lesione della situazione soggettiva che solo da tale esito può derivare.Sussiste l’onere di immediata impugnazione delle clausole di un bando di gara quando le stesse impediscono o rendono ingiustificatamente più difficoltosa per i concorrenti la partecipazione alla gara, così violando i principi cardine delle procedure a evidenza pubblica, tra cui quelli della concorrenza e della par condicio dei concorrenti.

T.A.R. Lazio., 15 febbraio 2016 n. 2019
Le certificazioni relative alla posizione delle ditte concorrenti alle pubbliche gare in materia di pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali, sono atti assistiti da pubblica fede, facenti prova fino a querela di falso e vincolano la stazione appaltante in quanto dichiarazioni di scienza; pertanto, il provvedimento di esclusione per irregolarità del Durc si configura quale atto dovuto, senza che sia necessaria una valutazione discrezionale da parte della stazione appaltante, né l’instaurazione di un contraddittorio con il candidato. Il provvedimento di incameramento della cauzione provvisoria è conseguenza automatica del provvedimento di esclusione dell’impresa concorrente dalla gara di appalto per accertato difetto dei requisiti generali previsti dall’articolo 38 del codice degli appalti in quanto la cauzione mira ad assicurare la serietà e l’attendibilità dell’offerta a garanzia dell’ampio patto di integrità cui si vincola chi partecipa alle gare pubbliche, rivestendo funzione sanzionatoria per i comportamenti che portano alla rottura di tale patto.

T.A.R. Campania., 12 gennaio 2016 n. 120
Ai fini della decorrenza del termine per l’impugnazione di un titolo abilitativo rilasciato a terzi, l’effettiva, piena conoscenza dell’atto viene collegata in linea di massima al momento in cui la nuova costruzione rivela in modo certo e univoco le essenziali caratteristiche dell’opera, potendo la piena conoscenza essere stata acquisita anche aliunde, in un momento antecedente, purché sussistano una serie di circostanze, indizi e riscontri idonei a confortare la suddetta conoscenza; pertanto il vicino che intenda avversare un intervento edilizio ha il preciso onere di attivarsi tempestivamente secondo i canoni di buona fede in senso oggettivo, senza differire colposamente o comunque senza valida ragione l’impugnativa del relativo titolo alla fine dei lavori, quando ciò non sia oggettivamente necessario ai fini ricorsuali; e ciò, tenuto conto anche del fatto che resta in ogni caso salva la possibilità per il ricorrente di proporre eventuali motivi aggiunti, a seguito di una successiva e più approfondita analisi di tutta la documentazione rilevante ai fini della causa.

DIRITTO TRIBUTARIO

Cass. civ., 15 gennaio 2016 n. 573
L’avvocato non paga l’Irap se il rapporto con i collaboratori ha carattere «sporadico» e gli importi sono esigui.

Cass. civ., 13 gennaio 2016 n. 360
Il medico ospedaliero che svolge attività libero professionale intra moenia presso l’Asl non è tenuto a corrispondere in prima persona l’Irap. Il tributo, infatti, è di esclusiva competenza dell’azienda sanitaria.

DIRITTO INTERNAZIONALE E COMUNITARIO

Corte UE, 19 febbraio 2016 n. C49-2014
Il giudice deve potere rilevare la presenza di una eventuale clausola vessatoria ai danni del consumatore anche in fase esecutiva, non ostando neppure l’autorità di cosa giudicata del titolo esecutivo.

Corte UE, 15 febbraio 2016 n. C601-2015
Motivi di sicurezza nazionale o di ordine pubblico consentono di applicare anche ad un richiedente asilo la misura del “trattenimento”.

Corte UE, 28 gennaio 2016 n. C50-2014
Sì all’affidamento diretto alle associazioni di volontariato dei servizi di trasporto sanitario pubblico in cambio di un rimborso spese.